Kmet naredi turizem_Il contadino genera turismo

Stefano Zannier

Dare mani all’agricoltura per dare speranza alla Benecia e a Resia, perché non ci può essere turismo senza un territorio curato. E le politiche per la montagna non vanno fatte a tavolino, ma con chi in montagna ci vive. È importante anche la collaborazione con le contermini realtà della Slovenia. Lo evidenzia Stefano Zannier, assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche con delega alla Montagna, in questa intervista con il Dom.

Assessore, la condizione demografica, sociale ed economica della montagna certifica il fallimento delle politiche attuate negli ultimi decenni. Come ripartire?

«La situazione risulta critica, salvo rare eccezioni, in tutta l’area montana anche al di fuori dell’ambito regionale. I fattori sono quindi molteplici e generalizzati. Le azioni volte al mantenimento della popolazione residente ed i servizi correlati sono un obbligo per non scendere sotto la soglia limite della sopravvivenza ma per poter pensare ad una ripresa bisogna focalizzarsi sulle vere domande: perché una persona, o meglio una famiglia, vorrebbe trasferirsi a vivere in montagna? Seconda domanda: quali sarebbero le attività che potrebbero svolgere per poter generare il reddito sufficiente al mantenimento del nucleo familiare? Il tutto visto all’interno di una attenta analisi sociologica della popolazione. Di sicuro una sola attività non garantisce le condizioni necessarie a costruire un tessuto sociale di comunità e pertanto andranno analizzate le iniziative sulla base della loro priorità. Difficile pensare al turismo se manca l’agricoltura che mantiene l’ambiente».

Recentemente lei ha sostenuto che le politiche per la montagna vanno fatte con chi in montagna ci vive. È per questo che gli interventi attuati nel recente passato non hanno prodotto risultati?

«Molte volte gli interventi attuati, non solo nel recente passato, hanno peccato di disorganicità privilegiando la soluzione dell’esigenza specifica senza una programmazione complessiva od una visione d’insieme, lo stesso dicasi per progetti di sviluppo valutati forse in modo troppo settoriale ed astratti dal contesto locale. Le soluzioni per essere tali necessitano di un coinvolgimento in fase programmatoria delle comunità locali al fine di renderle partecipi e fattivamente attive nel finalizzare le attività individuate».

Lei ha affermato anche che le risorse finanziarie non mancano, il problema sta nel come vengono utilizzate. È una critica agli amministratori locali?

«Non tanto agli amministratori locali, anche se esempi poco virtuosi vi sono stati, ma piuttosto a tutti i livelli sovraordinati. Se l’amministratore locale è correttamente concentrato sulle problematiche della comunità che amministra e cerca sostegno rispetto alle esigenze contingenti, gli amministratori sovraordinati dovrebbero svolgere quel ruolo indispensabile di raccordo tra le richieste delle varie comunità cercando di trovare un quadro di insieme che dia priorità agli interventi coordinati o complementari tra loro».

Valli del Torre e del Natisone nonché Resia si trovano in una condizione drammatica. Secondo calcoli scientifici, di questo passo la popolazione è destinata a estinguersi completamente in un centinaio di anni. C’è ancora speranza a quest’area?

«Molto dipende dalla capacità di riuscire ad attrarre con condizioni favorevoli e prospettive concrete dei nuovi residenti. Certo è che le possibilità si basano sulle risorse disponibili che paradossalmente sono di elevata valenza e prettamente legate all’ambiente naturale di enorme pregio. Diventa evidente quindi che qualsivoglia attività dovrà essere legata a produzioni locali possibilmente trasformate e vendute in loco con una integrazione delle proposte turistiche slow e green, inizialmente con attività recettive raccordate tra operatori anche non direttamente contermini. Evidentemente il concetto di rete va visto come il meccanismo per superare l’attuale assenza di realtà locali sufficienti a garantire i livelli minimi. La promozione inoltre dovrebbe essere organica e non frazionata per singolo territorio ma evidenziando invece la rete articolata della proposta».

Gli amministratori locali della Slavia puntano sul turismo. Ma senza le attività agricole e boschive il territorio non è fruibile. Concorda?

«Al cento per cento. Il turismo in montagna ha la necessità di un contesto ambientale curato e mantenuto che può essere garantito solo dalla presenza dell’attività agricola, non il contrario».

Il modello della contermine alta valle dell’Isonzo in Slovenia, basato su turismo verde, agricoltura ecosostenibile e sport adrenalinici potrebbe funzionare anche sul versante italiano?

«Secondo me sì, anzi potrebbe trovare importanti interazioni generando una crescita della proposta per il potenziale turista. Chiaramente essendo la nostra situazione molto diversa rispetto alla Slovenia, sia in campo normativo che strutturale, ci troveremo inizialmente meno capaci di beneficiare della risorsa ma, se opportunamente seguita, la progettualità può portare benefici».

Come valuta l’iniziativa del cluster transfrontaliero?

«È utile per poter raccordare le attività e creare delle proposte organiche e strutturate al fine di fornire una offerta ancora più attrattiva per il turista e non solo».

La presenza della lingua e cultura slovena può essere un fattore utile alla ripresa?

«Sicuramente agevolerà la creazione delle attività comuni sfruttando anche l’affinità culturale e linguistica».

Da molti sindaci, dopo la negativa esperienza delle Uti, sale la richiesta di autonomia amministrativa per Valli del Natisone e del Torre nella prossima riforma delle autonomie locali. Cosa risponde?

«Dipende da cosa si intende per autonomia amministrativa. La riforma degli enti locali in fase di definizione andrà certamente a ricostituire un ente intermedio ma sta valutando anche le esigenze delle amministrazioni più piccole che molte volte più che di autonomia amministrativa soffrono di carenza organica per svolgere l’attività amministrativa. Diverso è invece la programmazione degli investimenti e qui si evidenzia l’esigenza di quel soggetto intermedio che possa recepire le richieste e tradurle, condividendole, in progetti. Al vaglio vi sono ulteriori scenari, ma oggi è prematuro fare considerazioni». (Ezio Gosgnach)

Brez urejenega okolja na goratem območju ni mogoče spodbujati kakovostne turistične dejavnosti in jo uspešno razvijati. Torej prej pride dobro kmetijstvo in šele nato učinkovit turizem.

Tako poudarja v pogovoru za Dom deželni odbornik za kmetijstvo Stefano Zannier, ki vodi tudi referat za gorate predele Furlanije Julijske krajine.

Območje, ki se ob opuščanju kmetovanja in rabe kmetijskih zemljišč zarašča, ni za nikogar privlačno. Največje zasluge za urejeno podeželje pa imajo kmetije, ki tam dnevno skrbijo za urejenost svojih kmetij in urejenost okolice. Zato bodo brez aktivnega kmetovanja želje o preporodu Benečije in Rezije ostale le neuresničljive sanje.

Po Zannierju je potrebno tudi tesno sodelovanje s Posočjem, ki mu čezmejni grozd (cluster) omogoča dodaten zagon. Dragoceno je znanje slovenskega jezika.

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