Naj občina očedi tablo_Il comune pulisca il cartello

Naj špietarski kamun očedi ciesno tablo pred vasjo na kateri so spet pomazali domače ima Špietar in naj prijavi policijskim oblastem, ljudi, ki so tuole nardili. Takuo je napisano v pismu, ki ga je osam predstavniku slovenskih organizacij, ki imajo sedež v špietarskim kamunu, pošjalo šindiku Tizianu Manziniju in v vednost špietraskim karabinierjam. Podpisani so Igor Tull za Zavod za slovensko izobraževanje, Bruna Dorbolò za Inštitut za slovensko kulturo, Giacinto Iussa za Društvo beneških likovnih umetniku, Beppino Crisetig za Študijski center Nediža, Giordano Sdraulig za zbor Matajur, Germano Cendou za zbor Pod lipo, Davide Clodig za Glasbeno Matico in Luisa Battistig za Planinsko družino Benečije. Podpisniki pravijo, de so začudeni, de kamun nie nič stuoru pruoti umazanemu dejanju.

L’amministrazione comunale provveda a ripulire il cartello stradale all’ingresso di San Pietro al Natisone con il toponimo in sloveno imbrattato e presenti denuncia contro gli autori del misfatto agli organi preposti. Sono queste le richieste contenute in una lettera inviata al sindaco Tiziano Manzini (e per conoscenza al Comando della stazione carabinieri) dai presidenti di otto organizzazioni e associazioni slovene aventi sede e operanti sul territorio. Si tratta di Igor Tull dell’Istituto per l’istruzione slovena, Bruna Dorbolò dell’Istituto per la cultura slovena, Giacinto Iussa dell’Associazione artisti della Benecia, Beppino Crisetig del Centro studi Nediža, Giordano Sdraulig del coro Matajur, Germano Cendou del coro Pod lipo, Davide Clodig della Glasbena Matica Špeter e di Luisa Battistig della Planinska družina Benečije. «Con grande dispiacere – si legge nella lettera – dobbiamo rilevare che nelle nostre Valli ancora operano forze oscure che non ottemperano alle leggi recepite per garantire pari dignità e rispetto a tutti i cittadini del nostro Stato. Le azioni vandaliche si ripetono e i trasgressori operano nel buio della notte consapevoli della gravità dei loro atti, timorosi di farsi identificare da una collettività civile e democratica». Gli otto firmatari si dicono stupiti che il Comune, «l’ente preposto a gestire il bene comune di tutti, senza distinzione razziale, linguistica, etnica, quindi nel rispetto delle leggi recepite democraticamente, non faccia il necessario per ristabilire il giusto».

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