«Un comune unico per le Valli del Natisone»

 
 
La trasformazione delle Comunità montane in Unioni dei comuni montani va a rilento. Il disegno di legge della Giunta regionale è ancora all'esame della competente commissione del Consiglio regionale. L'iter non è agevole a causa delle perplessità della Lega Nord (i suoi due assessori in Giunta si sono astenuti sul provvedimento) e delle opposizioni. Secondo le due principali organizzazioni della minoranza, Sso e Skgz, ricevute in audizione dalla commissione, il nuovo ordinamento degli enti locali montani rischia di essere penalizzante per la comunità slovena e per questo in contrasto con tutta una serie di norme statali e internazionali.
«Mi sembra che la Regione stia prendendo tempo, perché seriamente in difficoltà», evidenzia anche il sindaco di San Pietro al Natisone, Tiziano Manzini, che abbiamo interpellato sulla questione.
Signor sindaco, qual è la sua posizione sulla riforma che sta venendo avanti?
«Sono due anni che seguo la questione. Con la nuova proposta è migliorato qualcosa, ma ci sono ancora molte modifiche da fare. I legislatori per primi non hanno le idee chiare e nel caso in cui le abbiano, esse vanno a discapito dei comuni più piccoli. Sarebbe fondamentale, quindi, stabilire un rapporto di correttezza e reciproco aiuto, perché il rischio maggiore è che il comune grande inglobi quello più piccolo. Quando c'era l'unione dei comuni di San Pietro, Pulfero e Savogna non avevo nulla in contrario a proseguire questo percorso, ma la legge prevedeva quale passo successivo la fusione. I miei colleghi si sono opposti. Io ero per un'unico comune, ma non potevo prevaricare il volere degli altri».
Quest'Unione ora proposta è un po' un ritorno alla vecchia Comunità montana, in quanto aggregazione dei comuni delle Valli, più Cividale, Torreano e Prepotto.
«È fondamentale fornire dei servizi nei comuni piccoli, altrimenti, per come sono messi adesso, non è possibile realizzare alcun progetto. È chiaro che alcuni servizi di valenza comunale dovranno essere progettati insieme. Sta a noi sindaci decidere quali. Io ho già detto ai miei colleghi che dobbiamo incontrarci per parlare dello statuto della futura Unione, perché quando la legge sarà approvata in Regione non ci sarà tempo sufficiente per decidere con calma. Dobbiamo individuare addesso cosa mettere in primo piano».
Come hanno reagito i suoi colleghi a questa sua proposta?
«Vogliono aspettare che venga approvata la legge, ma insisto nel dire che quando questo succederà sarà troppo tardi. Il documento, che noi sindaci di centrodestra abbiamo presentato la scorsa estate al presidente Tondo per costituire un'associazione intercomunale con Cividale, non era la rinuncia all'autonomia, ma un messaggio alla Regione per dire che la direzione in cui si stava muovendo non ci andava bene. Il legislatore deve capire che abbiamo bisogno di servizi, non di strutture burocratiche».
Uno dei punti critici della nuova legge regionale è l'introduzione del voto ponderale. Il sindaco di Taipana, ad esempio, dice che questo vuol dire uccidere le realtà più piccole, lei cosa ne pensa?
«Il disegno di legge considera l'intero territorio regionale, e non può essere diversamente. Dal nostro punto di vista ha le sue lacune. Le Valli, se messe insieme a Cividale, con il sistema del voto ponderale non conterebbero nulla. È chiaro che sarà necessario trovare dei correttivi. Sta girando tra gli amministratori un documento che riguarda la montanità e il voto ponderale. Ha l'handicap di venire considerato dai miei colleghi come documento delle minoranze consiliari. Mai io ritengo importante che alla Regione giungano queste proposte».
Il confronto è sempre utile…
«Noto un po' di disinteresse da parte degli amministratori locali per quanto riguarda la gestione sovracomunale del territorio. Riconosco, però, che per un sindaco è eccessivamente impegnativo occuparsi anche di quella dimensione. Nella Comunità o Unione futura non dovrebbe essere il primo cittadino ad occuparsi di questo, bensì una persona da lui delegata».
Il disegno di legge prevede l'impegno dei sindaci…
«È vero, ma più volte in passato abbiamo sostenuto che in Comunità montana ci dovesse andare un assessore o una persona di fiducia delegata dal sindaco. Oppure…».
Oppure?
«Meglio ancora se ci fosse l'elezione diretta a suffragio universale degli organi. È stata introdotta in Trentino e potrebbe essere una buona soluzione anche da noi».
Del resto anche da parte di Cividale ci sono perplessità nell'assumersi l'impegno di guidare la futura Unione dei comuni montani.
«Di fatto, spetterebbe a Cividale dare ai comuni delle Valli gli strumenti per farli funzionare. Se si tiene in considerazione questo, è anche naturale pensare che vogliano contare di più attraverso il sistema del voto ponderale. Ma questo è un punto molto delicato».
Da molte parti si chiede alla Regione di riconsiderarei criteri per definire un territorio montano.
«In effetti vanno rivisti. L'assessore Garlatti aveva promesso di prendere in mano la questione, ma non abbiamo ancora avuto risposta. Adesso come adesso, viene definito “comune di montagna” anche Cividale, cosa che non è assolutamente corretta».
La situazione è intricata. Come uscirne?
«Facendo un comune unico per le Valli del Natisone. Così avremmo anche un numero adeguato di dipendenti per farlo funzionare e potrebbe partecipare a unioni o altre forme di collegamento. Servirebbe pure per mandare avanti i progetti transfrontalieri».
In effetti ora i comuni dell'alto Isonzo preferiscono rapportarsi con Cividale, Tracento e Tarvisio.
«Certo perché Bovec, Kobarid e Tolmin sono vasti e popolosi. Noi singolarmente siamo troppo piccoli e non attrezzati per poter dialogare alla pari. La cultura è importante, ma va sottolineato che i progetti europei riguardano in primo luogo la sfera economica».
Nel comune unico, però, c'è il rischio che i territori più marginali vengano ulteriormente discriminati: dal fondovalle.
«Vero. Tuttavia il comune unico delle Valli del Natisone è l'unica strada praticabile. Teniamo conto anche del fatto che c'è difficoltà a trovare gli amministratori per tutte le realtà».

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