«Si ritiene che il complesso della Caserma L. Sbaiz, […] costituisca un riferimento significativo e stringente ad alcune pagine fra le più drammatiche della storia del nostro Paese, in quanto testimonianza di eventi la cui memoria va conservata e trasmessa al futuro. Per questi motivi si ritiene che il complesso della Caserma “Luigi Sbaiz”, nel suo nucleo storico, con particolare riferimento agli edifici in questa sede descritti, rivesta un notevole interesse culturale e dunque sia degno di particolare tutela, secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42». È il succo della corposa relazione allegata al decreto di vincolo emesso dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli – Venezia Giulia, il 29 gennaio. Così viene salvata la memoria del campo di concentramento fascista di Visco (Udine), che dal febbraio al settembre del 1943 vide rinchiusi dietro il filo spinato 3.500-4.000 sloveni e croati (anche vecchi donne e bambini)
Significa che circa 68 mila mq, su 117 mila, più di metà delle ex caserme, in funzione dal 1947 al 1996, il cuore logistico dell’ex campo di concentramento, sono sottoposti a tutele, per le quali sarebbe ragionevole una valorizzazione che contemperi necessità di memoria dell’ospedale 0.35 della Croce Rossa Italiana (1000 posti letto, in un primo tempo in tenda, il più grande d’Italia nel suo genere), che vi fu ospitato dal 1915 al 1917; del campo profughi del Piave (gli venne dietro dal 1917 al 1923), del campo di concentramento per Jugoslavi (febbraio-settembre 1943).
Il decreto è giunto in municipio il 4 febbraio, e viene incontro a una serie di richieste e auspici espressi da intellettuali (tra essi il candidato al premio Nobel per la letteratura, prof. Boris Pahor), personaggi politici italiani e stranieri, tanto da muovere l’interesse di grandi riviste e giornali in Italia e all’estero. Soddisfazione per la buona notizia (è l’unico campo fascista in Italia sostanzialmente integro nella sua parte logistica) è stata espressa, tra gli altri, dal direttore della Scuola normale di Pisa, prof. Salvatore Settis e dal corrispondente del “Corriere della Sera” a Gerusalemme, dott. Francesco Battistini.
«Se oggi possiamo parlare di valorizzazione storica e museale del campo di concentramento di Visco — sottolinea il consigliere del Pd-Slovenska skupnost, Igor Gabrovec — lo dobbiamo sopratutto alla caparbia insistenza di Ferruccio Tassin, che in tutti questi anni si è dedicato anima e corpo a sostenere la necessità di elevare i ruderi dell'ex caserma a monumento di valenza nazionale. Innumerevoli sono, infatti, i suoi interventi sulla stampa, il coinvolgimento di politici e intelettuali, i richiami alle autorità slovene e non da ultimo il pressing pressoché costante sull'Amministrazione comunale di Visco».
«Il riconoscimento storico del ex campo di concentramento di Visco — conclude Gabrovec — resta comunque solo il primo passo verso la sua effettiva trasformazione in struttura museale da dedicare sopratutto all'informazione e all'educazione delle giovani generazioni».