«Ricordiamo i martiri del nostro Risorgimento e della Resistenza, ma ricordiamo anche quei tedeschi, sloveni e croati di cittadinanza italiana, non solo comunisti ma ferventi cattolici che il regime borghese del primo dopoguerra e poi il regime post-fascista hanno tentato di privare della loro identità, lingua e cultura e che furono salvati soltanto dal coraggio e dalla sapienza dell’episcopato e del clero cattolico della loro cultura.
È bene che in questa occasione ricordiamo anche gli infoibati, le cui fosse io per primo, dopo oltre trent’anni di Repubblica, onorai, ma ricordando che la metà di coloro che in esse furono straziati erano sloveni cattolici».
Sono queste le soprendenti (per un politico italiano, s’intende) affermazioni contenute in una lettera che il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, deceduto di recente, inviò a Roberto Sasco, capogruppo Udc nel consiglio comunale di Trieste, in riferimento alle celebrazioni per il 150° dell’unità d’Italia.
Nella lettera Francesco Cossiga ribadisce che «l’affermazione dell’identità nazionale non deve peraltro andare disgiunta dal pieno rispetto sia di quelli che sono in vita, sia di quelli che sono morti, cittadini italiani in forza di leggi e Trattati che, dopo l’occupazione militare conseguente a guerre disastrose, ne hanno deciso l’annessione al nostro Paese. La minoranza tedesca del Tirolo del Sud, la minoranza tedesca dell’enclave di Tarvisio e le forti minoranze slovene, goriziane e triestine, tutte minoranze che durante il fascismo sono state duramente perseguitate».
Il presidente emerito della Repubblica conclude la sua missiva al consigliere Roberto Sasco augurandosi «che le celebrazioni dell’unità d’Italia siano prive di qualsiasi spirito di revanscismo, o peggio, di razzismo nazionalista».
Ricordiamo che il presidente Cossiga è stato il primo capo di stato estero a visitare la Slovenia dopo la proclamazione dell’indipendenza. Lo fece il 3 novembre 1991, quando ha varcato a piedi, in compagnia del presidente della regione Friuli — Venezia Giulia, Adriano Biasutti, il valico di San Gabriele che collega Gorizia e Nova Gorica, accolto dal p¢residente sloveno, Milan Kučan, e dal premier, Lojze Peterle.
«Il mio — ebbe a dire Cossiga — è un atto di pace verso un popolo ed una nazione che ha cercato e cerca di darsi con grande fatica una dignità di repubblica indipendente».