Eentro la fine del mese di ottobre saranno rinnovati i consigli pastorali foraniale e parrocchiali nell'ambito della forania di San Pietro al Natisone. Questo uno dei punti centrali affrontati nel corso dell'ultimo consiglio pastorale foraniale, che ha avuto luogo lunedì 27 settembre nella canonica di San Pietro al Natisone.
Il rinnovo, che viene effettuato ogni cinque anni, prevede la nomina dei direttori dei consigli e dei responsabili laici dei vari ambiti.
In apertura del consiglio foraniale, Bordon ha sottolineato la positività dell'apprezzata visita nelle Valli del Natisone, avvenuta la scorsa estate, da parte dell’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, che ha dedicato ben tre giornate alla conoscenza della locale realtà foraniale.
Il vicario foraneo, mons. Mario Qualizza, si è, quindi, soffermato sulle indicazioni del Consiglio pastorale diocesano in merito al tema pastorale dell'anno, che verte sull'ascolto della Parola di Dio.
A questo proposito, tra le varie proposte, è stata sottolineata la necessità di attenersi ai suggerimenti pervenuti dall’arcivescovo, il quale invita a creare dei gruppi di ascolto nelle singole case, al fine di aiutare a superare le divisioni interne alla comunità.
È ancora in fase di definizione, invece, il programma dell'anno pastorale. A questo proposito Bordon ci ha riferito che è stato chiesto ai rappresentanti dei consigli parrocchiali di esporre le loro iniziative, in particolare a quello di San Leonardo di estendere a tutto l’ambito foraniale l’invito ai loro incontri di preghiera. L'intento è di creare una maggiore coesione tra le varie realtà parrocchiali.
È stato, poi, fatto il punto sulla calendarizzazione degli appuntamenti di interesse foraniale, tra i quali: il pellegrinaggio a Castelmonte, previsto per il prossimo 5 giugno e gli incontri serali di preghiera con i frati cappuccini del santuario.
Tra le varie ed eventuali è emersa l’iniziativa, seguita da Francesco Iussa di Ponteacco, sulla raccolta del ferro, effettuata tramite la Caritas Diocesana di Udine, per permettere a ragazzi appartenenti ad etnie attualmente in conflitto (due palestinesi, uno israeliano, uno turco e uno curdo) di realizzare un’esperienza di studio presso l’Università degli Studi di Udine.