Ancora un pasticcio dell'amministrazione comunale di Savogna. Questa volta riguarda la collocazione dei cartelli toponomastici bilingui, che devono essere installati per legge. Il comune, infatti, rientra nell'elenco di quelli in cui si applicano le leggi di tutela statali e regionali per la minoranza slovena e in cui il bilinguismo, in virtù di un decreto del presidente della Regione, deve essere «visibile».
È lo stesso sindaco, Marisa Loszach, a informare di essere in ritardo nell'adempimento delle leggi e del termine del 30 settembre 2009 per l'installazione dei nuovi cartelli concordato con la Regione. «A causa di questa scadenza così ravvicinata e dovendo fronteggiare problemi urgentissimi di carattere tecnico-funzionale (scioglimento unione dei comuni, segretario, ragioneria, personale operaio e quindi pulizia delle strade, ordinanza taglio piante, sfalci, contratti sgombero neve, rifiuti ingombranti, ecc.) anch'io ho dovuto chiedere un'ulteriore proroga, che scade il prossimo 15 ottobre», è la poco convincente giustificazione del primo cittadino in una lettera indirizzata a tutti i cittadini lo scorso 4 ottobre per annunciare la collocazione della toponomastica bilingue entro il 15 ottobre.
«La realizzazione di queste tabelle è frutto, pertanto, di un lungo lavoro fatto di grande responsabilità, senza fare né piaceri, né dispetti, né favorire, né privare nessuno dei propri diritti, applicando alla lettera quanto la Costituzione mi ordina e che è un mio dovere attuare», scrive Marisa Loszach, scordando di informare che alcuni mesi fa — come ha rivelato «Dom» — ha tentato di evitare la realizzazione e l'apposizione dei nuovi cartelli chiedendo alla Regione di dirottare il contributo finanziario ricevuto su tabelloni turistici con messaggi di benvenuto in più lingue.
Altro che «lavoro di grande responsabilità», rispetto dei diritti e delle leggi. Il sindaco i cartelli bilingui non li voleva proprio! E non potendo evitarli, ha pensato di storpiare i nomi dei paesi, quelli da sempre usati dagli abitanti, scrivendoli in una grafia priva di ogni base scientifica. «Sauodgna» invece di «Sauodnja», «Starmiza» invece di «Starmica», «Losaz» invece di «Ložac» e così via. Questo con una semplice delibera di giunta.
Per fortuna le autorità preposte, cioè Regione e Comitato paritetico, allertati dall'opposizione, hanno fatto sapere che quei cartelli dalla fantasiosa grafia non saranno accettati, perché non corrispondono alle norme di legge, in quanto si tratta di toponimi sloveni e secondo la grafia slovena devono essere scritti. Del resto, il criterio è stato adottato da tutti i comuni delle valli del Natisone e del Torre che hanno preferito la denominazione locale a quella letteraria — ad esempio «Špietar» anziché «Špeter» o «Podbuniesac» anziché «Podbonesec» — scrivendola però correttamente. Lo stesso ha fatto la Provincia di Udine per i cartelli di sua competenza. E non avrebbe potuto essere diversamente, in quanto si sono avvalsi della consulenza di veri esperti di toponomastica.
Cosa succederà? Di certo la Regione non erogherà il contributo per delle tabelle non a norma, per cui il Comune — se perseverasse nell'errore o se fossero già state realizzate — dovrebbe pagarle con fondi propri, distraendoli da altri interventi. E, naturalmente, sarebbe costretto a installare anche i cartelli nella corretta grafia slovena.
Sarebbe un'ingiustificabile penalizzazione per i cittadini. Come lo è stata la rinuncia al contributo di 40 mila euro per lavori pubblici che sarebbe stato erogato dalla Comunità montana attingendo ai fondi della legge statale di tutela della minoranza slovena.
Davvero strano, allora, il modo dell'amministrazione di Savogna di perseguire l'interesse comune. Non a caso più di qualcuno pensa sia giusto che il danno — gli eventuali 10 mila euro per i cartelli e i 40 mila euro del contributo non richiesto — fosse risarcito dalla giunta comunale. I suoi componenti dovrebbero sborsare oltre sedicimila euro a testa. E sarebbe un vero gesto di responsabilità.