Tira un’aria nuova lungo l’ex confine

 
 
L’anno scorso i comuni di Gemona, Artegna, Montenars e Trasaghis hanno proposto ufficialmente alle municipalità slovene di Bovec, Kobarid e Tolmin la costituzione di un «Gruppo europeo di interesse economico» avente per oggetto «azioni di sviluppo economico, di sviluppo rurale, di cooperazione economica internazionale, inter-regionale e locale, la formazione, la promozione territoriale, la reciproca conoscenza di valori e beni comuni alle nazioni europee e la concertazione territoriale locale e regionale».
I tre sindaci dell’Alto Isonzo hanno cortesemente rifiutato le avances, sottolineando che, in primo luogo, vogliono collaborare con l’aera di confine in cui è presente la minoranza slovena. Di conseguenza hanno rilanciato, chiamato alla collaborazione i comuni della Val Canale, di Resia, delle valli del Torre e del Natisone, in una riunione nell’ambito del tradizionale incontro di inizio anno tra gli sloveni della provincia di Udine e dell’alta valle dell’Isonzo.
Hanno risposto all’invito ben 13 comuni del versante italiano, compresi Cividale e Tarcento. Così il 22 gennaio a Bovec si è riunita un’assemblea imponente. E, quel che è ancor più rilevante, i primi cittadini hanno subito trovato l’intesa. Hanno detto che la collaborazione transfrontaliera è fondamentale, che i programmi europei devono privilegiare l’area che davvero ha sofferto per la presenza di un confine difficile, e che vanno immediatamente messi a disposizione i finanziamenti dell’Interreg. Intendono, inoltre, rendere permanente il tavolo di lavoro comune attraverso riunioni regolari; la prossima — operativa — dovrebbe avvenire già prima dell’estate e il sindaco di Pulfero si è fatto avanti per ospitarla.
Il tutto è scritto in un documento articolato in cinque punti e inviato alle sedi istituzionali di Lubiana, Roma e Trieste. «Abbiamo a che fare con una novità assoluta — ha commentato il presidente del Parlamento sloveno, Pavel Gantar, presente alla riunione —. Oggi siamo stati testimoni di un fatto importante, cioè dell’inizio di un cammino verso una nuova forma di organizzazione a livello locale in un territorio nel quale il confine davvero non riveste più importanza».
C’è da auspicare che sia proprio così.
Il presidente del Parlamento sloveno, Pavel Gantar, da osservatore esterno ha colto la dirompente novità dell'incontro dei sindaci della fascia confinaria della provincia di Udine e dell'Alta valle dell'Isonzo. «Abbiamo a che fare con una novità assoluta, di cui si dovrà tenere conto a Lubiana, nelle sedi della regione Friuli-Venezia Giulia e a Roma», ha detto ai giornalisti al termine della riunione dei primi cittadini tenutasi a Bovec sabato 22 gennaio. «Oggi siamo stati testimoni di un fatto importante, cioè dell'inizio di un cammino verso una nuova forma di organizzazione a livello locale in un territorio nel quale il confine davvero non riveste più importanza».
Per la prima volta i rappresentanti di 13 comuni della Slavia, di Cividale, Tarcento e Resia (tra i quali ben 12 primi cittadini) si sono seduti attorno a un tavolo con i sindaci di Bovec, Kobarid e Tolmin (c'era anche il ministro per gli sloveni nel mondo Boštjan Žekš e altri alti esponenti del governo e del parlamento sloveni) trovando subito una forte intesa. Tanto che il documento conclusivo è stato approvato all'unanimità e sarà inviato a Lubiana, Trieste e Roma.
È articolato in 5 punti. Il primo constata che «l'utilizzo dei fondi dell'Unione Europea nell'ambito del programma di cooperazione transfrontaliera (già programma Interreg) è bloccato in tutti i settori e ciò rende impossibile una cooperazione transfrontaliera di qualità». Il secondo chiede al Governo Sloveno e alle regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna «di rendere possibile l'attuazione dei progetti transfrontalieri con l'utilizzo immediato delle risorse finanziarie». Il terzo propone ai governi di Slovenia e Friuli-Venezia Giulia «di pubblicare un bando per i piccoli progetti transfrontalieri». Il quarto stabilisce che «il tavolo di lavoro dei sindaci di confine diventi permanente con una riunione almeno una volta all'anno». Il quinto chiede che dopo il 2013, data di scadenza dell'attuale Interreg, l'area di applicazione dei programmi transfrontalieri Ue venga limitata alla Slovenia occidentale e al Friuli-Venezia Giulia, escludendo, quindi, Veneto ed Emilia Romagna.
La volontà di andare avanti uniti sul percorso tracciato a Bovec è ben evidenziata dalla decisione di riunirsi già prima della prossima estate con all'ordine del giorno progetti concreti. Quello di realizzare una pista ciclabile circolare lungo la valle dell'Isonzo, il Collio, il cividalese e le valli del Natisone è emerso già nell'incontro del 22 gennaio. Così pure quello di portare fino all'Adriatico la strada della pace lungo in teatri della prima guerra mondiale, di cui hanno parlato nel recente vertice romano anche i presidenti di Italia e Slovenia, Napolitano e TŸrk, o la collaborazione tra i parchi delle Prealpi Giulie e del Triglav, o ancora l'iscrizione nel patrimonio dell'Unesco dei luoghi dei Longobardi con capofila Cividale.
Il tutto nello spirito ben sintetizzato da Silvester Gaberšček, segretario presso il ministero della Cultura sloveno: «È giusto chiedere risorse, ma sta a noi dimostrare di saper lavorare insieme e dare concretezza a idee e progetti».
Dopo la riunione, molti sindaci hanno partecipato al tradizionale incontro degli sloveni della provincia di Udine e dell'alta valle dell'Isonzo. Un appuntamento giunto alla 41» edizione e i cui frutti si fanno sentire, come dimostrato proprio dall'incontro degli amministratori locali, anche a livello politico.

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