Svenduti a Cividale e condannati a morte dai nostri sindaci. Incredulità e sconcerto, misti a un sentimento rabbia, sta suscitando nelle valli del Natisone il documento presentato al presidente della Regione dai primi cittadini di Drenchia, Grimacco, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna e Stregna, unitamente a quelli di Prepotto e Torreano nonché quello della città ducale, con la richiesta di affidare a Cividale le competenze della Comunità montana e di entrare a far parte della vasta associazione intercomunale, l'ex Aster, con una popolazione di 65 mila abitanti in cui i nostri minuscoli comuni non avrebbero alcuna voce in capitolo.
«Un suicidio», ha bollato l'operazione il sindaco di Pulfero, Piergiorgio Domenis, l'unico che non vi ha aderito. Con l'aggravante che la proposta è stata firmata il 1° luglio, pochi giorni dopo che a San Pietro era stato rievocato l'Arengo della Slavia, cioé era stata celebrata la splendida pagina storica dell'autonomia goduta sotto il Patriarcato di Aquileia e la Repubblica di Venezia. «Delle due l'una — si commenta con amara ironia tra le persone più acculturate —: o i nostri sindaci non hanno coscienza di ciò che annualmente ricordano presso la chiesetta di San Quirino o non sanno cosa firmano». Che sia il primo o il secondo caso, c'è davvero da preoccuparsi delle capacità politiche e amministrative dei primi cittadini. Anche perché la rinuncia ad ogni autonomia e la «resa incondizionata a Cividale» arriva a poca distanza dalla famigerata lettera al ministro degli Esteri, Franco Frattini, contro la scuola bilingue e la tutela della minoranza slovena.
Fortuna che nel resto della montagna della provincia di Udine ci sono amministratori che usano la testa. La Carnia, infatti, ha rifiutato categoricamente la proposta della Giunta regionale di istituire le Unioni dei comuni montani perché chiede autogoverno con più forti competenze per le future Comunità montane (o come si chiameranno) quale condizione irrinunciabile alla rinascita e allo sviluppo dei territori in quota.
Sotto la forte spinta politica il presidente Tondo ha stoppato il disegno di legge di riordino e semplificazione dell'ordinamento locale in territorio montano e ha acconsentito alla costituzione di un tavolo di lavoro formato da una quindicina di componenti indicati dalle comunità montane. L'auspicio del governatore, come si legge nel comunicato della Regione «è di arrivare alla fine dell'estate con un disegno di legge in grado di accogliere il consenso non solo della maggioranza, ma di tutta l'aula consigliare».
Sul tavolo di lavoro è recentemente intervenuto anche il consigliere regionale della Slovenska skupnost, Igor Gabrovec, che ha chiesto a Tondo di non scordare «che il territorio montano della nostra regione coincide in buona parte con le zone dove è storicamente insediata la minoranza slovena». Perciò il consigliere della Slovenska skupnost, in virtù delle legi di tutela, chiede a Tondo di considerare l'opportunità di garantire la nomina di un rappresentante della minoranza slovena anche nel tavolo di lavoro in questione «perché — conclude la sua lettera — si rispetti lo spirito delle leggi e si contribuisca ad affrontare la delicata questione con la massima partecipazione dei soggetti coinvolti, e quindi anche della comunità slovena».