È in gioco l’assetto sociale ed economico della montagna

 
 
Il futuro delle Comunità montane è stato il tema di un incontro promosso presso il municipio di Faedis dal Gruppo consigliare regionale del Pd, su iniziativa del vicepresidente della V Commissione consiliare Franco Iacop e dei consiglieri Alessandro Tesini e Giorgio Baiutti, in risposta al progetto confuso e pasticciato di riforma dell'ordinamento istituzionale delle Autonomie locali presentato dalla Giunta Tondo.
Ad essere colpiti dalle proposte della maggioranza di centrodestra — sottolinea in una nota lo stesso Iacop — saranno principalmente i territori della montagna e i piccoli comuni, che già stanno subendo gli effetti negativi del commissariamento delle Comunità montane.
La nomina dei commissari, oltre a portare oneri maggiori rispetto al costo complessivo delle indennità di presidenti e giunte delle comunità montane democraticamente elette dagli amministratori locali, non garantisce l'attuazione di politiche di sviluppo e affossa le opportunità di mettere in pratica azioni e nuovi investimenti per le aree di montagna.
Ne è dimostrazione il fatto che il 16 marzo sono scaduti due bandi comunitari legati al Por-Fesr 2007-2013 "Obiettivo competitività regionale e occupazione" e gli enti montani commissariati sono in ritardo gravissimo nell'assumere il ruolo di partner: il primo riguarda l'assegnazione di contributi per interventi di ristrutturazione e recupero edilizio, mentre il secondo è relativo agli interventi di ripristino e riqualificazione di infrastrutture, aree pubbliche, itinerari e percorsi attrezzati.
Così le amministrazioni comunali interessate, come soggetti beneficiari, sono lasciate a se stesse, senza una funzione di guida e di regia politica che, con i precedenti bandi europei, veniva sempre svolta dagli amministratori delle Comunità prima del commissariamento.
La montagna, invece, deve poter contare su un organismo di autodeterminazione che deve avere ruoli e funzioni chiari e ben definiti, mentre gli amministratori locali devono essere dotati di strumenti e risorse per poter gestire lo sviluppo delle aree in maniera diretta, senza deleghe in bianco o imposizioni dal governo regionale e provinciale.
La proposta del Pd sul nuovo ordinamento istituzionale delle autonomie afferma che ogni scelta deve essere perlomeno preceduta da un'idea guida di quale sarà la futura riforma degli enti locali con una definizione compiuta di comune, di forme associative e enti sovracomunali, cercando di evitare sovrapposizioni di competenze e funzioni per favorire i processi di semplificazione, come veniva delineato dalla legge regionale 1/2006. È naturalmente inaccettabile il depotenziamento o la cancellazione, di ruoli strategici attualmente in capo ai comuni, come si rifiuta il trasferimento di deleghe alle Province.
In gioco non è tanto il futuro delle comunità montane quanto piuttosto l'assetto socio-economico della montagna, già di per sé precario e svantaggiato e sul quale permangono motivi di seria preoccupazione per l'atteggiamento irresponsabile dell'attuale maggioranza, lesta a disfare ma incapace di costruire.

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