L’agricoltura della Slavia parla sloveno ma è preoccupante la situazione del castagno

 
 
L'agricoltura nella Slavia parla sloveno. Non è certamente una novità, considerato che questa è stata per oltre un millennio l'attività esclusiva della popolazione locale. Sorprendente di questi tempi è, però, che praticamente tutti coloro che nei paesi etnicamente sloveni delle valli del Natisone e del Torre sono seriamente e continuativamente attivi nel settore primario si dichiarino appartenenti alla minoranza slovena.
Sono 88, infatti, le aziende agricole che hanno fatto domanda di contributo sulla base della legge statale di tutela che stanzia fondi specifici per lo sviluppo economico delle aree svantaggiate della provincia di Udine in cui è insediata la minoranza slovena. Per il triennio 2007/2009 sono a disposizione 142 mila euro, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri 80 mila non sfruttati per altre attività economiche, come il commercio e l'artigianato.
Secondo Stefano Predan, segretario provinciale della Kmečka zveza/Associazione degli agricoltori, oltre al riconoscimento delle proprie radici etnico-linguistiche, importante è il fatto che le richieste di contributo siano state fatte sulla base di investimenti di oltre un milione e mezzo di euro, il che sta a significare una ritrovata vitalità dell'agricoltura della Slavia. Anche se è indispensabile coinvolgere un maggiore numero di giovani e creare un'efficace rete commerciale. «Bisognerebbe scommettere sulla qualità e puntare in primo luogo sulla vendita diretta all'interno delle singole aziende», sottolinea Predan.
Ma qual è il quadro dell'agricoltura locale?
In pochi decenni è passata da asse portante dell'economia ad attività marginale. La superficie agricola coltivata, cioè orti, seminativi e prati, è coperta da boschi. Al termine della seconda guerra mondiale il rapporto coltivato/bosco era di diecimila ettari a cinquemila, attualmente è di mille a quattordicimila. Cinquant'anni fa la quasi totalità delle famiglie viveva con questa attività, integrata da rimesse degli emigranti o da attività artigianali. Ora nell'area di parlata slovena della comunità montana Torre, Natisone e Collio si conta una cinquantina di aziende, comprese quelle forestali, che vivono esclusivamente di agricoltura. A queste va aggiunto un centinaio di imprenditori part time.
Balza subito all'occhio anche una radicale trasformazione. Dalla prevalenza della zootecnia si è passati alla coltivazione di frutta. In primo luogo mele. Nelle valli del Natisone — esclusi i comuni di Prepotto e Torreano — nel 1952 c'erano 10 mila bovini. Trent'anni dopo, nel 1982 i capi di bestiame erano scesi a 2000, per passare a 504 nel 1999 e ai circa 300 attuali. Se nel 1982 le latterie sociali erano ancora 9, ora resta attiva solo quella di Montefosca e c'è un imprenditore di Pegliano che produce il formaggio in casa.
Emblematica è la situazione del castagno, fino a pochi anni fa fiore all'occhiello delle produzioni locali. La Slavia ogni autunno riforniva del prelibato frutto delle sue piante l'intera pianura. Gli agricoltori scendevano dalle valli e percorrevano i paesi friulani barattando, di casa in casa, le castagne con granoturco. Alla fine del secolo scorso la castagna era la protagonista numero uno del marcato autunnale organizzato prima a San Pietro al Natisone e poi nella zona industriale di Ponte San Quirino. Se ne raccoglievano e vendevano importanti quantità.
Ora anche i castagni sono sempre più abbandonati. Pochi raccolgono i loro frutti. Nessuno dà più la «caccia» ai turisti che se ne appropriano indebitamente, segno che anche questa ricchezza locale è stata dimenticata. Succede addirittura che per le necessità delle sagre e delle manifestazioni autunnali valligiane si ricorra all'acquisto di castagne dall'esterno. Quest'anno poi la produzione risulta inferiore dell'80 per cento rispetto all'anno scorso a causa delle piogge nel periodo della fioritura e della comparsa del Cinipide galligeno del castagno, un insetto di colore nero particolarmente dannoso. I suoi attacchi sono facilmente individuabili per la presenza sugli alberi delle galle che si presentano come escrescenze tondeggianti, con superficie liscia e lucida, inizialmente di color verde chiaro e in seguito rossastre.
Il Cinipide può essere debellato, ma richiede un accurato intervento. Ma nella Slavia c'è chi è interessato a farlo? Le risorse umane e finanziarie vanno reperite al più presto. Altrimenti addio anche al progetto Interreg «Terra di castagne-Prostor kostanja», volto al recupero e alla valorizzazione delle varietà autoctone.

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