Il ruolo della donna nella società e nelle chiese

 
 
«Ruolo della donna nella società e nelle chiese» è il tema della giornata di studio che il Centro culturale Veritas di Trieste ha organizzato per sabato 3 luglio, con inizio alle 9.30, nella sala polifunzionale di San Giovanni d’Antro, in comune di Pulfero.
Ad offrire la sua esperienza di donna, consacrata al servizio delle comunità evangeliche metodiste di Gorizia e Udine e della chiesa valdese di Tramonti di Sopra, sarà la pastora metodista Mirella Manocchio. Romana di nascita, con una laurea in scienze politiche a Palermo, dove ha mosso i primi passi come giornalista, Mirella Manocchio ha rivolto la sua attenzione al fenomeno migratorio sul quale ha lavorato anche nei sei anni di permanenza in Rai, dove ha maturato la sua vocazione al pastorato. Lasciata l’azienda, si è laureata presso la fa Facoltà valdese di teologia a Roma. Dopo l’incarico di prova nella chiesa metodista di Milano, è approdata in Friuli, dove la comunità metodista è formata da italiani e immigrati africani e ucraini.
Una donna, una pastora, dunque, a parlare del ruolo della donna nella società e nelle chiese, una scelta indovinata anche per l’ambiente in cui viene resa la sua testimonianza. «Nel territorio delle Valli del Natisone — spiega Caterina Dolcher del Centro Veritas — la figura femminile, in un modo peculiare, riveste un ruolo di protagonista. Non solo per quanto riguarda la generazione, ma anche in ambito culturale: è la depositaria della trasmissione della lingua, delle tradizioni e, appunto, della religiosità. Non solo è la custode dell'economia familiare e delle comunità, ma anche della comunità ecclesiale e, attraverso il mutuo aiuto, è la custode della salute della comunità». Ecco perché, sottolinea la rappresentante del Veritas, «abbiamo chiesto alla pastora Manocchio di guidarci in una riflessione perché nelle chiese sorelle evangeliche la figura femminile, la donna, è riconosciuta come protagonista nei ruoli pastorali con una maggiore responsabilità rispetto al mondo cattolico».
Sorge spontanea, allora, la domanda se Mirella Manocchio ha avuto difficoltà ad essere accettata nel ruolo di pastora nel mondo friulano, considerato, sotto alcuni aspetti, tradizionalista. «Non ho avute molte difficoltà in tal proposito — precisa la pastora metodista — sia da parte dei membri delle mie comunità sia dei rappresentanti di altre confessioni cristiane o di altre fedi con cui ho stabilito buoni rapporti. Sebbene la cultura di molta parte dell’Africa abbia una forte impronta patriarcale, nelle chiese protestanti africane è ammesso e largamente accettato il ministero femminile. Comunque, ho l’impressione che, sia da parte degli italiani che degli stranieri, a noi pastore si chieda di più dei pastori per poter dimostrare di essere all’altezza del nostro ruolo. Un po’ come se a noi l’autorità venisse chiesto di conquistarcela, mentre agli uomini è data di diritto».
La punta amara in questa constatazione rivela la profonda dedizione della pastora Manocchio al suo impegno, indirizzato anche al superamento dei pregiudizi e delle barriere all’interno e tra le chiese. «Le celebrazioni ecumeniche, cui ho partecipato insieme ai vari vescovi e arcivescovi — ricorda la pastora —, si sono svolte in un clima di cordialità e rispetto; ho ottimi rapporti con i membri della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo dell’arcidiocesi di Udine, come pure con il responsabile della stessa Commissione a Gorizia, con i quali si danno vita a svariate attività ecumeniche».
Un appuntamento di grande interesse quello che il Centro Veritas ha in programma a San Giovanni d’Antro il 3 luglio; un appuntamento che si inserisce nelle ormai tradizionali giornate di studio estive in Val Natisone, alle quali p. Mario Vit, saggio e lungimirante responsabile del Centro triestino, attribuisce un particolare significato dovuto al suo profondo legame con questa terra portatrice sì di contraddizioni, dovute alla sua storia recente e alla sua posizione geopolitica, ma anche di valori umani e religiosi capaci di guadare le piene della globalizzazione. Una terra ricca anche di persone che trascendono e schemi e giudizi come quel Terenzio Simonitto, scomparso di recente — «figura per tutti noi di intensa e importante memoria», dice di lui p. Vit — che ha dato il nome, Terentius day, alle giornate di studio e sul quale, al termine dei lavori, verrà proiettato un dvd.

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp