La Cooperativa Most ha recentemente edito tre pubblicazioni, attraverso le quali “apre una finestra” sulla vita di un tempo delle Valli del Natisone, sui fatti che negli ultimi anni hanno segnato la storia mondiale e locale e sulle bellezze naturali del monte Matajur nella Slavia friulana.
S’intitola «Luna e lucciole» la pubblicazione bilingue, italiano-dialetto sloveno, scritta da Adriano Gariup, nato a Stregna nel 1949 e attore della compagnia teatrale slovena «Beneško gledališče» per la quale ha scritto diversi testi.
«Nel cielo nulla è cambiato anche se la luna, a guardarla oggi mi sembra più piccola di allora — esordisce l’autore nell’introduzione — c’erano però davvero tante lucciole in quelle calde sere dell’estate del 1962. Spesso mi chiedo dove sono finiti tutti quegli animaletti lampeggianti, oggi diventati così rari».
«L’inesorabile scorrere del tempo accende ricordi che inevitabilmente, con l’avanzare dell’età, sempre più spesso si ripresentano nei miei pensieri», aggiunge. Da qui la pubblicazione, in parte autobiografica, che nasce dall’esigenza di fermare nel tempo un mondo che sta scomparendo con i suoi oggetti ed attrezzi d’uso nella vita quotidiana. «Allora si viveva in tempi difficili — commenta l’autore nell’introduzione — ma tutti noi avevamo la certezza, che il domani sarebbe stato meglio dell’oggi, e possiamo dire che così è stato. Non possiamo certamente dire altrettanto del tempo presente, con il suo carico di incertezze e di paure che sempre più spesso ci fa temere del domani».
«La mia terra la mia gente» del giornalista Ezio Gosgnach raccoglie, invece, una selezione degli editoriali pubblicati dal settimanale «la Vita Cattolica» negli ultimi undici anni, dal settembre 1999 al settembre 2010, periodo in cui l’autore è stato direttore del settimanale più letto in Friuli.
Gli editoriali raccolti in questo volume offrono, sottolinea Giorgio Banchig nell’introduzione, «un vasto saggio dei temi affrontati e dell’approccio che Gosgnach ha avuto con i grandi avvenimenti mondiali e i piccoli, solo per dimensione geografica, fatti di casa nostra».
Il tramonto del secondo millennio, segnato dalle tragedie del secolo breve, l’alba del terzo oscurata dall’attacco alle Twin Towers di New York, due papi alla guida della Chiesa, punto di riferimento, per i credenti e non, nella difesa dei diritti inalienabili della persona umana, quattro governi alla guida di un’Italia agitata più da ciò che divide che alla ricerca di ciò che unisce, l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea, la caduta dei confini, la tutela delle minoranze in una regione che si vanta di essere compendio d’Europa. Questi sono solo alcuni degli argomenti, sottolinea Banchig, «affrontati dall’autore, partendo sempre dalla persona umana, con la sua dignità inalienabile e con i valori che fondano la sua unicità e irripetibilità».
La terza pubblicazione, bilingue italiano-sloveno standard, che è stata presenata venerdì 3 dicembre negli spazi della Fondazione «Poti miru» a Caporetto, in Slovenia, s’intitola «Le quattro stagioni sul Matajur — Štirje letni časi na Matajurju». Si tratta di una raccolta fotografica nella quale l’autore Marco Gorenszach, originario di Montemaggiore-Matajur e fotografo per hobby e passione, «sa cogliere e raccontare la sua montagna nei suoi colori più autentici, come pure nelle sfumature del bianco e nero. In ognuna delle quattro stagioni».
«Nelle quattro stagioni del Matajur — si legge nell’introduzione — sono protagonisti la natura, che si sprigiona in ogni sua forma e in ogni suo colore: fiori, frutti, insetti, animali e alberi, e panorami. Ma ci sono pure gli edifici, gli strumenti da lavoro di un tempo e i momenti di festa, che raccontano la storia delle nostre origini, di quella cultura e civiltà a cui Marco Gorenszach è profondamente legato».