La bozza di riforma degli enti locali, quella che dovrebbe portare alla costituzione di 17 unioni di Comuni, non è stata ancora varata dalla Giunta regionale, ma il dibattito si infiamma. «Non ho avuto la possibilità di leggere il testo, ma sulla base delle anticipazioni date dalla stampa, su questa riforma sono molto scettico», afferma il consigliere regionale Giuseppe Sibau, che a Trieste siede nei banchi dell’opposizione, nel gruppo di Autonomia responsabile.
Consigliere, cosa non le piace?
«L’idea di mettere tutti i Comuni delle Valli in un ambito con a capo Cividale mi lascia perplesso. Quando si mettono tanti comuni piccoli con uno molto più forte, quello comanda».
Quale unione le piacerebbe?
«Un ambito territoriale ottimale tra i comuni che hanno più o meno le stesse caratteristiche. Potrebbe andare bene mettere insieme le valli del Natisone e del Torre, dunque solo comuni montani, anche per programmare una politica di sostegno nei confronti di un territorio che è il più debole del Friuli Venezia Giulia. Metterci insieme a Cividale, a Premariacco e altri comuni della pianura ci penalizzerebbe ulteriormente».
Valli del Natisone e del Torre insieme senza Cividale e Tarcento?
«Sì. Potrebbe essere un ambito con i comuni che dovevano fare parte delle due Unioni montane mai nate. Certo non si raggiungerebbe il numero di abitanti prefigurato da Panontin, ma penso che la montagna meriti un ragionamento diverso. Come avviene per gli istituti scolastici comprensivi, bisogna stabilire dei numeri specifici per i territori montani. Altrimenti la riforma non funziona».
L’ambito che lei propone coincide grossomodo con il territorio di lingua e cultura slovene. Il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec, sostiene che la legge statale di tutela prefigura una soluzione del genere…
«Sì, potrebbe andar bene anche questo. Valli del Natisone più Valli del Torre, magari con Prepotto e Torreano».
I sindaci delle Valli come la pensano?
«Non abbiamo ancora affrontato seriamente la questione, anche perché finora non c’è una proposta chiara della Giunta regionale. Da ciò che ho sentito da alcuni, anche tra i primi cittadini c’è perplessità su ambiti così grandi. Speriamo che Panontin sia disponibile a modifiche».
Il capogruppo del Pd, Cristiano Shaurli, al Dom ha detto che la riforma non sarà calata dall’alto, ma che saranno i Comuni ad avere l’ultima parola…
«Io la penso diversamente. L’esperienza, anche recente, dimostra che se sono i Comuni a decidere non si arriva a una conclusione. Per le Unioni montane Tondo aveva dato facoltà di decidere sugli statuti, così siamo stati a girarci e rigirarci sopra per un anno e mezzo. Alla fine non siamo riusciti a fare niente. Quindi certi paletti vanno calati dall’alto. Se chiederanno ai Comuni se vogliono entrare o meno nell’unione non arriveranno da nessuna parte. Secondo me, una volta stabiliti i criteri, devono imporlo. Sennò passeranno anni senza arrivare a niente. Però…».
Però?
«Sono convinto di una cosa. Rispetto al predecessore Tondo, la presidente Serracchiani è molto più decisionista, impone. Se l’assessore non raggiunge il risultato desiderato entro il tempo stabilito, questo poi ne risponde. È diventata molto renziana. Perciò penso che questa volta alla riforma si arriverà davvero».
Desnosredinski deželni svetnik Giuseppe Sibau v pogovoru z Domom govori o reformi krajevnih uprav. Sibau se ne strinja z upravnim zemljevidom, ki ga je narisal deželni odbornik Panontin, in predlaga samostojno upravno enoto za Benečjio, ki naj bi zaobjemala Nediške in Terske doline brez Čedada in Čente. Sibau se strinja s podpredsednikom deželnega sveta Igorjem Gabrovcem, ko se ta sklicuje na zaščitni zakon za Slovence v Italiji, ki navaja, da mora vsaka sprememba krajevnih uprav upoštevati tudi potrebe slovenske manjšine.