Taipana a mons. Mazzocato: la nostra chiesa è tutto per noi

 
 
Visite lampo, ma del tutto cariche di significato, anche se all'apparenza potevano sembrare superficiali. Tanti chilometri lungo strade di montagna per incontrare piccole comunità, tanti applausi per un sorriso, poi un canto, una preghiera e via per la successiva destinazione.
Venerdì 29 ottobre, la visita dell'arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato alle chiese del Gran Monte, nell'ambito dell'incontro con la forania di Nimis, ha seguito il consueto cliché, caratterizzato da numerosi appuntamenti, ai quali è stato d'obbligo imporre tempi strettissimi.
Va comunque precisato che il risultato è parso eccellente proprio perché la visita del prelato ha ottenuto l'effetto di un risveglio di identità e di entusiasmo nelle varie comunità religiose, orgogliose di tanta attenzione.
Dopo aver incontrato la gente di Subit, l'arcivescovo, accompagnato dal vicario foraneo, mons. Rizieri De Tina, è salito a Prossenicco/Prosnid. Ad accoglierlo anche il sindaco di Taipana, Elio Berra, che non ha mancato di fargli ammirare lo scenario montuoso dal quale rimbalzano i paesini di Robedischis e di Logje. Quindi, il prelato è stato accolto in chiesa con il canto Lepa si, lepa si roža Marija, quasi a voler affermare la matrice culturale del luogo.
Stesso inno mariano anche a Platischis/Pletišča, dove Michele Sturma, a nome della comunità, non si è limitato al saluto di benvenuto, ma ha voluto sottolineare il grande attaccamento della gente alla propria chiesa, «un edificio — ha detto — che i nostri avi hanno eretto con tante fatiche, anche rinunciando a qualche fetta di polenta. In questa chiesa non si è soltanto pregato e cantato, ma sono sempre stati rispettati e rafforzati rapporti e legami tra etnie diverse».
E proprio in occasione della visita dell'arcivescovo, il consiglio parrocchiale si è attivato per il restauro dei portalampade laterali e del battistero.
Ma la comunità di Platischis ha in cantiere altri ambiziosi progetti, come il recupero del vecchio altare che ha subito i guasti del terremoto, l'impiego funzionale della canonica, il restauro di una casa donata alla comunità da Giuseppe Sedola, operazioni che potrebbero trovare supporto finanziario dalla vendita di una abitazione a Pordenone, lascito di Anselmo Cormons.
Ma il tempo fu tiranno, perché Mazzocato era atteso a Montemaggiore /Brezje, dove il sole che stava tramontando tingeva di rosso le bianche rocce del Gran Monte, mentre Bruno Comelli si rendeva artefice di un festoso suono di campane.
Sulla facciata della chiesa campeggiava un lenzuolo con la scritta «Liepo peršu viesku».
«Eccellenza — ha detto Anita Tomasino — le diamo il benvenuto nella nostra lingua. Siamo soltanto 11 residenti, davvero pochi ma con un cuore grande. Siamo i più alti di tutto il comune di Taipana, i più vicini al cielo e assolutamente determinati a fare comunità anche con nostri compaesani residenti in pianura». Affermazione che trovava riscontro nelle tante persone che avevano atteso l'arcivescovo. «Le chiediamo soltanto — ha continuato Anita — di non essere abbandonati. La nostra chiesa è tutto per noi».
Mazzocato ha brevemente replicato che «proprio lo spirito di comunità è in grado di combattere l'individualismo. Siete sulla giusta strada».
Ormai è buio, il calendario è stato sforato, la gente di Cornappo/Karnahta è tutta in fermento sul piazzale della chiesa, quella nuovissima struttura tanto sofferta e voluta, consacrata dall'arcivescovo Pietro Brollo il 4 luglio 2009. Dai volti di tutti appariva la soddisfazione e l'orgoglio di mostrare un luogo di culto carico di luci e di bellissimi dipinti, arredi che testimoniano un attaccamento viscerale della gente per una chiesa che, realizzata soltanto ai primi del secolo scorso, aveva poco dopo patito i guasti del terremoto, mentre l'attuale vedeva la luce soltanto a 33 anni dal sisma.
Breve, quindi, il trasferimento a Monteaperta/Viškorša per la messa e un incontro conviviale, prima della grande notte con i giovani a Taipana/Tipana.
Erano un centinaio le ragazze e i ragazzi delle superiori provenienti dalle comunità di tutta la forania. Trasmettevano la gioia e la schiettezza della loro giovane età. Non erano venuti per una performance canora o musicale, ma per pregare con l'arcivescovo, per testimoniare la volontà di dare un senso alla propria vita.
«Per noi giovani — ha detto un portavoce — è una seconda occasione di incontro, dal momento che la scorsa quaresima abbiamo vissuto proprio in questa chiesa un momento intenso di preghiera, meditando insieme la Via Crucis. Non a caso, allora come stasera, abbiamo scelto di salire un monte per riunirci e metterci in ascolto della parola di Dio, così come fecero con Gesù i discepoli. Qui, idealmente più vicini a Dio, chiediamo la grazia di fare quell'incontro con lo sguardo di Gesù, tema della veglia di questa sera, che è capace di cambiare la vita. Ci auguriamo che, guidati dalle sue parole, quando torniamo nelle nostre parrocchie e nelle nostre case, gli altri possano leggere nei nostri occhi lo stesso sguardo d'amore e misericordia di Cristo».
Una foto fissava, infine, il simbolico abbraccio dei giovani al proprio vescovo, spegnendo i riflettori sulla visita di Mazzocato alle comunità del Gran Monte, non certo gli entusiasmi che il prelato ha saputo accendere.

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