Testimonianza di un antico rapporto sociale e religioso

 
 
Otto comunità sono confluite a Viškorša-Monteaperta per riproporre l'antichissimo rito del "Bacio delle croci", momento di riflessione, di testimonianza della propria identità e della propria storia, di impegno a conservare gli antichi legami di fratellanza. Questi, ancora una volta, i contenuti della tradizionale cerimonia che si è svolta domenica 30 maggio nel piccolo santuario della Santissima Trinità, a nord dell'abitato di Monteaperta, nel comune di Taipana, una chiesa che ha sempre esercitato un fascino particolare sulle genti delle valli del Torre e del Cornappo. Documenti storici, peraltro, testimoniano che il santuario fu, per secoli, considerato la Chiesa-madre delle comunità religiose del Nord-est, ma anche delle vicine località della Valle dell’Isonzo.
Assenti, purtroppo, le croci slovene, un patrimonio smarrito con la scomparsa del decano di Caporetto, Franc Rupnik. Da registrare, comunque, che tale assenza è stata in parte compensata dalla lettura in sloveno di uno dei quattro Vangeli proposti nel corso della processione, ma anche dal canto finale Lepa si, lepa si, roža Marija. L’avevano imparato anche i componenti della Schola cantorum di Rivignano, che, diretti da Gino Lestuzzi, hanno accompagnato l’intera celebrazione pomeridiana.
L’avvio, sotto il porticato della chiesa, con il rito del bacio delle croci, come benvenuto alle sette comunità religiose che hanno incontrato quella di Monteaperta. E’ seguita la spettacolare processione attorno al santuario e, infine, la messa solenne celebrata da mons. Giulio Gherbezza.
Così non è venuto meno il fascino dell'antichissimo rito del "Bacio delle croci", un appuntamento religioso tra i più datati in Friuli e che sopravvive a testimonianza di un rapporto sociale e religioso che per secoli unì genti di una stessa etnia, di un identico credo. Questo fu il vero miracolo della Madonna che, secondo un'antica leggenda, apparve nel maggio del 1241 a un gruppo di pastori che pascolavano le loro greggi ai piedi del Gran Monte.
All’omelia, il celebrante ha indicato nel «vero cristianesimo la capacità del dialogo universale con il prossimo, la volontà di un sincero confronto con tutti, cominciando dai più vicini». Concelebravano il parroco di Monteaperta don Renzo Calligaro, il parroco di Montemaggiore don Renato Viezzio, con i diaconi Paolo Lano e Diego Mansutti. Da registrare che il forfait non è stato soltanto delle croci slovene, ma anche del capretto che, come da antichissima tradizione, doveva essere donato al celebrante all’offertorio. Inconvenienti di uno spopolamento generalizzato, al quale si è aggiunto anche il mancato bacio alle croci finale, come segno di commiato all’incontro.
Alla croce di Monteaperta-Viškorsa (portata da Giannino Saltarini) avevano fatto ala quelle di Platischis-Plestišča (Daniele Pascolo), di Cornappo-Karnahta (Dante Noacco), di Lusevera-Bardo (Luisa Cher), di Villanova-Zavarh (Bepi Disint), di Chialminis-Vizont (Aurelio Lendaro), di Montemaggiore-Brezje (Maurizio Tomasino), di Taipana-Tipana (Bruno Coos). La parte religiosa della giornata ha, infine, lasciato posto al momento conviviale, un supporto molto apprezzato che la Pro loco di Monteaperta ha offerto ai numerosissimi fedeli, con conforti enogastronomici di produzione rigorosamente casereccia che hanno invogliato a prolungare l'incontro fino a tarda sera.

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp