Per il federalismo linguistico in Friuli Venezia Giulia

 
 
In una regione come il Friuli-Venezia Giulia che è storicamente punto d'incontro tra lingue e culture diverse, è naturale riflettere su come formare i futuri cittadini, affinché affrontino al meglio la sfida di vivere in un mondo sì senza confini, ma anche sempre più globalizzato. Questo lo scopo del convegno regionale dal titolo «Quali lingue, quante lingue nelle scuole del Friuli-Venezia Giulia» organizzato dal Centro internazionale sul plurilinguismo e dall'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, lo scorso 13 maggio all'Università di Udine.
L'ateneo friulano, come ha ricordato il magnifico rettore, Cristiana Compagno, nel suo saluto, è nato proprio dalla facoltà di Lingue e letterature straniere che può vantare il primo posto nella classifica delle Università italiane per quanto riguarda la didattica.
Numerose le autorità presenti in sala. Dopo l'intervento del rettore, hanno portato i loro saluti il sindaco di Udine, Furio Honsell, l'assessore all'Istruzione, cultura, pari opportunità e identità della Provincia di Udine, Elena Lizzi, la preside della facoltà di Lingue e letterature straniere, Antonella Natale Riem, l'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Molinaro. Cesira Militello rappresentava l'ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia.
Giorgio Ziffer, direttore del Centro internazionale sul plurilinguismo, ha ribadito la necessità di affiancare alla lingua inglese, ormai insegnata in tutti gli istituti, una seconda lingua. «Il plurilinguismo è il tratto distintivo del Friuli-Venezia Giulia — ha sottolineato — e la scuola ha il dovere di riflettere tale realtà«.
Da un sondaggio fatto nelle scuole secondarie della regione, per esempio, molti ragazzi hanno espresso la curiosità di imparare lo sloveno, una delle lingue con il minor numero di parlanti d'Europa. «In un periodo in cui si parla tanto di federalismo, si dovrebbe pensare, forse, ad un federalismo lunguistico. In Friuli dovrebbe essere scontato garantire nelle scuole l'insegnamento dello sloveno e del tedesco. Non si tratta solo di conservare un prezioso patrimonio culturale — ha concluso Ziffer —, ma di garantire un avvenire ricco per i nostri ragazzi, perché le lingue non sono solo parte fondamentale del bagaglio culturale, ma sono anche una grande grande risorsa quando ci si mette alla ricerca di un impiego».
«Le lingue sono uno strumento indispensabile per la comprensione e l'accettazione dell'altro — ha detto Alessandra Missani, direttore dell'Agenzia nazionale per lo svilupo dell'autonomia scolastica del Fvg —. In un mondo sempre più globalizzato, la diversità linguistica è aiuta a definire l'identità di una persona».
Tra le varie iniziative, l'Ansas è impegnata, in collaborazione con le scuole di Austria e Slovenia nel progetto Cromo, il modulo interculturale transfrontaliero, pensato per mettere in comunicazione gli studenti degli istituti confinanti, al fine di promuovere la conoscenza reciproca e di sviluppare strategie e competenze linguistiche.
L'insegnamento di una seconda è spesso un lusso che la scuola italiana in molti casi non può permettersi. Le strategie, come quella di fare della seconda lingua un'attività extracurricolare ormai non bastano più. Giuliana Cinelli, dirigente scolastico del liceo scientifico «Le filandiere» di San Vito al Tagliamento, è convinta che ormai sia necessaria una riorganizzazione dei curricula per attuare l'insegnamento di una seconda lingua.
«In una regione autonoma come il Friuli-Venezia Giulia — ha detto Cinelli — la realizzazione di questo progetto non dovrebbe essere troppo difficile. Le risorse sono, purtroppo, ancora esigue, ma quello che preoccupa di più è la disorganizzazione. Basterebbe che i bandi dei progetti, che allo stato attuale delle cose, arrivano ad anno scolastico già inoltrato, se non prossimo alla fine, e con scadenza annuale, arrivassero prima e avessero un po' più di continuità. Così eviteremmo almeno di sprecare i pochi mezzi che abbiamo a disposizione».
Di particolare interesse sono state le presentazioni delle scuole con l'esperienza dell'insegnamento della seconda lingua. Insieme ai loro studenti, sono intervenute Vania Di Narda, vicario del dirigente scolastico dell'«Educandato Uccellis», e Antonia Teresa Stricchiola, insegnante del liceo scientifico «Paolo Diacono». Presente era anche Adriana Sartor del liceo classico «Walther von der Vogelweide» che ha presentato l'esperienza dell'insegnamento della seconda lingua in Sud Tirolo.
Al convegno era presente anche Max Bruschi, consigliere del ministro Gelmini, che ha tenuto a precisare: «Nelle scuole non vanno insegnate esclusivamente le lingue comunitarie. Bisogna capire che il commercio si sta aprendo anche a paesi come il Medio Oriente e la Cina e prendere in considerazione anche queste lingue nella formazione degli studenti».
Al dibattito finale hanno partecipato Caterina Segat, vicedirettore Confcommercio di Udine, e Roberto Ganzitti, vicedirettore Confindustria di Udine. Entrambi hanno parlato delle prospettive di una collaborazione tra scuole e attività economiche della nostra regione.

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