17 milijonov evrov za Benečijo
17 milioni di euro per la Slavia
Mettere al centro la gente della montagna, sia nella selezione delle priorità da perseguire sia poi nella gestione dei servizi. In qualità di neo eletto comune capofila dell’area Natisone e Torre della Strategia nazionale per le aree interne, il sindaco di Stregna, Luca Postregna, ha le idee chiare su quali dovranno essere le modalità di procedere. Innanzitutto una procedura di reale partecipazione e coinvolgimento della popolazione nella scelta delle priorità da perseguire. E poi la creazione di una “cooperativa di comunità” per gestire i servizi in ambito sanitario, dei trasporti e dell’istruzione che verranno individuati, per stimolare l’imprenditorialità e il protagonismo dei residenti e tenere sotto controllo la qualità e l’efficacia degli interventi.
Sindaco Postregna, i voti dei sindaci della comunità di montagna Torre Natisone si sono divisi, polarizzandosi tra Stregna e Taipana. Si è riproposta una contrapposizione tra vallate?
«Assolutamente no. Tra sindaci ci eravamo già confrontati in modo assembleare più volte, anche con il servizio regionale competente, e la mia candidatura aveva già ricevuto l’appoggio di alcuni sindaci delle Valli del Torre. Abbiamo atteso che si svolgessero le elezioni comunali e alla prima occasione si è messo ai voti questo adempimento. Il presidente Steccati ha verificato la disponibilità dei sindaci a candidarsi: è emersa la mia candidatura e quella del sindaco di Taipana, Alan Cecutti. Il voto era segreto, ma se si fanno i conti, anche considerando le assenze, si vede che ho avuto un appoggio trasversale anche dalle Valli del Torre. La matematica non mente. L’esito mi pare auspicabile e corretto, anche perché i comuni candidabili a fare da capofila, cioè quelli più periferici dell’area, erano in maggior parte delle Valli del Natisone».
Finalmente la Benecia è stata inserita nella strategia per le aree interne. Cosa significa concretamente questa opportunità?
«Anche se, in termini di spopolamento e di statistiche economiche, siamo il territorio più vocato, fino ad oggi c’erano solo tre aree interne: le Dolomiti Friulane, la Carnia e la Valcanale. La Regione aveva promosso dal 2015 in poi anche da noi altri progetti con la stessa logica, per riequilibrare la situazione tra i territori, ma erano di importi assolutamente inferiori. Ora finalmente siamo dentro a pieno titolo: ciò significa che arriveranno 4 milioni di euro ministeriali per progetti nell’ambito di sanità, istruzione e trasporti e altri 13 milioni circa di fondi europei gestiti dalla Regione per strategie di sviluppo economico. Dobbiamo risolvere prima una “grana” procedurale: nella strategia per le aree interne è incluso anche il Comune di Prepotto, che ha scelto di andare nella Comunità del Friuli Orientale. Uno dei prerequisiti richiesti dalla strategia per le aree interne è che i comuni coinvolti condividano a livello sovracomunale lo svolgimento di almeno due servizi. Su questo già la settimana prossima si svolgerà una concertazione con la Regione e il Comune di Prepotto per risolvere la questione».
Poi si inizierà a mettere i ferri in acqua. Che iter è previsto?
«Bisogna identificare innanzitutto le priorità da seguire. Le norme prevedono che si debba effettuare un processo partecipativo e io credo che debba essere un coinvolgimento reale e non fittizio della popolazione, come purtroppo è avvenuto spesso in passato. Tra circa un mese dovrebbe esserci il decollo di questo processo, con una serie di incontri sul territorio per far emergere le esigenze della popolazione. La Regione ha già individuato una società specializzata che metterà a disposizione dei “facilitatori” per dialogare con la popolazione e raccogliere le priorità. È un metodo moderno e più che mai opportuno di fare sviluppo territoriale anche perché crea un patrimonio di idee e progetti che, anche se non possono essere realizzati subito, possono essere alla base della partecipazione a futuri bandi di finanziamento nazionali ed europei. Nei 7 comuni delle Valli abbiamo già l’esperienza del processo partecipativo effettuato per l’elaborazione del Piano paesaggistico regionale. Non partiamo da zero. Come dicevo, interventi coordinati su sanità, trasporti e istruzione si susseguono annualmente dal 2015 grazie agli accordi tra Comuni e Regione. Fino ad ora gran parte dei fondi è andata al sostegno di servizi all’interno dei plessi scolastici. Noi a Stregna abbiamo utilizzato questi fondi anche per creare occasioni di incontro tra cittadini: ad esempio adesso stiamo completando degli incontri di formazione sulla digitalizzazione, a cui partecipano anche persone molte anziane. Due volte a settimana proponiamo l’attività motoria a Tribil Superiore. Sono momenti di socialità e di incontro per nulla scontati, in paesi dove anche i bar sono quasi tutti chiusi».
Secondo lei quali dovrebbero essere le priorità per lo sviluppo economico?
«Alcune macro priorità sono già definite a monte dalla Regione nella definizione dei bandi per i fondi europei, però su una buona fetta della torta il territorio potrà far sentire la sua voce. Si inizierà a definire le priorità per i 4 milioni ministeriali da spendere su sanità, trasporti e istruzione. Con alcuni sindaci stiamo ragionando su una governance che preveda anche il coinvolgimento diretto di portatori di interesse diversi dagli enti pubblici, come ad esempio gli istituti scolastici e operatori nel campo della sanità e dell’istruzione. Lo stesso per altri ambiti dello sviluppo economico».
La sanità sarà un bel banco di prova, specie per l’alta montagna.
«Credo che il focus dovrebbe essere quello di creare effetti tangibili soprattutto per i comuni di alta montagna. L’ambito socio-assistenziale del Cividalese è un modello virtuoso di gestione dei servizi sociali e sanitari. Io credo che, piuttosto che cercare di intervenire a tappare le falle del servizio sanitario, bisognerebbe promuovere delle lungimiranti attività di prevenzione sanitaria che inducano le persone a migliorare il loro stile di vita riducendo nel futuro l’incidenza di gravi patologie e la conseguente pressione sul sistema sanitario e ospedaliero. Bisogna lavorare per aumentare non solo la speranza di vita ma anche la sua qualità. Chi fa una vita sana poi ha molti meno problemi di salute nella tarda età».
E per i trasporti?
«L’ultimo bando di affidamento di servizio pubblico locale era molto interessante e prevedeva nuove opportunità per le zone periferiche, come i servizi a chiamata e i multiservizi di prossimità. Poi il Covid ha rallentato tutto ed è un po’ scemato il dibattito su queste sperimentazioni. Credo che la strategia per le aree interne potrà riprendere e facilitare alcune di queste ipotesi».
Qual è la sfida più ardua che si attende?
«Molto spesso la difficoltà maggiore non è progettare, realizzare e finanziare dei servizi, ma trovare dei soggetti economici disposti a gestirli in alta montagna. Io credo che dovremmo andare nella direzione di strumenti cooperativistici che coinvolgano anche la popolazione, come le cooperative di comunità già attive in diverse parti d’Italia, come nelle Dolomiti Friulane e in diverse comunità appenniniche. Anche per favorire l’imprenditorialità e la partecipazione della popolazione locale». (Roberto Pensa)