Uno struzzo che nasconde la testa sotto terra: ecco come hanno scelto gli organizzatori dell’incontro l’elettrodotto Okroglo-Udine, tenutosi alla Somsi di Cividale martedì 9 aprile, di rappresentare la situazione su una questione su cui si discute da anni. «L’elettrodotto Okroglo-Udine – ha tuonato l’ing. Aldevis Tibaldi, che ha presentato la cronistoria del progetto – è nato solamente per fare i comodi delle grandi società. I nostri rappresentanti che avallano questa situazione stanno facendo un grave danno al nostro territorio». D’accordo con lui l’onorevole Carlo Monai: «La questione dell’elettrodotto viene sottovalutata da chi dovrebbe essere il primo a farsi carico di questi problemi. Nella zona del cividalese, inoltre, ci sono molte altre questioni dello stesso tipo da risolvere: la zona delle discariche di Firmano, la zona industriale tra Cividale e Moimacco, la cementificazione… Ma è necessario capire che non si può ipotizzare la costruzione di un elettrodotto in un luogo, come sono le valli del Natisone, che vede nelle sue bellezze naturalistiche una grande possibilità di sviluppo turistico». Monai ricorda con soddisfazione la battaglia vinta del radar meteorologico sul Matajur, spiegando che la mancata realizzazione del progetto non ha peggiorato assolutamente la vita degli abitanti di questa zona. Pertanto viene spontaneo chiedersi: l’elettrodotto è poi così fondamentale? A quanto pare, l’Italia non ha davvero bisogno di ulteriore energia elettrica. In un articolo comparso il 2 dicembre 2012 sul Sole24ore Federico Rendina scriveva: «L’Italia è un Paese marcatamente in sovracapacità di produzione elettrica, persino esagerata dopo la corsa post-liberalizzazione alla costruzione di centrali al turbogas. Tant’è che abbiamo una capacità teorica superiore ai 100mila megawatt a fronte di una richiesta di picco che non supera la metà». «Quando si realizzano opere di questo genere – ha sottolineato l’architetto Giorgio Ganis che ha moderato l’incontro –, bisognerebbe riflettere anche sul fatto che sono strutture che una volta installate sono difficili da eliminare. I piloni dell’elettrodotto supererebbero in altezza la torre di Pisa». Senza contare i costi di realizzazione e manutenzione che andrebbero, ovviamente, a carico del cittadino.
Che percorso debba seguire l’elettrodotto Okroglo-Udine ancora non si sa di preciso, ma passerà sicuramente con una linea a zig-zag lungo i confini tra comune e comune delle valli del Natisone fino ad arrivare in una zona agricola di Udine ovest. «Dobbiamo fare attenzione a questi progetti – ha detto l’architetto Roberto Pirzio-Biroli –. Il territorio su cui viviamo, ricco di reperti archeologici e bellezze naturalistiche, è la risorsa più grande che abbiamo. Per un progetto del genere che deturpa questa zona, Cividale rischia di essere eliminata dall’elenco dell’Unesco, come è successo qualche tempo fa a Dresda. Inoltre dobbiamo tenere presente che la scelta di costruire un elettrodotto aereo (ovvero con i piloni in vista, ndr), anziché interrato, è una scelta prettamente speculativa».