Paravan, storia e significato di un cognome

 
 
Nel sec. XIV viene attestato nella zona di Segnacco un abitante, immigrato da Quals, di nome Privanus1. Potrebbe trattarsi della forma latinizzata di un antico personale slavo. Non è strano che nel medioevo nella zona di Quals di Reana si trovino nomi paleo-sloveni di persona: si rifletta sul fatto che uno di questi, *Čupik si è perfino fossilizzato nel nome di un paese, Zompitta2. Nella prima parte del sec. XV compaiono in documenti del Tarcentino le seguenti persone: Nicolussius Privan di Segnacco3 e Zilius q. Privani de Tercento (‘Nicoluccio Privan’ il primo ed ‘Egidio figlio di Privan’ il secondo)4. Sempre nel Tarcentino e negli anni 1370-90 è attestata una persona di nome Privacium5. A questa quota temporale non si può, nei nostri paesi di campagna, parlare di veri e propri ‘cognomi’ (nel senso stabilizzatosi più tardi), bensì di personali della tradizione locale e di nomi di casato derivati da questi personali. Anche in età moderna (sec. XVIII, arch. parrocchia di Isola M.) troviamo nel Friuli isontino un cognome Privan, ma non si può esser certi che derivi effettivamente dall’antico nome quattrocentesco. Nella Bassa può essere anche una sorta di etnico, indicando il non lontano paese di origine (Privano / Prevàn, frazione di Bagnaria Arsa, nel sec. XIII de Privano; Frau 98) di una o più famiglie. Ciò non risulta plausibile per il Tarcentino; mentre possediamo infatti qualche esempio di cognomi derivati da toponimi ma privi dei tradizionali suffissi etnici (es. Maniacco, Moimas, Tavagnacco), abbiamo rarissimi esempi di nomi di persona derivati dal nome di un paese. Risultano attestate per esempio donne di nome Aquileia, ma qui avrà influito il grande prestigio del nome (ben presente nell’ambiente ecclesiastico e colto).
Come si è potuto vedere, nel sec. XV *Privan e *Privac erano invece personali (oltre che nomi di casato) in uso nell’area tarcentina, cioè in quella che era ed è ancora una zona al confine linguistico romanzo-slavo. E pare poco plausibile l’ipotesi di un’immigrazione di contadini della Bassa, da un piccolo villaggio com’era Privano. Possediamo migliaia di testimonianze di spostamenti di persone dalle aree montane (e collinari) del Friuli verso la bassa pianura dove partecipavano alla colonizzazione di zone prima boscose o paludose. Ma attestazioni di emigrazioni in senso contrario, dai paesi del basso Friuli alla Carnia o alle Valli del Torre e del Natisone mancano quasi del tutto. Esiste qualche caso di soldati o addetti al controllo dei confini (e delle strade che vi portavano) che si stabilivano in una valle; ed ancora si sa del fenomeno delle deportazioni veneziane (che coinvolse però un numero limitato di casi).
È possibile invece formulare un’ipotesi che spiegherebbe sia gli antichi personali e nomi di casato sia il toponimo della Bassa Prevàn, isolato nel vasto campo onomastico italiano (nomi di luoghi e di persone).
Ma prima si vuole introdurre un problematico cognome, Paravàn / Paravano, quasi sicuramente originario da due valli vicine, quella di San Leonardo e quella del Judrio, da dove si è sparso anche in altre zone, soprattutto nel basso Friuli. Le prime attestazioni finora emerse risalgono alla fine del sec. XVI: 1599 Juan Parauan, Urban parauan, Helar di Tomas parauan, tutti de S.to Leonardo6. L’etimologia del cognome era considerata finora sub iudice. Un etimo suggerito per esempio da uno studioso era stato quello di un nome slavo precristiano, continuato forse dal cognome Periovan, oggi scomparso7 ma attestato un tempo nelle Valli del Natisone. Una difficoltà sorge però subito per il fatto che nel sec. XVII questi due cognomi sono già ben differenziati, pur insistendo quasi nella stessa area.
Dei paragoni più convincenti a dire il vero non mancavano ma sembrano avere il loro centro diffusionale nei Balcani, dunque piuttosto lontano dal Friuli orientale: cfr. i cogn. Parvanov (Bulgaria), P‰rvan (Romania), Paravanos (Grecia settentrionale). Non si riusciva a capire un eventuale legame, una base nominale comune fra tutti questi cognomi.
Per tutti questi casi sembra invece plausibile una base onomastica *Prvi (lett. ‘primo’): cfr. il numerale sloveno prvi, russo pérvyj. Ed ancora l’appellativo sloveno prvénec, -énka ‘primogenito /-ta’ (e sinonimo sloveno prv

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp