La Valcanale è una valle relativamente grande e non sempre gli abitanti di ogni paese conoscono a sufficienza la storia e le specificità delle località circostanti. Fusine in Valromana, in quella che oggi conosciamo come Valcanale, rappresenta un’acquisizione che l’Italia ha ricevuto a seguito dei trattati di Saint Germain en Laye (1919) e Rapallo (1920), solo all’indomani della prima guerra mondiale.
Fino ad allora il Comune di Weissenfels/ Bela Peč aveva per secoli fatto parte, in seno all’Austria-Ungheria, della regione della Kranjska, a differenza del ramo principale della Valcanale, che aveva fatto parte della Carinzia. Anche per questo i legami col vicino paese di Rateče, appena oltre l’odierno confine con la Slovenia, sono sempre stati costanti, soprattutto nella zona a ridosso di Fusine Laghi/ Pri Jalnu, che è la più vicina al valico con la Slovenia di Rateče. In questa zona si intrecciano molte storie familiari transfrontaliere; molte i terreni prativi, poi, sono di proprietà del Consorzio agrario di Rateče, che li ha conservati malgrado lo spostamento, nei decenni, dei confini. Malgrado oggi si trovino, quindi, in territorio italiano.
A parlare di queste e molte altre curiosità sulle relazioni tra gli alpeggi nella zona dei Laghi di Fusine e il paese di Rateče, sul mantenimento dello sloveno locale tra gli abitanti della zona e sulle dinamiche generate dagli ultimi due conflitti mondiali è stata, nel corso della passeggiata introduttiva alla tappa valcanalese del progetto eforeurope.eu, Ksenija Jelen, che ha anche accennato all’assegnazione della zona all’Italia e alla scomparsa della ferrovia. Organizzata nell’ambito della manifestazione Vicino lontano, col sostegno di Gorizia-Nova Gorica Capitale europea della cultura 2025 e della Regione Friuli-Venezia Giulia, la tappa del progetto a Fusine ha visto il supporto del Comune, con la presenza del sindaco, Renzo Zanette, e della famiglia Jalen-Jelen, attivamente coinvolta.
L’evento ha richiamato a Fusine un nutrito gruppo di visitatori, che si sono trattenuti anche al successivo dibattito sotto l’essicatoio da fieno, dal titolo »Il corpo che cammina« con Angelo Floramo, Špela Ledinek Lozej e Emil Krištof e moderato da Anton Špacapan Vončina. La serata si è conclusa con lo spettacolo teatrale riproposto in ogni tappa del progetto eforeurope.eu, «Sui sentieri per l’Europa». (Luciano Lister)