Povratek senosekov_Il ritorno dei falciatori

La storia evolutiva insegna che non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento. Questa è una delle lezioni migliori di Charles Darwin. Viene spontanea a tal proposito una riflessione su una iniziativa che si svolgerà sabato 19 e domenica 20 sui prati della strada panoramica che porta a Tribil. Un gruppo di amici, che potremmo identificare come «abitatori» tra le chiese di San Nicolò di Iainich e quella di San Giovanni di Tribil, vogliono riprodurre la fienagione come veniva praticata nelle Valli, per secoli: falciando con la falce a mano; rastrellando col rastrello di legno; conservando il fieno in meda… Che oggi si proponga ciò in una festa potrebbe sembrare un nostalgico grido che rimpiange i tempi passati e ai protagonisti si  potrebbero muovere forti sospetti di indisposizione al cambiamento. Quindi questi abitatori, che ancora vivono abitando e lasciandosi abitare da questi luoghi, sarebbero destinati alla scomparsa, proprio come insegna la selezione naturale nella teoria evolutiva.
Ma questo, naturalmente, è solo il giudizio di un interprete superficiale. È tutt’altro il senso della festa rievocativa che si vuol fare.
La portata simbolica di immagini e scene che appartengono al passato e non torneranno (anche se si è tagliato il fieno con la falce a mano per almeno 500 anni nelle Valli) si apre verso un futuro che crediamo possibile e migliore di oggi. La nostalgia, che pure c’è, dev’essere vista come una leva che spinge con forza alla creazione di condizioni di vita migliori per il futuro.
Proprio la nostalgia di una vita semplice e felice ci fa riflettere su un equilibrio tra uomo e territorio (questo scosceso, impervio, ma affascinante territorio) che un tempo si era creato e ora decisamente si è perduto. Gli uomini nelle Valli  hanno dato prova di essere come «funamboli» che abilmente camminavano sulle corde sospese da terra, ma non cadevano; riuscivano a raccogliere le uova che facevano le galline a Topolò prima che precipitassero. L’equilibrio era anche visibile nel paesaggio con una giusta disposizione di terreni dediti a prato, a bosco, a seminativi e a centri urbani.
Ora ci sono pochi paesaggi aperti e sereni perché non ci sono quasi più audaci acrobati all’altezza della situazione; esperti di equilibri economici e affettivi; veri abitatori delle Valli che trovano il senso del loro vivere lavorando in «questo luogo» (senza che sia solo un posto per dormire, mentre i rovi minacciano gli abitati). Molti  disperdono il potenziale affettivo in relazioni e «amicizie» lontane e virtuali e preferiscono non coinvolgersi troppo con «questa gente».
Una festa che vuol far sorgere domande. È il nostro territorio inadeguato per l’uomo d’oggi, visto anche che dai nostri pendii scivolano verso luoghi più comodi ogni anno tante persone e, coloro che non partono fisicamente abdicano ogni impegno? O sono gli uomini d’oggi ad essere inadeguati per le nostre ambiziose vette che, se raggiunte, mostrano orrizzonti sconfinati? È il luogo che abbisogna di trasformazioni (magari con politiche che  incentivino non si sa bene cosa)? O sono gli abitanti che devono rinascere come uomini nuovi e coraggiosi, veri abitatori, eredi di degne generazioni passate?

V saboto 19 in v nediejo 20. luja bojo siekli travo ku ankrat na senožetih blizu cieste, iz Dolenjega Tarbija do Stare gore. Ob teli parložnosti boste gledal’, kuo siečejo travo s kosmi an jo pograbijo, de bi nardil’ kopo. Program: u saboto ob 7. uri bojo začel’ sieč travo, ob 9. uri kulcion ob 11. uri navadmo se sieč travo; u nediejo ob 11. uri potrosimo travo, ob 12.30 kosilo an ob štierih pograbli bojo senuo, de bi nardil’ kopo.

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