Una mlada lipa per salvaguardare antichi valori

 
 
Anche la gente di Viškorša ha la sua mlada lipa, un giovane tiglio messo a dimora nel piazzale della chiesa, dove nell’ottobre 2008 era stata rimossa la velika lipa, il maestoso tiglio che per qualche secolo era stato il simbolo di una comunità vivace e attiva.
Per iniziativa del gruppo alpini di Monteaperta, la piantumazione è avvenuta, martedì 13 aprile, in occasione della festa degli alberi, trasformata in una lezione di storia e costume locale che non ha mancato di incuriosire i bimbi della scuola di Taipana.
Conclusa la vita vegetativa, il grande tiglio è stato affidato allo scultore maianese Franco Maschio, che ne ha ricavato un’artistica composizione raffigurante un emigrante, tornato in paese. La sua collocazione ideale dovrebbe essere proprio il piazzale della chiesa, nelle vicinanze del suo recente, giovane erede.
«Velika lipa — riferisce Arturo Blasutto —, così come sempre raccontato dai nostri vecchi, aveva sicuramente più di 400 anni. Attorno a quella pianta, simbolo di un preciso contesto socio-culturale, si consumava la vita degli abitanti di Viškorša, una vita intrisa di sacrifici, di povertà, ma di grande socialità e dignità, un mondo che, con i ritmi attuali, ha oggi il sapore delle fiabe».
Sapiente, quindi, l’iniziativa della quale si è fatto carico il gruppo Ana, presieduto da Ivano Carloni e che in Arturo Blasutto ha un prezioso braccio operativo.
Viva soddisfazione per il vecchio tiglio, trasformato in monumento all’emigrante, ma anche plauso per l’arrivo della giovane pianta. E proprio parlando di mlada lipa viene spontaneo un parallelo tra Viškorša e Subit, dove Bruna Balloch, da anni, lega sapientemente la giovane pianta del suo paese a una preziosa pubblicazione (Mlada lipa, appunto) dettata dalla volontà di lasciare traccia di un tempo passato, testimonianza di una identità che sta scomparendo, ma forse anche pervasa dal desiderio di provocare una riscoperta degli antichi valori etnici e storici che per secoli connotarono l'area montana del Nord-Est.
«Mettere a dimora un nuovo tiglio — dice ancora Arturo Blasutto — è stato come recuperare la magia dei giorni della nostra infanzia, ma anche la presunzione di salvaguardare antichi valori. Un giovane tiglio, insomma, nella speranza di riproporre la favola della vita di un tempo».
Forse è prematura l’idea di completare l’assonanza “giovane tiglio” con la Mlada lipa di Subit, ma l’idea piace.
«Prima di tutto — osserva Blasutto — dovremmo trovare una nostra Bruna Balloch, ma forse soltanto anche chi abbia la determinazione di raccogliere dalle persone anziane ricordi di usi, costumi, canti, storie della cucina locale, dei prodotti dei campi, oppure dei lavori della terra, per produrne un condensato di storia, di tradizioni, di credenze, di modi di dire, finanche di leggende che farcivano il vivere quotidiano».

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