Nella notte tra martedì 11 e mercoledì 12 maggio un orso è sceso in aperta campagna, vicino all’abitato di Vernasso, frazione di San Pietro al Natisone, ha fatto irruzione in un recinto, dove è rinchiuso un gregge di capre e pecore ed ha sbranato una pecora, che ha trascinato per qualche metro e poi lasciato in loco. Sul posto sono intervenuti la forestale, il veterinario e gli esperti dell’Università di Udine, chiamati dal proprietario del bestiame, Fabio Costaperaria, che vicino alla carcassa dell’animale morto hanno trovato sul terreno fangoso evidenti impronte lasciate dall’orso e, cosa fondamentale per i rilevamenti, ciuffi di peli impigliati nella rete di recinzione.
«L’orso non ha mangiato nulla dell’animale, forse perché spaventato da qualcosa», ci ha detto Andrea Caboni, laureato in Scienze naturali, con una tesi sui due orsi monitorati nel 2007 nelle Valli del Natisone nell’ambito di un progetto Interreg Italia-Slovenia.
«Ora le procedure del nuovo rilevamento si atterrano ad un percorso standard — ci ha detto il prof. Stefano Filacorda, docente di Ecologia animale presso l’Università degli Studi di Udine, facoltà di Medicina veterinaria e responsabile del progetto Interreg di monitoraggio — in primo luogo vanno date indicazioni agli allevatori su come non aver più danni, dai più banali quali tenere al chiuso il bestiame; in secondo luogo vengono cercati reperti di questi animali per mapparli geneticamente in terzo luogo laddove è possibile, vengono messi dei sistemi di videosorveglianza». A questo proposito Caboni ci ha riferito che verrà installata una fotocamera nel recinto a Vernasso per rilevare un’eventuale, secondo lui improbabile, ritorno dell’orso.
«Non è il primo orso che quest’anno scende a valle e fa danni, soprattutto in questa stagione — ha aggiunto Filacorda — e non capiamo il motivo di questo comportamento. O sono nuovi orsi arrivati in zona — e pensiamo sia proprio questo il caso — che stanno neocolonizzando l’area e sono relativamente giovani, sui tre, quattro anni, e come tali portati a questi comportamenti, un po’ rischiosi. Oppure si tratta di ipotesi più remote, probabilmente legate anche a linee familiari particolari e ad un fattore di educazione da parte delle madri».
Il prof. Filacorda crede, quindi, che l’episodio di Vernasso possa essere il segnale che sono arrivati sul territorio dei nuovi e giovani esemplari di orso e che quelli più vecchi, abituati meno a fare predazioni e più schivi e timorosi, siano stati in parte integrati da questi nuovi individui. A riprova di questo Filacorda ha ricordato che, tre anni fa, nelle Valli del Natisone, hanno radiocolarrato due esemplari di orso, uno dei quali adulto di più di dieci anni, che raramente scendeva e quando si avvicinava ai centri abitati non faceva quasi danno. Il caso di Vernasso è, quindi, molto probabilmente opera di un giovane esemplare che ha approfittato del temporale per scendere, indisturbato, a valle.
«Va anche detto — ha aggiunto Filacorda — che i danni alla zootecnia rientrano abbastanza nella norma, soprattutto nelle Valli del Natisone, mentre in Slovenia i danni registrati ogni anno sono maggiori perché c’è più zootecnia ed è maggiore la frequentazione degli orsi».
Sul numero di esemplari di orso presenti nelle Valli del Natisone il prof. Filacorda non si pronuncia nonostante l’attività di monitoraggio sia continua e costante, ma attualmente sono sospese le analisi genetiche dei rilevamenti effettuati. «Posso solo ipotizzare — afferma Filacorda — in base a quanto rilevato fino a tre anni fa, che nel periodo tra maggio e giugno, cioè quello in cui ci sono più orsi nelle Valli del Natisone, nella zona che va dalla Valle dello Judrio fino a Taipana ci possano essere normalmente tre, quattro orsi».
I rilevamenti effettuati, compreso quello di Vernasso vanno però vagliati, ricorda Filacorda, attraverso un attento confronto, che viene effettuato frequentemente, con gli aspetti genetici degli orsi campionati anche in Slovenia.. «Con i nostri colleghi sloveni dell’Università di Lubiana, facoltà di Biotecnologia — aggiunge — abbiamo un rapporto molto proficuo ed abbiamo pubblicato insieme un lavoro, negli Stati Uniti, che mette in relazione il comportamento degli orsi delle Valli e di quelli presenti nel territorio a nord dell’autostrada Lubiana-Trieste, nella zona di Trnovo, con quelli presenti a sud di questo tratto autostradale, dove ci sono più esemplari femmine». «La collaborazione con i colleghi sloveni è importante — conclude Filacorda — perché così possiamo sapere se gli orsi sono vivi e dove si muovono in territorio sloveno e poi anche se e quando, purtroppo, vengono abbattuti».