Za Velikim petkom pride Velika noč_Al Venerdì santo segue sempre Pasqua

Mons./Msgr. Livio Carlino

Celebrare, in questo terribile momento, con ancora più forza la Pasqua, la vittoria di Cristo sulla morte e sulla sofferenza. Lo chiede mons. Livio Carlino, arciprete di Cividale, ora anche vicario foraneo per le Valli del Natisone dopo la riforma territoriale dell’Arcidiocesi di Udine.

Monsignore, con quale spirito celebriamo la seconda Pasqua in tempo di pandemia?

«Con lo spirito della speranza che è quello che anima sempre la nostra vita di fede e di cristiani, quando in modo particolare celebriamo il Triduo pasquale che è il centro di tutta la nostra vita di fede. Una speranza che fa i conti anche con le realtà che abbiamo qui nel nostro territorio. Con la realtà di una diffusione del virus, con una realtà anche di sacerdoti che sono segnati da questa malattia. Proprio perché ci troviamo in questa situazione, vogliamo celebrare ancora di più la vittoria di Cristo sulla morte, sulla sofferenza e su queste situazioni che noi stiamo ora vivendo».

Una realtà che colpisce soprattutto le persone più fragili e deboli.

«Viviamo una realtà di morte. Vedo la mia parrocchia, la mia comunità, ma anche le Valli e il Manzanese con una realtà molto triste anche perché la morte adesso si vive in modo diverso, perché non vedi il tuo caro, il tuo famigliare. Perché non puoi vivere insieme il momento del trapasso, che è una cosa molto importante anche per rielaborare e vivere il lutto in maniera profonda. Pertanto l’attuale realtà di morte è ancor più triste e angosciosa per molti. Ecco, allora, che abbiamo ancor più bisogno di speranza per non cadere nella disperazione e nel fatalismo, in atteggiamenti che non ci aiutano a uscire da questa situazione. Non possiamo far finta che questa realtà non esista, perché esiste. Allora dobbiamo viverla con profondità, cercando di fare del nostro meglio per superare questa situazione ».

Un Venerdì Santo in attesa della domenica di Pasqua, della Resurrezione?

«Sì. E quest’anno il Venerdì Santo è ancora più accentuato. Conoscendo i nostri paesi, il Venerdì Santo è, purtroppo, spesso presente, non solo in tempo di pandemia. Anche in tempo normale è il Venerdì Santo della malattia e della sofferenza. Penso ai tanti malati oncologici delle nostre comunità che in questi tempi non hanno più l’attenzione della quale avrebbero bisogno. E sono pieni di ulteriori paure perché il Covid li può toccare. Un Venerdì Santo continuo. Ma la nostra vita è fatta anche di tanti Venerdì Santi, che però si aprono a una luce. Noi cristiani non ci fermiamo lì. C’è anche un Sabato Santo e un giorno di Pasqua per noi».

Un tempo in ogni caso non da vivere con le mani in mano, ma all’insegna della solidarietà.

«Abbiamo cercato di venire incontro a tantissime esigenze, sia del Cividalese che delle Valli, attraverso il centro di ascolto. Abbiamo cercato di far fronte a tantissime situazioni famigliari di difficoltà grazie ai contributi arrivati dalla Conferenza episcopale italiana, raschiando i fondi dell’Otto per mille. Abbiamo cercato di distribuirli, di utilizzarli nel miglior modo possibile. Quei contributi sono finiti, ma proseguiamo nella solidarietà grazie a persone disposte a dare una mano alle famiglie in difficoltà. Proprio ieri una famigliola che non avrei mai pensato, mi ha dato una busta per le famiglie in difficoltà con un’offerta molto consistente. In alcuni il senso di solidarietà, di apertura agli altri è molto marcato».

Già molto prima della pandemia, da lei sono arrivati forti appelli alle istituzioni per servizi sanitari efficienti per il nostro territorio.

«Questo è un grosso problema della nostra realtà. Io cerco di mantener viva l’attenzione. Ci sono delle promesse, dei progetti. Spero che quanto si è detto venga portato a termine e non siano solo dei proclami per calmare le acque. Sul territorio abbiamo strutture che possono essere utilizzate. Come dappertutto la sanità non può essere fonte di guadagno e va sempre in perdita, ma credo che anche le piccole realtà abbiano il bisogno, la necessità di avere determinati servizi. Proprio perché sono più piccole e deboli. Non sta a me dare delle indicazioni pratiche. Posso dire che i grossi centri sanitari sono tutti intasati, mentre qui ne abbiamo uno che poteva essere utilizzato. Non sta a me trovare soluzioni. È compito dei tecnici affrontare queste situazioni con razionalità, senza pregiudizi. Le scelte politiche vanno fatte sempre a servizio dell’uomo: questo è un principio che dovrebbe guidarci sempre, anche per la sanità del nostro Friuli Orientale».

Tornando agli aspetti religiosi, di buono c’è che quest’anno a Pasqua potremo partecipare alle celebrazioni.

«Rimane, tuttavia, il problema del numero delle persone che possono stare in chiesa. Nella mia parrocchia ho il duomo, che è molto grande, ma in altre realtà mantenere i distanziamenti, seguire le norme di igienizzazione degli ambienti eccetera, rappresenta un problema non indifferente. Mi auguro che ci sia bel tempo e si possa celebrare all’aperto».

La chiesa di San Pietro al Natisone/Cerkev v Špietru

Nelle Valli ci sono, però, belle chiese e comunità numericamente molto ridotte. Ma è problematico garantire la presenza del sacerdote…

«Questo è un altro tipo di problema ed è grossissimo. Ad esempio, nell’ex forania di Cividale, con due sacerdoti colpiti da Covid, siamo in quattro e non riusciamo a coprire tutto. Allora cerchiamo di dare i servizi che riusciamo e a vivere determinati momenti mettendo insieme più comunità. Sarà sempre più difficile dare a ogni comunità i servizi che desidera e che sarebbe giusto fornire. Ma se i preti non si sono…».

Ed è stata annunciata la partenza di don Michele Zanon da San Pietro al Natisone…

«C’è anche questo cambiamento. E dico che è normale che il vescovo chieda a un sacerdote un altro servizio, anche se alla persona costa moltissimo. Mi auguro, e l’ho chiesto in maniera chiara all’arcivescovo, che la zona di San Pietro al Natisone e Pulfero non resti scoperta per tanto tempo, cioè che arrivi quanto prima un altro sacerdote. Lui me l’ha promesso e ci sono già dei progetti in cantiere. Dovrebbero realizzarsi al più presto». (Ezio Gosgnach)

Naj še bolj prepričano praznujemo Veliko noč in Kristusovo premagovanje smrti in trpljenja. K temu nas poziva čedajski nadduhovnik msgr. Livio Carlino, ki je po teritorialni reformi Videnske nadškofije kot vikar odgovoren tudi za Nediške doline.

V času, ki ga zaznamujejo bolezen, negotovost in osamljenost, se msgr. Carlino tudi priporoča, naj naše velikonočne praznike zaznamuje upanje. Sam ugotavlja, da je solidarnost kar prisotna med verniki.

Z ozirom na vprašanje zdravstvene oskrbe v Nediških dolinah, ki je bilo aktualno že pred izbruhom pandemije novega koronavirusa, čedajski nadduhovnik opozarja, da bi politične izbire morale zmeraj služiti človeku.

Med velikonočnimi prazniki bo upoštevanje predpisov proti razširitvi novega koronavirusa zahtevalo še več odgovornosti; nadaljnje vprašanje bo tudi duhovniška osrba, saj so se tudi nekateri duhovniki okužili s koronavirusom.

Zdaj, ko gospod Michele Zanon odhaja kot župnik iz Špietra in Podbuniesca, je msgr. Carlino že prosil videnskega nadškofa Andreo Bruna Mazzocata, naj tja pošilja novega duhovnika.

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