Mnogi se z dokumentom strinjajo_In molti condividono il documento

mazzocatoVidenski nadškof Andrea Bruno Mazzocato se bo oktobra in novembra srečal v sedmih območjih nadškofije z duhovniki in diakoni ter z dekanijskimi sveti, da bi predstavil načrt reforme nadškofije. Posameznih dekanijski sveti lahko k načrtu prispevajo s predlogi. Spomladi in poleti bodo pa obdelali dokončno besedilo škofijskega načrta. Slednjemu bo škof priložil pastoralno pismo. Trenutno je 24 dekanij; po novem naj bi za zdaj nastalo le 9 dekanij. Poleg njih bi nastalo tudi 56 »župnijskih skupščin«. Petnajsdnevnik Dom, Združenje »Don Evgen Blankin« in Združenje »Don Mario Cernet« so v skupnem dokumentu predlagali ustanovitev ene foranije za Benečijo in ene foranije za Železno in Kanalsko dolino. Vprašajo, naj nadškofija poskrbi za duhovnike, diakone in pastoralne delavce, ki znajo in govorijo slovenski jezik. Z vsebinami dokumenta o teritorialni reformi videnske nadškofije se strinjajo tudi žabniški župnjiski svet, direktorica ukovškega župnijskega sveta Anna Wedam in veliko izmed duhovnikov, ki službujejo na območju, kjer je uradno priznana slovenska manjšina.

Nei mesi di ottobre e novembre l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato incontrerà in sette zone della diocesi di Udine i sacerdoti e i diaconi e i Consigli pastorali foraniali per presentare la bozza del nuovo progetto diocesano. Il progetto attende, infatti, suggerimenti, modifiche e integrazioni da parte di ogni Consiglio pastorale foraniale. In primavera e in estate si provvederà alla stesura del testo definitivo del progetto diocesano, che l’arcivescono accompagnerà con una lettera pastorale. La bozza presentata ai consigli Presbiteriale e Pastorale diocesani prevede che dalle attuali 24 si passi ad appena 9 foranie e vengano istituite 56 «collaborazioni pastorali». A questo proposito il gruppo redazionale del quindicinale Dom, che da cinquant’anni collega le comunità di lingua slovena dell’Arcidiocesi di Udine, l’associazione «don Eugenio Blanchini» che, anche attraverso gli otto circoli aderenti, organizza l’attività dei cattolici sloveni in provincia di Udine, hanno redatto un documento, nel quale chiedono alla Chiesa di non abbandonare le Valli abitate da sloveni, la costituzione di una forania per la Slavia friulana e di una per il Canal del Ferro-Valcanale e infine di destinare al servizio pastorale in loco sacerdoti che sappiano la lingua slovena. Abbiamo chiesto ad alcuni sacerdoti dell’area interessata di esprimere la propria posizione in merito al documento. Mons. Rizzieri de Tina, vicario foraneo di Nimis/Neme, afferma: «Condivido quanto viene espresso nel documento. Anche qui nella zona del Torre-Cornappo si era pensato a un punto di riferimento interno alla locale cultura della montagna. Credo, e l’ho anche constatato, che la montagna sia il fronte della storia pastorale della nostra diocesi. Avviene prima in montagna ciò che dopo avviene in pianura. La montagna in questo territorio è abitata da gente di cultura slovena, direi che i problemi che stiamo affrontando nelle aree montane ci fanno aguzzare la vista verso l’avvenire». «Il documento mi è parso molto equilibrato e consono», risponde don Giovanni Driussi, parroco di Faedis/Fojda. «Alla congrega della forania di Cividale non ho partecipato – aggiunge –, ma ho mandato una lettera, nella quale riporto i punti salienti di questo documento, che mi trovano concorde: dalla promozione della collaborazione foraniale tra parrocchie di lingua slovena, all’attenzione nella scelta di presbiteri che conoscano e siano disposti ad imparare la lingua slovena». Don Michele Zanon, vicario foraneo di San Pietro, riporta la posizione espressa dai sacerdoti delle valli del Natisone (assenti mons. Marino Qualizza e don Natalino Zuanella), che si sono recentemente riuniti, secondo i quali, «non è considerata necessaria l’istituzione delle foranie proposte nel documento, perché siamo chiamati ad un’ecclessialità più ampia, che implica l’unità nella diversità. In questo contesto istituire delle foranie ad hoc rischierebbe di creare tensioni e distanze. Si tratta però di una posizione in fieri, dal momento che è ancora tutto in fase di discussione». Secondo mons. Lorenzo Caucig, vicario foraneo di Moggio Udinese/Možnica, «il documento esprime proposte valide, che però dovranno essere discusse in itinere». Non si esprime, invece, don Gianluca Molinaro, che guida le comunità della Val Resia/Rezija, «anche perché il progetto di riforma è ancora in fase di stesura. Verranno raccolte le informazioni e richieste provenienti dalle varie foranie e da altre realtà e poi sarà l’arcivescovo a fornire alla Chiesa locale le direttive opportune. Credo sia presto per rilasciare commenti, attendiamo l’incontro del vescovo con i Consigli foraniali». Anna Wedam, direttrice del Consiglio pastorale di Ugovizza/Ukve, che comprende anche le parrocchie di Valbruna-Ovčja vas e Malborghetto-Naborjet, sottolinea l’impegno comune per la tutela della comunità linguistica slovena locale e la salvaguardia del patrimonio culturale di cui è portatrice. Da qui la piena condivisione di quanto espresso nel documento specialmente in merito alla richiesta di sacerdoti che conoscano la lingua slovena. Una necessità particolarmente sentita soprattutto dopo la recente scomparsa di mons. Dionisio Mateucig, parroco di Camporosso e rettore del Monte Lussari. Anche il Consiglio pastorale parrocchiale di Camporosso/Žabnice ha espresso adesione ai contenuti del documento del gruppo redazionale del quindicinale «Dom» nonché delle associazioni «Don Eugenio Blanchini» e «Don Mario Cernet». L’adesione al documento è stata espressa a seguito di un confronto sui contenuti dello stesso in seno al consiglio, ha fatto sapere con nota firmata il direttore, Paolo Marano. Don Federico Saracino, paroco di Liessa/Liesa concorda «con la necessità di sottolineare l’importanza della presenza della minoranza slovena all’interno della diocesi. Bisognerebbe sollecitare un confronto con gli organi superiori della Chiesa per valutare come concretizzare le proposte contemplate dal documento. Si possono fare tante ipotesi, ma con le forze che abbiamo a disposizione non è facile realizzarle».

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