Udine e il Friuli vogliono conoscere meglio i vicini di lingua slovena

 
 
La città di Udine e il Friuli stanno dimostrando crescente curiosità nei confronti della cultura slovena. È quanto si è potuto percepire nella serata del 1 dicembre al Palamostre di Udine, dove ha avuto luogo l'incontro dal titolo «Culture di periferia: sloveni e friulani tra realtà e immaginazione» promosso dalla circoscrizione cittadina di Chiavris-Paderno. Ospite d’eccezione lo scrittore Boris Pahor.
Entro l'ambito tematico dell'incontro si sono susseguiti gli interventi dei relatori Boris Pahor, Igor Jelen ed Aldo Colonnello, sotto la supervisione dei moderatori Cecilia Blasutig ed Alen Carli.
Sul palco assieme ai relatori erano presenti le stesse autorità: Mario Canciani, consigliere delegato per Beivars, Godia e S. Bernardo presso il Comune di Udine, il sindaco di Udine Furio Honsell e l'assessore alla Cultura Luigi Reitani.
Gli interventi di saluto hanno fatto da introduzione alla serata. Mario Canciani, consigliere delegato per Beivars, Godia e S. Bernardo, ha spiegato come l'incontro facesse seguito ad una serie di apprezzate lezioni di lingua e cultura slovena, evidenziando come ci siano sempre state interazioni tra il mondo culturale sloveno e quello friulano e cogliendo anche l'occasione per ricordare il rapporto di gemellaggio tra Udine e Maribor.
Il sindaco, Furio Honsell, ha invece sottolineato l'importanza del mantenimento del patrimonio linguistico e culturale, a fronte del forte decremento del quantitativo di lingue registrato nel corso del ventesimo secolo (in cento anni si è infatti passati da 12.000 a 6.000 lingue attestate), mentre l’assessore alla cultura, Luigi Reitani, ha riflettuto su come sia ancora pionieristico parlare di cultura slovena in Italia. Nel farlo, ha anzi egli stesso ricordato come si sia approcciato a Pahor tramite la versione tedesca di un suo romanzo – e questo malgrado la contiguità geografica dell'area culturale slovena a quella italiana.
Boris Pahor ha posto subito l'accento sulla problematica delle culture minoritarie, ricordando anche l'impegno speso in diversi paesi già negli anni Sessanta nell'ambito dell'Associazione internazionale per la difesa delle lingue e delle culture minacciate. Concentrandosi maggiormente sulla situazione della comunità slovena regionale, ha sottolineato come in passato si potessero distinguere tre diversi tipi di tutela: una tutela ritenuta di grado «soddisfacente» nella provincia di Trieste; una tutela di tipo scolastico nella provincia di Gorizia e nessun tipo di tutela nella provincia di Udine. A fronte di questo, a giudizio di Pahor, è stata la tenacia a mantenere vivi i dialetti sloveni in provincia di Udine, sebbene in una dimensione più intima. Prove molto dure sono state rappresentate da alcuni passati estremismi, legati agli anni della guerra, del regime fascista e di quello nazista. Sono estremismi che Pahor conosce molto bene, in quanto egli stesso è stato internato durante la guerra. Lo scrittore non ha mancato di ricordare come Mussolini arrivò addirittura a vietare lo sloveno in chiesa e di come anche l'arcivescovo mons. Battisti volle chiedere perdono per la condotta arrendevole tenuta dalla Chiesa locale.
Allargando il focus del discorso, Pahor ha parlato delle minoranze in Europa e nel mondo. A livello continentale, ritiene valido l'impegno dell'Unione europea rispetto alle comunità linguistiche minoritarie, ma evidenzia come ci sia ancora molto da lavorare nel campo dei loro diritti. Basti pensare alla Francia, che ancora non riconosce le proprie, o alla Turchia, decisa ad entrare nell'Unione Europea ma con un atteggiamento ancora molto ostile verso i curdi.
Per quanto riguarda i paesi più poveri invece, Pahor ha evidenziato i rischi di estinzione delle culture: da un lato per motivi legati alla mancanza di mezzi di sostentamento (che può portare alla morte degli individui) e dall'altro a causa di fenomeni migratori (che portano all'assimilazione alla cultura di un'altra società).
Igor Jelen, professore associato di Geografia economico politica all'Università di Trieste, ha sottolineato che le culture di periferia sono sempre sottoposte ad un dialogo continuo, seppur in dipendenza da un «centro» individuato dalla storia e che di solito impone uno standard. Nell'introdurre questo concetto ha voluto portare l'esempio della propria esperienza biografica: Jelen è infatti nato a Fusine, in Val Canale, località di periferia dove è molto difficile individuare identità «limitate». Nel corso della propria vita si è spostato più volte verso alcuni «centri».
Ai concetti di periferia e di centro si è riallacciato Aldo Colonnello, insegnante ed operatore presso il Circolo culturale «Menocchio» di Montereale Valcellina. Grazie all’esperienza della sua infanzia vissuta in una delle borgate periferiche di Spilimbergo, Colonnello ha potuto meglio capire come sia proprio di tutte le località maggiori sentirsi in qualche modo il centro del mondo, e questa caratteristica è ascrivibile anche alle comunità linguistiche e culturali. Sulla base dei reperti rinvenuti in scavi condotti nella zona di Montereale Valcellina, ha però evidenziato come «centro» e «periferia» siano concetti che variano col tempo: nell'età del ferro ad esempio, l'area tra Friuli e Slovenia rappresentava un continuum caratterizzato da credenze e rituali simili.
Con maggior riferimento alla progettualità in campo culturale, Aldo Colonnello ha sottolineato la significatività dei progetti in ottica plurilingue condotti coi bambini, in quanto garantiscono lo sviluppo di una identità aperta al diverso.
Verso la chiusura della serata si è fatto il punto su che cosa potrebbe facilitare le relazioni tra friulani e sloveni: tutti i relatori si sono trovati concordi sulla necessità di costruire una memoria condivisa dalle popolazioni riguardo agli ultimi eventi bellici mondiali. A riguardo è stato evidenziato come il rapporto sulle relazioni italo-slovene tra il 1880 ed il 1956, fra l'altro redatto da un'apposita Commissione storico-culturale italo-slovena, non sia ancora stato pubblicato in Italia.
Eppure l'atmosfera della serata ha lasciato intendere che i presupposti per più strette relazioni tra i due paesi ci sono già. Nel frattempo, la circoscrizione cittadina di Chiavris – Paderno vuole continuare a fare la propria parte: i corsi di lingua e cultura slovena riprenderanno a febbraio.

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