Resiani “chiaramente” sloveni! Parola di Parco genetico

 
 
Letto l'articolo «Resia, che guaio confondere genetica e linguistica» (cfr. Dom del 31 maggio), Sergio Chinese, sindaco di Resia, ha preso carta e penna, per esprimere disappunto per l' «ironia» con la quale sono stati trattati i sui estemporanei commenti a proposito dei risultati della ricerca nell'ambito del «Parco genetico Friuli Venezia Giulia» sui geni dei resiani. Il primo cittadino nella sua nota ci chiede «serietà» nell'affrontare l'argomento con l'inevitabile risultato di suscitare ulteriore ironia, in considerazione del fatto che la richiesta giunge da uno che è convinto — e ha paragonato senza pudore il proprio verbo ai quattro venti — che l'identità etnico-linguistica di una popolazione sia racchiusa nel corredo genetico degli individui.
Inutile, allora, accusarci di «gettare discredito» su di lui e la sua amministrazione comunale: vi ha provveduto da sé. Quantomeno di fronte a ogni persona dotata di un minimo di istruzione e di capacità di ragionamento autonomo. E non vale nascondersi dietro a un «liberamente» eletti, in quanto il consenso popolare non autorizza chicchessia a diffondere quelle che sotto il profilo culturale e scientifico risultano autentiche corbellerie.
È proprio il contrario. Ricoprire un importante incarico politico-istituzionale richiede un elevato senso di responsabilità nei confronti delle persone che si amministrano. I ragionamenti, le parole e le prese di posizione di un sindaco, assessore o consigliere hanno, infatti, un peso maggiore di quelle di un semplice cittadino, soprattutto presso chi non ha la possibilità di discernimento critico, cioè presso i meno ferrati culturalmente.
A nostro avviso, in questo caso — come in quello dell'adozione da parte del Comune di una nuova fantasiosa grafia per il dialetto resiano —, Sergio Chinese ha seguito una linea fortemente ideologica, nel senso di una viscerale avversione a far rientrare le parlate della Val Resia nel novero di quelle slovene come stabilito con il necessario rigore scientifico da tutti gli slavisti.
Appare altamente improbabile, infatti, che il sindaco non sia a conoscenza che sul sito internet ufficiale del «Parco genetico Friuli Venezia Giulia» (www.parcogeneticofvg.it), alla voce «Info su Resia» ci sia scritto che «per il suo parlare e per la sua tradizione popolare Resia appartiene chiaramente all'area slovena». Del resto degli studiosi seri e rigorosi, quali sono gli autori della ricerca, non possono andare contro le risultanze della scienza linguistica come fa Chinese.
«Nel Medioevo — spiegano i ricercatori del Parco genetico — il resiano faceva parte del raggruppamento dialettale sloveno detto carinziano/koroška. Dal sec. XV in poi, dopo l'annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia, i legami di Resia con la Carinzia si sono indeboliti». I successivi sviluppi storici e sociali (in primo luogo la pesante politica di assimilazione dopo l'ingresso nello Stato italiano e la guerra fredda seguita al secondo conflitto mondiale, ndr) «hanno creato una situazione in cui i resiani stentano a identificarsi con la cultura slovena, anzi, si vedono come una popolazione ben diversa con una propria lingua e cultura».
Per fortuna, non tutti gli abitanti di Resia la pensano così. Ce ne sono di quelli ben coscienti dell'appartenenza all'area slovena e della necessità di un aggancio a quella sviluppata e fiorente realtà culturale per salvare l'identità etnico-linguistica della valle all'ombra del Canin. Infatti, nonostante l’isolamento e l’assenza di organici interventi di tutela, quando non di aperta avversione a livello istituzionale e scolastico, il dialetto e le tradizioni locali continuano a essere «chiaramente» di matrice slovena. Di più: quelli resiani sono universalmente considerati i dialetti più arcaici tra quelli sloveni e il loro studio è ritenuto indispensabile per ogni slovenista che si rispetti.
Tuttavia, ritenersi sloveni e voler essere tutelati in quanto tali è una libera scelta dei singoli cittadini in virtù anche di leggi statali e regionali. Norme che il Comune è tenuto a rispettare e applicare (anche nella grafia della toponomastica!), senza voler imporre a tutti le ascientifiche convinzioni di chi è temporaneamente alla guida dell'amministrazione locale. Piaccia o non piaccia al “šindik“ (ma che caso: anche nelle valli del Natisone si dice così!) Sergio Chinese.

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