Serve apertura culturale

 
 
Ci interessa chiaramente l'anno scolastico delle scuole del nostro territorio, dove vive ed opera la comunità di lingua slovena. Dopo aver ottenuto la parità costituzionale come tutti gli altri cittadini italiani, nel febbraio del 2001, stiamo ancora aspettando la piena attuazione del dettato disposto dalla legge, perché per noi le difficoltà, i rimandi, gli ostacoli sono all'ordine del giorno, quasi che ci fosse una tacita aspettativa che i nostri problemi, ma anche le nostre aspettative, siano definitivamente risolte dalla legge implacabile del tempo, che evidentemente non ci favorisce.
Si trascina stancamente la situazione della scuola bilingue di San Pietro per l'indisponibilità dei locali e per la lentezza indescrivibile con cui si cerca di ovviare alla dispersione degli alunni in diverse sedi, con evidente danno della continuità didattica. Dobbiamo dare atto ai responsabili della scuola ed ai genitori dei figli che la frequentano, di aver fatto sentire la loro voce per chiedere l'applicazione della legge. Si è trattato di una presa di posizione alta e nobile, che ha visto reclamare con coraggio e dignità quanto spetta per sacrosanto ed elementare diritto.
Così, anche nella provincia di Udine si è levata forte e chiara e sempre rispettosa, come da tradizione, la voce degli sloveni che così hanno manifestato la loro presenza e, nello stesso tempo, la coscienza ormai matura della loro identità e del contributo civile che danno ed intendono continuare a dare alla società. In questo senso si sta estendendo la coscienza dei nostri diritti costituzionali anche ad altre comunità della Slavia.
Già da mesi si parla di scuole bilingui a Taipana e Lusevera. La presentazione di un progetto unitario rafforzerebbe la richiesta e potrebbe più facilmente superare gli ostacoli rappresentati dal numero limitato degli alunni e dalle ristrettezze economiche dell'amministrazione pubblica. Purtroppo qui le cose sono complicate da incomprensioni interne, che rendono più difficile questa realizzazione tanto utile e necessaria. Non sono chiare le motivazioni profonde del mancato accordo, ma una cosa è molto chiara: il danno culturale che patisce la cultura in quanto tale, non unicamente la slovena. È questa la grande posta in gioco: l'apertura culturale.
Buone notizie vengono invece dalla Val Canale, dove si progetta addirittura una scuola trilingue, quasi a realizzare la prassi di Monte Lussari, dove italiano, sloveno e tedesco hanno stabile e cordiale e pacifica dimora, con la meraviglia e l'entusiasmo dei pellegrini che vi giungono e si lasciano affascinare dalla Pentecoste colà vissuta e realizzata. Se la cosa va in porto, nella Val Canale, per l'accordo tra i comuni di Malborghetto e Tarvisio, lo sloveno sarà lingua di insegnamento nelle medie superiori, per la prima volta in provincia di Udine. Una buona notizia a cui auguriamo si possano aggiungere tante altre.

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