Comuni alla prova delle Unioni_O Unijah imajo besedo občine

Shaurli webSotto il profilo politico-amministrativo, il 2015 sarà in Friuli Venezia Giulia l’anno dell’attuazione della riforma delle autonomie locali, approvata dal Consiglio regionale il 26 novembre. Ne abbiamo parlato con Cristiano Shaurli, capogruppo del Partito democratico. Consigliere, è soddisfatto del risultato? «Il mio è un giudizio estremamente positivo, e non solo per il fatto che la riforma servisse, fosse attesa da anni e in ritardo rispetto ad altre Regioni, anche a statuto ordinario, che sugli enti locali sono intervenute prima di noi. La legge che abbiamo approvato responsabilizza molto le amministrazioni locali nelle scelte e nelle prospettive. Riproporre il testo Del Rio in una Regione con un milione e duecentomila abitanti sarebbe stata poco coraggioso. Noi superiamo completamente le Province, articolando il nostro territorio solo tra Regione e Comuni». Ora questa la legge è alla prova dell’attuazione. Riuscirà a superarla? «Quella che ci aspetta è la parte più difficile, sia tecnicamente, sia politicamente. Sotto il profilo tecnico, in considerazione anche dell’esperienza della mai terminata riforma delle Comunità montane, la Regione, in collaborazione con l’Associazione dei comuni e il Consiglio delle autonomie locali, deve fornire una straordinaria opera di accompagnamento alle amministrazioni comunali, aiutandole nei percorsi da mettere in campo». E sotto il profilo politico? «C’è da vincere una sfida culturale. Gli amministratori locali devono capire che la Regione, non intraprendendo la strada delle fusioni obbligatorie, ha in sostanza deciso di tenere i Comuni, ma ora nelle Unioni deve esserci non solo l’ambizione di mettere in comune i servizi, il che sarebbe veramente insufficiente rispetto la normativa, ma anche l’impegno di una nuova idea di sviluppo per territori omogenei. Soprattutto è necessario rifuggire una pericolosa tentazione di piccolo cabotaggio». Quale? «Quella di ragionare in termini di quanto un Comune peserà nell’Unione, di quanti voti porterà, se conterà di più o di meno, quando la vera sfida sta nel dare risposte efficaci ai cittadini». Per il territorio della Slavia/Benečija, del quale anche lei è in un certo senso espressione, quale percorso si prefigura? «Le possibilità sono due. La legge prevede come punto di partenza gli ambiti socio-assistenziali. Non è stata una scelta dirigistica, ma semplicemente il riconoscimento di un’esperienza ormai ventennale, che ha funzionato e dalla quale nessun sindaco si sognerebbe di tornare indietro. Perché è il più efficace esempio di servizi messi in comune. È chiaro anche che non tutti gli ambiti hanno una fortissima omogeneità territoriale». Qual è, allora, l’altra possibilità? «Dipende moltissimo dai nostri amministratori locali, che sono chiamati a non pensare tanto al loro peso ponderale nelle Unioni, quanto all’ipotesi migliore per i loro cittadini. Dunque, o si parte dagli ambiti, apportando le necessarie modifiche, o si prefigurano altre geografie, che possono ricalcare le Comunità montane o riconoscere le peculiarità linguistiche dei territori. Però…». Però? «Mi permetto di dire che pensare alla seconda ipotesi con il desiderio di tenere fuori Cividale e Tarcento, perché sono troppo grandi, sarebbe secondo me sbagliato e profondamente contraddittorio rispetto alla norma. Eppoi Cividale è tra i 32 Comuni nei quali la minoranza slovena è riconosciuta. Dirò di più, se mi si passa la battuta…» (Il testo integrale dell’intervista nell’edizione cartacea del Dom)

V pogovoru za Dom je načelnik Demokratske stranke v Deželnem svetu Furlanije Julijske krajine Cristiano Shaurli ocenil pravkar sprejeto reformo lokalne samouprave in podal svoje mnenje o nastajanju medobčinskih združenj (unij).

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