Minoranze fondamento della specialità regionale

L’incontro tra l’assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, e il direttivo della Confederazione delle organizzazioni slovene – Sso dello scorso 27 settembre, ha rappresentato per molti versi un discrimen nei rapporti tra le organizzazioni slovene e il governo regionale nella persona del diretto responsabile per le minoranze linguistiche.
La cordialità, la franchezza, l’immediatezza del rapporto, unita alla conoscenza dei problemi, all’approccio costruttivo, al confronto aperto, all’ampiezza delle vedute e all’originalità delle prospettive hanno reso l’incontro nodale per i futuri sviluppi dei rapporti, nell’interesse comune, tra la minoranza e la Regione.
L’assessore De Anna ha sviluppato il suo intervento partendo dalla constatazione che, dopo la fine della guerra fredda e la caduta dei confini, le minoranze linguistiche fondano la vera specialità della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, tanto più che le lingue friulana, slovena e tedesca sono maggioranza rispetto all’italinano.
Specialità che non è una parola vuota, ma rappresenta l’arma più efficace per affermare il federalismo fiscale che a sua volta non è una parola astratta, in quanto offre al cittadino maggiori opportunità di crescita e di essere «meno servo»; offre alla Regione e alle amministrazioni locali di operare scelte libere e di impostare un rapporto diretto con i cittadini.
De Anna si è poi soffermato sul problema specifico delle minoranze, sulle quali ha pubblicato una riflessione sul suo profilo Facebook (che pubblichiamo qui sotto). «Le minoranze — ha sottolineato — contribuiscono alla ricchezza della nostra cultura» e offrono la possibilità, dopo la caduta dei confini, di una integrazione tra culture diverse attraverso la scuola.
«È anacronistico — ha denunciato l’assessore — che i ragazzi non si capiscano tra di loro mentre vivono fianco a fianco sul confine che non c’è più». La soluzione sta nell’introdurre nelle suole il bilinguismo il quale, ha chiarito, non consiste nell’imparare una seconda lingua, «ma avere due lingue di base», che non precludono la conoscenza di altre. Altro strumento di integrazione sul confine sono i progetti europei nella maggioranza dei quali (30 su 50), ha riferito l’assessore, le minoranze sono incluse a pieno titolo.
Questi progetti rappresentano i nuovi orizzonti per la nostra Regione, ha sottolineato De Anna, orizzonti di integrazione e coesione nello scenario europeo più ampio che «non significa rinuncia alla propria identità».
E poi, dulcis in fundo, un colpo a sorpresa sulla questione dei dialetti della Slavia. Riferendosi alle note prese di posizione e polemiche sul resiano, po našen e natisoniano, i quali, secondo improvvisati linguisti e storici sostenuti per puri interessi elettorali da politici poco perspicaci, non avrebbero nulla a che vedere con la lingua slovena, De Anna ha tagliato corto, introducendo nel dibattito un principio di stretto rigore, ma anche di buon senso.
Le parlate, i dialletti, gli idiomi locali appartengono alla sfera della «cultura linguistica» e in base a questa essi vanno parlati, conservati, valorizzati, trasmessi ai giovani. La tutela delle minoranze, invece, si riferisce alle lingue standard (dodici per la legge 482/99 di tutela delle minoranze linguistiche storiche, lo sloveno per la 38/01) che vanno usate nella scuola come elemento per diffondere il bilinguismo di cui le minoranze e le regioni di confine hanno bisogno.
Che un assessore regionale di centrodestra proponga con tanta chiarezza una soluzione alla vexata quaestio (spesso più strumentale che realmente sentita dagli stessi che la agitano) dell’origine e della valorizzazione dei dialetti della Slavia friulana, è un segno dei tempi. Avvisaglie in questo senso si sono già avute e si sono concretizzate con l’interesse e il sostegno della Regione e del governo di Roma alla scuola bilingue di San Pietro al Natisone, con l’inclusione nell’elenco delle istituzioni primarie della minoranza dell’Istituto per la cultura slovena di San Pietro, con il riconoscimento da parte del governo regionale di Sso e Skgz come organizzazioni più rappresentative della minoranza, con l’attenzione sempre maggiore alle iniziative e al ruolo della comunità slovena nel rapporto con la Slovenia.

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