Alle note d’archivio delle puntate precedenti seguono numerose altre, risalenti alla fine del 1700 e tutto il 1800 riguardanti le chiese dipendenti dal Vicariato slavo di Torlano. In particolare riferiscono della costruzione, riparazione e ampliamento delle chiese, della loro erezione a «sacramentali», della costruzione di campanili e battisteri, della benedizioni di Via crucis e cimiteri…
Al termine Tarcisio Venuti riporta un «Pro memoria» riguardante la parrocchia di Torlano, stilato dal parroco di Nimis, mons. Beniamino Alessio, il 23 novembre 1951.
«1° – La Parrocchia di Torlano, frazione del Comune di Nimis, si trova allo sbocco del Cornappo nella pianura, ed è il primo paese latino, perché tutte le frazioni che sorgono ai suoi fianchi, e più a nord nella regione montana, parlano una lingua slovena mista.
2° – Torlano conta 700 abitanti di cui 25% sono emigranti temporanei, non bastando il territorio ristretto al mantenimento della popolazione.
3° – Durante l’ultima guerra Torlano fu soggetto a bombardamenti germanici che demolirono parecchie abitazioni e colpirono anche la casa canonica.
Il 25 agosto 1944 venne consumato a Torlano uno dei più esecrandi e barbari eccidi che registri l’ultima guerra. Trentacinque persone, inermi e innocenti, sospette di aver favorito i partigiani, vennero mitragliate a bruciapelo. I loro corpi, cosparsi di paglia e benzina, vennero orrendamente bruciacchiati. Tra le vittime erano ben dodici bambini.
4° – La frazione, scarsa di terreno arativo, non è in grado da sola di provvedere al sostentamento del Parroco che d’altronde è necessario per l’assistenza spirituale e civile del Paese, lontano quattro chilometri dal Capoluogo e, circa dodici chilometri in linea d’aria, dal confine jugoslavo (ora sloveno), e anche perché una forte pressione estremista cerca di corrodere e di scompaginare con tutti i mezzi ogni tessuto di fede e di italianità».
Per concludere. Alla citata testificazione di mons. Alessio, evochiamo quella del pievano Candolini, del 12 settembre 1864, che prevedeva la fine del Vicariato slavo ridotto solo al paese di Torlano. Il pievano Candolini, allora, scrisse alla Curia udinese che fermo restando il decreto 7 maggio 1858, che procurò la rinuncia dello Zuanella al Vicariato di Torlano, si aggiunga che nella vacanza del Vicariato le chiavi siano consegnate al pievano. Avverte che il Comelli-Venzon fa male a combattere il pievano e coll’esacerbare gli Schiavi. Il Vicariato cadrà, o resterà solo per Torlano. A questa condizione il Comelli ha ridotto il Vicariato coi consigli dello Zuanella e del Guion (Curia arciv.). Il 9 giugno 1914, la Chiesa di Torlano venne eretta in vicaria curata.