Macché clandestini. Sono tutti esseri umani che vanno accolti

 
 
Tutti gli immigrati, irregolari compresi, vanno accolti e rispettati in quanto esseri umani. Il dibattito tra don Pierluigi Di Piazza, direttore del centro di accoglienza «Balducci» di Zugliano, e Božidar Stanišič, uno degli autori di «Rondini e ronde», giovedì 15 luglio, ha offerto al pubblico della stazione di Topolò un'occasione per riflettere sulla condizione di quanti oggi vengono chiamati «clandestini» cui viene raramente riconosciuta la dignità data oggi agli emigranti della nostra regione, gli uni e gli altri partiti in cerca di una vita migliore.
Emblematica, in proposito, la vicenda di Stanišič arrivato da «clandestino» a Zugliano nel '92 per fuggire alla guerra in Bosnia, ha dovuto cominciare un'altra vita in Italia, dove, nonostante l'accoglienza ricevuta, si sente ancora oggi in esilio, perché è lontano, e senza speranza di ritorno, dal Paese in cui è nato e cresciuto, in cui ha creduto e che nonostante tutto, considera ancora la sua vera casa. «Il libro «Rondini e ronde», risultato del contributo di numerosi scrittori immigrati in Italia — ha affermato Stanišič — è un modo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'immigrazione che in Italia viene demonizzata».
Michele Obit, moderatore dell'incontro, ha chiesto se la relazione con l'emigrante sia condizionata da un'oggettiva diffidenza sociale per lo «straniero» di cui prendono atto gli esponenti politici, oppure se sia la diffidenza politica a fare della società un muro contro lo «straniero». In risposta, Di Piazza ha evidenziato l'irrazionalità del razzismo, causata dalla paura del diverso. La politica dovrebbe promuoverne l'eliminazione e non fomentarlo, usando il clandestino come capro espiatorio. «È interessante notare — ha ribadito — che in un paese come l'Italia, che ha subito nei tempi passati una forte migrazione, non ci sia oggi la capacità di rielaborazione e non ci si voglia rendere conto delle difficoltà affrontate da persone costrette a lasciare il loro paese, desiderose solo di approdare in un porto sicuro».
Stanišič ha, invece, rilevato che la linea di confine tra società e politica diventa ogni giorno più sottile ed ha sottolineato che anche nel Nordest i politici usano «la caccia al clandestino» come strumento elettorale: non è difficile accusare e mettere alla gogna persone che non sono in grado di difendersi e a cui non viene data la possibilità di esprimersi. Infine, citando lo scrittore bosniaco Danilo Kiš, ha concluso: «La filosofia di chi nega l'altro è la filosofia dei perdenti. Ciò che rimane dei regimi nazionalisti è solo la tragedia».
Di Piazza ha affermato quanto sia innaturale e limitante vivere in un mondo appiattito. «Il mondo — ha detto — è, per definizione, colorato e pluralista, ha tante “diversità” quanti sono gli uomini che lo abitano». Infine, ha invitato il numeroso pubblico e in particolare i giovani, ad avere il coraggio delle proprie azioni e a protestare apertamente contro ogni tipo di abuso e violenza per la creazione di una società più equa, in grado di riconoscere anche nel «clandestino» anzitutto l'essere umano.

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