L’organizzazione del lavoro per il ripristino della «strata di Plez»

 
 
Il libro dei conti di Leonardo contiene dati interessanti sui prezzi della merce e sui salari dei lavoratori. Prendiamone in esame alcuni in cui si elenca anche la quantità di merce e il numero dei giorni lavorativi. Cominciamo con il cibo, il vestiario e le calzature: uno staio di frumento costava 66 denari, un concio di vino 67 o 68 denari, il vino della zona di Rosazzo, noto per la qualità, costava un ducato per concio.
Per la pulizia e la misurazione delle botti, che tenevano 21 conci, bisognava pagare 8 denari. Per un panetto di zucchero (pro uno pano zucheri) bisognava pagare un marco e 10 denari. Per quanto riguarda i vestiti e le calzature, si conoscono solo i prezzi degli indumenti per i nobili: un paio di scarpe (uno pari scarparum) e di pantaloni (sera) insieme costavano 18 denari, il panciotto (zupirello) della qualità più scarsa costava 40 soldi, quello di qualità migliore, invece, 60 soldi, un paio di scarpe e un paio di stivali (stivales) costavano complessivamente 100 denari.
Tra il materiale si cita anche l'acciaio, al prezzo di due soldi per libbra, e il piombo che valeva due denari per la stessa unità di peso. A volte pesavano anche l'attrezzatura già finita e la pagavano a peso. Così Leonardo per due martelli grandi, che insieme pesavano 14 libbre, pagò a un fabbro tre denari a libbra. Il fabbro che lavorò 58 libbre di ferro per una zappa, una sega e altri attrezzi, guadagnò un marco. Per 13 ruote di ferro comprate a Udine bisognava calcolare un marco e sei denari. Una sola zappa e una sega costavano 20 denari, una grande mazza di ferro, invece, 42 denari. Le giunture di ferro per i ponti si acquistavano per mezzo marco, la mola per la manutenzione degli attrezzi per 24 e 40 denari, due funi lunghe e una corta, invece, per un marco e mezzo.
Nel documento si trova anche una serie di annotazioni sul costo del trasporto con i carri. Citeremo quelli di cui conosciamo la direzione e la quantità di merce trasportata. Il trasporto di 21 conci di vino da Cividale fino nei dintorni di Tarvisio costava 18 denari. Per trasportare l'attrezzatura da Caporetto a San Pietro al Natisone, Leonardo spese 35 denari delle casse del comune. Per le distanze minori, per due conducenti, da Cividale al luogo in cui si lavorava, venivano calcolati 9 denari a testa. Il conducente che in autunno portò gli attrezzi dal cantiere a Caporetto guadagnò 30 denari.
Per i singoli, come ad esempio i messi il comune noleggiava i cavalli. Il noleggio di un cavallo per la strada da Cividale a Bovec e ritorno costava 16 soldi, per quattro cavalli, che in autunno portarono la commissione lungo la strada fino a Tarvisio, invece, un marco. Un cavallo valeva più o meno 5 ducati — tanto era stato valutato il cavallo che uno degli impiegati comunali uccise sulla strada dei lavori (pro uno equo vastato). I messaggeri che andavano nei paesi dei sudditi per organizzare il reclutamento dei lavoratori sulla strada, prendevano i soldi per il noleggio del cavallo e, oltre a ciò, anche il rimborso spese. Per il viaggio di ritorno da Bovec a Tarvisio uno di loro prese 24 denari, quello che andò a Tolmino guadagnò 20 soldi, mentre quello che si era occupato della gastaldia d'Antro, intascò 16 denari.
Gli ambasciatori costavano al comune molto di più: i due che andarono a Venezia dal vescovo di Bamberga, presero due marchi e quattro ducati per le spese di viaggio. A questo proposito aggiungiamo che il trasporto del legname con un carro ferrato più pesante costava due marchi di denari.
Si può aggiungere ancora qualcosa sulle paghe degli impiegati e dei lavoratori. Risulta che le guardie guadagnavano due marchi di solidi al mese, gli araldi, così come i messaggeri, percepivano il denaro in base alla distanza dei luoghi in cui venivano mandati. Prendevano così da otto a dieci denari per le distanze minori, fino anche a venti soldi.
Prendiamo in esame ancora alcuni introiti di quelli che si guadagnavano il pane con il lavoro manuale. Il fabbro Simon e suo figlio, che nella Valle del Natisone per due mesi ripararono gli attrezzi, guadagnarono 4,5 marchi di denari. Un altro mastro fabbro lavorò per la paga settimanale di mezzo marco di soldi, il comune, però, doveva pagargli anche il trasporto dell'attrezzatura da Cividale e ritorno, cosa che costava un marco di soldi.
Aggiustare una mazza di ferro (mazia ferrea fracta) inutilizzabile costava 10 denari. I lavoratori che spaccavano le rocce riuscivano a guadagnare anche 14 denari al giorno, ma anche 18 o 20 soldi. La differenza nel pagamento tra i mastri e gli altri lavoratori chiaramente era grande: i due mastri che con due collaboratori per 16 giorni, a Caporetto, spostarono una roccia guadagnarono 31 soldi al giorno, un collaboratore 12 soldi, l'altro, invece, 14 soldi, dal momento che il primo aveva lavorato dieci giorni, mentre il secondo solamente due.
Il fabbro di Caporetto dovette riparare più volte la loro attrezzatura e per questo guadagnò 60 soldi. I mastri costruttori Ambrogio e Leonardo, assieme ad un un collaboratore, in dieci giorni costruirono un ponte presso San Quirino, per il quale complessivamente guadagnarono 2 marchi di denari. Il mastro Ambrogio guadagnò per la costruzione del ponte sul ruscello Ronac (super aquam vocatam la Rocha; questo a Loch si versa nel Natisone) quattro ducati.
Abbiamo già detto che in qualche luogo, oltre ai sudditi, dei lavori pesanti si occupavano anche i manovali (manuales). Quelli che lavoravano sul ponte di San Quirino, guadagnavano otto denari al giorno.
(5 – fine Traduzione di Ilaria Banchig)

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