Un’azione organizzata che danneggia tutta la comunità

 
 
L e organzzazioni slovene della provincia di Udine condannano senza riserve il raid di ignoti imbrattatori che di recente hanno danneggiato le tabelle stradali nei comuni delle Valli del Natisone, ma nello stesso tempo rigettano con fermezza insinuazioni apparse sulla stampa che collegano gli atti vandalici alle organizzazioni stesse ed auspicano che i responsabili vengano individuati e perseguiti a norma di legge.
Sono questi i contenuti della denuncia che i rappresentanti di tre associazioni della minoranza — Bruna Dorbolò, presidente dell’Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone, Iole Namor, vicepresidente per la provincia di Udine della Skgz – Unione culturale economica slovena e Giorgio Banchig presidente dell’associazione Don Eugenio Blanchini di Cividale del Friuli — lo scorso 13 marzo hanno fatto contro ignoti per i danneggiamenti e gli imbrattamenti «di svariati cartelli bilingui e non con la cancellazione di toponimi italiani». I firmatari della denuncia rilevano che si tratta di «gesti di inciviltà e di intolleranza che vanno contro la convivenza di lingue e culture di questo territorio» e ricordano che «alcuni dei cartelli stradali imbrattati sono stati realizzati con i finanziamenti previsti dalla legge 482/1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche in Italia».
I rappresentanti delle organizzazioni slovene della provincia di Udine, si legge ancora nella denuncia presentata al comandante della stazione dei carabinieri di San Pietro al Natisone, maresciallo Elio Romito, rigettano «le insinuazioni, recentemente apparse sulla stampa, su eventuali responsabilità delle organizzazoni della minoranza slovena di cui facciamo parte. Ci riserviamo di adire le vie legali contro i responsabili di tali dichiarazioni». A documentazione di quanto affermato, i tre firmatari hanno allegato copia di due articoli apparsi sul Messaggero Veneto dal titolo «Cartelli stradali imbrattati a Stregna e San Leonardo« (10 marzo 2010) e «Cartelli stradali imbrattati vandali anche a Savogna» (12 marzo 2010).
Nei due articoli icriminati il raid degli ambrattatori viene più o meno velatamente accostato alla minoranza slovena e alle organizzazioni culturali, che operano per la tutela della cultura e dei dialetti sloveni delle Valli del Natisone. Il sindaco di San Leonardo , Beppino Sibau, non esclude la possibilità, suggeritagli da alcuni abitanti, «di indire un referendum per quantificare il numero per le persone che si ritengono appartenenti alla minoranza slovena».
Più gravi le dichiarazioni del consigliere regionale Roberto Novelli, del Pdl, il quale si spinge ad affermare che l’azione deplorevole «oltre a produrre un danno economico non fa bene nemmeno alle cause che questi teppisti sostengono. Fatti simili rischiano di alimentare uno scontro assolutamente inopportuno. È utile ricordare — aggiunge Novelli — che la minoranza slovena, in forza di disposizioni normative italiane, gode di finanziamenti non indifferenti». Anche Novelli non sclude «l’ipotesi, formulata dal sindaco di San Leonardo, di indire un referendum, potrebbe essere una strada da percorrere».
L’accostamento dell’azione vandalica alla minoranza slovena non è proprio piaciuto alle organizzazioni culturali che operano in provincia di Udine e così i presidenti dell’Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone, Bruna Dorbolò, della Confederazione delle organizzazioni slovene – Sso, Giorgio Banchig, e dell’Unione culturale economica slovena – Skgz, Luigia Negro, al fine di tutelare il buon nome delle associazioni da loro rappresentate si sono rivolte all’avvocato Rino Battocletti di Cividale, il quale ha inviato una lettera al Messaggero Veneto ed a Roberto Novelli.
Quanto dal quotidiano udinese riferito il 12 marzo scorso, il consigliere regionale, si legge nella lettera, «accosta irragionevolmente l’increscioso episodio dell’imbrattamento della cartellonistica italiana alla tutela della minoranza e delle associazioni slovene. Ciò induce un suggestivo collegamento fra gli episodi criminosi e le associazioni da me rappresentate, che risulta gravemente diffamatorio e non scriminato dal diritto di cronaca e di critica politica (…). Con la presente le mie mandanti richiedono mio tramite al sig. Roberto Novelli l’espresso riconoscimento dell’assoluta estraneità delle stesse ai fatti occorsi e le scuse per aver accostato il doveroso sostegno pubblico alle associazioni che svolgono attività di tutela della minoranza slovena ai vili atti di ignoti teppisti».
Della lettera, spedita lo scorso 19 marzo, non si è avuto ancora nessun riscontro, come previsto dall’articolo 8 della legge 47/48, e neppure dei comunicati stampa e delle lettere inviate sull’increscioso episodio.
Nessuna meraviglia dal momento che da decenni il quotidiano udinesepersegue una linea svisceratamente antislovena.

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