Resterà un solo comune?_Bo ostala ena sama občina?

La Regione sta mettendo mano a una riforma delle autonomie locali. I tempi si prospettano lunghi, ma sembra chiara l’intenzione della maggioranza di chiudere le province o trasformarle in enti di secondo grado. Rimarrebbero, quindi, le amministrazioni solo a livello comunale e regionale. Pare scontato che in questo contesto i comuni più piccoli saranno spinti a unirsi tra di loro o ad essere assorbiti da un comune più grande. Anche nelle Valli del Natisone si sta già ragionando sulla possibilità di creare un comune unico. In un recente convegno del Psi a San Pietro al Natisone si è spinto su quella soluzione. Ma sono diverse le posizioni degli attuali sindaci, che siamo andati a sondare. Secondo il sindaco di Savogna, Germano Cendou, è ancora presto per pensare a un comune unico, anche se spera comunque di arrivare a una fusione, visto che «le Valli del Natisone sono abbastanza omogenee. In tutti i comuni abbiamo le stesse problematiche, la stessa cultura, la stessa lingua. Le cose vanno però affrontate concretamente, perché non si tratta comunque di una cosa semplice e, a mio avviso, la municipalità dovrebbe comunque restare in tutti i comuni». Sulla stessa lunghezza d’onda Piergiorgio Domenis, primo cittadino di Pulfero. «Sette amministrazioni nelle Valli non sono una spesa insostenibile – sottolinea –, ma bisogna chiedersi che senso abbiano. Parliamo di una comunità di 5500 abitanti, in numeri un comune piccolo, anche se il territorio è molto vasto. Credo che l’unione intercomunale dei servizi possa essere un buon rodaggio per una futura fusione, anche se non immediata, di tutti i comuni». Sì al comune unico, ma con cautela per il sindaco di San Pietro, Tiziano Manzini: «Non sono contrario all’idea, ma bisogna garantire la rappresentatività ad ogni angolo delle valli, anche ai comuni più piccoli, come può essere per esempio quello di Drenchia». Non si pronuncia in merito Teresa Terlicher, vicesindaco reggente di San Leonardo, mentre un no secco viene espresso da Eliana Fabello, sindaco di Grimacco. «È facile parlare, ma nessuno ha mai dimostrato che ci sia un reale risparmio e qualora ci fosse, sarebbe a discapito dei servizi. Un conto è fare le cose sulla carta, un altro è farle concretamente. Per quanto riguarda il mio comune ritengo di essere organizzata e di fare il massimo già così. Siamo già ottimizzati al massimo, cosa possiamo fare di più? Se avessimo tempo e modo per aiutare anche gli altri ci saremmo già messi d’accordo per farlo. Siamo già in zone disagiate, abbiamo già i nostri problemi, credo che il risparmio che fanno su di noi non sia giusto». Pensieri, questi, condivisi anche dal primo cittadino di Drenchia, Mario Zufferli. «Fare un comune unico vorrebbe dire mettere assieme solo le miserie. Sarei d’accordo se ci fosse un’efficienza reale. Ma così che servizio potremmo dare al cittadino? L’entità comunale è il punto di riferimento. Nel caso di un comune unico, il cittadino di Drenchia con chi si rapporterebbe? Sono proposte che vengono fatte senza un programma chiaro alla base. Si pensa di risparmiare sempre sui poveri, quando ci sono tantissime altre cose da tagliare. Basterebbe tagliare ai consiglieri regionali. I sindaci sono dei missionari sul territorio». Il comune unico è, invece, una soluzione improbabile e non prioritaria secondo il sindaco di Stregna, Mauro Veneto, che però vede «prioritaria la necessità di unire le forze in termini di risorse umane per poter garantire in maniera più organica e funzionale l’erogazione dei servizi ai cittadini». Tirando le somme, è un tre a tre contro il comune unico. E, perdurando tale situazione, il progetto è destinato a fallire. Anche perché in un’intervista con il nostro giornale l’assessore regionale alle autonomie locali, Paolo Panontin, ha affermato: «Se i comuni si vogliono fondere, devono farlo perché hanno la convinzione che le popolazioni del territorio ritengono di arrivare a quella soluzione». Quanto alle aggregazioni sovracomunali, «dovrebbero essere volontarie per quanto riguarda il disegno dell’area. Io non immagino di imporre un criterio standardizzato che si fondi su un numero minimo di abitanti o di comuni, prescindendo dalla realtà. Alla base delle aggregazioni ci deve essere una realtà di condivisione culturale, storica, orografica, economico-sociale». Non è difficile prevedere che la materia delle fusioni e delle aggregazioni terrà banco nella campagna elettorale della prossima primavera, quando andranno al voto Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone e Stregna.

Dežela Furlanija Julijska krajina želi napraviti reformo lokalnih avtonomij. Province naj bi zaparli in bi ostala le regionalni in kamunski nivò. Vmies pa bi ble povezave med kamuni, da bi tudi te buj majhani mogli nuditi ljudem vse tiste, kar potrebujejo za normalno vsakdanjo življenje. Regionalni odbornik za lokalne avtonomije Paolo Panontin je miesca junja v intervjuju z Domam poviedu, de niema v pameti določiti on, dost kamunu al’ ljudi bo muorla imieti vsaka povezava. Še manj pa ukazovati, kateri majhani kamuni naj bi se združili v adan buj velik kamun. »Do združitve kamunu muore priti, če so za tuo prepričani ljudje na teritoriju. Tudi unije med kamuni se muorejo roditi na bazi skupnih kulturnih, zgodovinskih, teritorijalnih, ekonomskih in socialnih interesu,« je poudaru. De bi se tuole zgodilo, so ustavili reformo administracij v gorskim teritoriju, ki jo je bla sparjela stara Tondova vlada. Gorske unije se nieso rodile in bojo še naprej živiele Gorske skupnosti, četudi pod komisarsko roko. A za globalno reformo lokalnih avtonomij bo Dežela potrebovala vič liet. Te majhani kamuni pa hitro potrebujejo se reœiti iz velikih finančnih težav, ki jih imajo. Podbuniesac, Sauodnja in Špietar so se že povezali in bojo skarbieli kupe za venč part opravil, ki jih vsak kamun ima. Kaj pa rečanski kamuni? V Dreki in Sriednjem so mislili na unijo vsieh sedmih kamunu Nediških dolin in so žalostni, de so kolegi nediške in sauonske doline pomislili samuo za se. V Svetim Lienartu in Garmaku mislijo pa, de bojo lahko šli naprej vsak po svoji poti. Grede kajšan že potiska za adan sam kamun za cele Nediške doline. Tisti, ki so zatuo, pravijo, de nie pametno imeti kar sedan kamunu za slavih šest tavžint ljudi. Po njih pameti bi z združitvijo v adan san kamun parœparali puno sudu, bi buojš služili ljudem, bi lahnejš varvali domačo slovensko identiteto in bi bli politično buj močni. Tisti, ki so pruot, odguarjajo, de zaprieti majhane kamune pomeni dati smartni žlah vasem v gorah in ljudem, ki v njih žive.
Vprašali smo šindake, kaj mislijo. Vsi pravijo, de še nie pravi cajt, de bi mislili o združitvi. Vsekakor pruoti adnemu samemu kamunu za Nediške doline so se jasno postavili dreški, garmiški in srienski šindiki. Podutana muči. Te drugi trije telo perspektivo vidijo ku realno.

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