Lussari, lo storico Sentiero del pellegrino non sia stravolto

 
 
«Con rammarico abbiamo appreso la sua decisione di fare ricorso contro il vincolo decretato dalla Soprintendenza dei beni e delle attività culturali sul “Sentiero del pellegrino”». Inizia così la lettera che il parroco di Camporosso e rettore del santuario di Monte Lussari, mons. Dionisio Mateucig, ha indirizzato al sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni, che impugnando il decreto emesso lo scorso 15 dicembre dalla Direzione dei beni culturali e paesaggistici del Friuli – Venezia Giulia vuole a tutti i costi realizzare la pista di sci che Promotur aveva in progetto di realizzare accanto allo storico sentiero che porta al santuario mariano.
Mons. Mateucig denuncia senza mezzi termini che con questa decisione il sindaco si mette dalla parte deigli operatori turistici e non delle migliaia di feseli italiani, sloveni, friulani e austriaci, che ogni anno visitano il santuario sulle orme dei loro conterranei che dal 1360 salgono sulla vetta del Lussari, e della gente della Val Canale che ha sottoscritto una petizione a difesa dello storico sentiero.
«Nel prendere questa decisione — scrive il rettore del santuario —, lei premette il sollecito di alcuni operatori turistici, di altri diretti interessati e specialmente dei turisti che frequentano la nostra zona, ma non ha tenuto conto dei 3 mila firmatari del Comitato che vogliono tutelare e mantenere l’attuale Sentiero del Pellegrino».
La grandissima maggioranza di coloro che hanno votato il sindaco Carlantoni, ricorda mons. Mateucig, è per la difesa del sentiero. «Le significhiamo — si legge ancora nella lettera — che noi non abbiamo nulla contro lo sviluppo turistico della valle, anzi! Ciò torna (almeno d’inverno) a nostro vantaggio. Non vorremmo assolutamente ostacolare questo sviluppo se fosse razionale, rispettoso della natura, delle tradizioni ultracentenarie locali». Ma mons. Mateucig chiede almeno di essere informato «di ciò che si decide sulla nostra testa e sul nostro territorio, per non trovarci di fronte a opere malamente compiute (vedi l’obbrobrio di Colma, le stazioni ferroviarie di Tarvisio e di Ugovizza)».
Il parroco non si ferma ad una denuncia generica «pro domo sua», ma manifesta preoccupazione per «la pericolosità geologica e gli smottamenti in atto sulle piste del tarvisiano, compresi gli smottamenti sulla progettata pista sul Sentiero del pellegrino. Ciò è successo in passato, succede al presente e succederà nel futuro. Basta ricordare quante centinaia di metri cubi di materiale si sono riversate a valle in una data ben precisa della nostra storia. […]
Non accettiamo la sua dicharazione in merito alla scelta progettuale attuale come scelta obbligata per il collegamento tra la Florianca e il Monte Lussari. Non abbiamo nulla in contrario al collegamento, ma disponete i progetti in modo tale da non intaccare il colle del santuario e la strada di accesso che da 650 anni è stata usata da milioni di pellegrini italiani, sloveni e tedeschi. Commiseriamo, nel frattempo, l’ironia del suo addetto stampa che infelicemente ha detto che vogliamo “vincolare i sassi della strada”. Non le sembra un po’ grossolano?
E infine non comprendiamo come lei, sig Sindaco, non abbia mai trovato il tempo per convocare la popolazione per discutere e risolvere eventualmente questi problemi.
Quest’anno — conclude mons. Mateucig nella lettera al sindaco di Tarvisio, Carlantoni — ricorre il 650° anno giubilare del santuario di Monte Lussari. Saremo grati al ministro dei Beni culturali se potrà esaudire le nostre richieste e confermare il vincolo sul Sentiero del pellegrino come proposto dalla Soprintendenza. Ciò sarebbe il più grande regalo per la nostra comunità». Mons. Mateucig intende difendere ad ogni costo l’integrità dello storico sentiero del Lussari: «Non vogliamo assolutamente che il Sentiero del pellegrino — ha dichiarato al settimanale diocesano «la Vita Cattolica» —, soprattutto nella parte finale sia cambiato e ci sia una seggiovia che arriva dietro al santuario, stravolgendo l’aspetto di quella che è l’area di un luogo di culto che necessità di silenzio, raccoglimento, riflessione».
Ricordiamo che a difesa del sentiero si erano pronunciati anche alcuni vescovi sloveni in considerazione anche del fatto che la maggioranza dei pellegrini arriva dalle diocesi slovene.

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