Gottardo bacchetta il centrodestra delle Valli: l’approccio alla questione slovena deve cambiare

 
 
Un folto pubblico in apparenza eterogeneo, ma soprattutto di fedelissimi di Lega Nord e Pdl, riempiva la sala polifunzionale di S. Leonardo venerdì sera 3 dicembre; il tema del dibattito verteva sull' «Impegno a favore delle Valli del Natisone e della loro identità» da parte dei due partiti di governo e gli interlocutori diretti erano il coordinatore regionale del Popolo della libertà, on. Isidoro Gottardo, e il segretario regionale della Lega Nord, Pietro Fontanini. A seguirli una decina tra consiglieri provinciali e regionali e varie altre autorità. Accanto a loro al tavolo dei relatori sedevano sei sindaci delle valli (mancava Piergiorgio Domenis di Pulfero) e il torreanese Paolo Marseu, col compito di orientare l'«impegno» politico dichiarato.
Dai sindaci, a ruota, un elenco delle emergenze ormai secolari: calo demografico, carenza di servizi elementari (poste, sanità, trasporti), banda larga, agevolazioni fiscali, mancata valorizzazione del territorio, opportunità per i giovani e via elencando. A richiamare il tema identitario il sindaco di Stregna, Mauro Veneto. «La legge nazionale n.38/01 ci ha messo in seria difficoltà — ha affermato —. L'esser stati dichiarati minoranza slovena non trova d'accordo la maggioranza del popolo delle Valli. Ci siamo sentiti dire che questo territorio appartiene culturalmente al vicino territorio sloveno».
Nella sua articolata risposta, Gottardo ha inquadrato le questioni in un sistema ben diverso dal frammentario locale, anche richiamandosi alla sua ultradecennale esperienza a livello europeo. Misure a favore dei territori di confine ce ne sono state, come i vari Interreg e l'Obiettivo III, ma, ha specificato che «le risposte sono efficaci nella misura in cui ci si crede», sottintendendo la passività e la mancanza di progettualità locale per accedervi. Riguardo al problema dei servizi e dello sviluppo economico ha posto una precisa domanda: «Valli del Natisone, Valli del Torre… ci siamo mai raccolti tutti insieme col compito di individuare un modello di sostenibilità economica comune? Occorre ragionare come se fosse un distretto, come aziende che hanno imparato a mettersi insieme e, come distretto, affrontare questioni di ordine sistematico».
Entrando in merito al secondo punto, l'impegno per l'identità, ha affermato tra l'altro: «Nella Commissione europea si diceva: nelle regioni di confine, se i giovani non parlano almeno due lingue oltre a quella propria rimangono disoccupati, perché lì la conoscenza delle lingue è presupposto indispensabile nell'Europa di Schengen, in cui si sta sviluppando il mercato unico. Ho invidiato i giovani che parlavano tante lingue o per essere nati plurilingui o per aver sfruttato le opportunità offerte nelle zone mistilingue. Di fronte a queste opportunità è l'approccio che deve cambiare. Vi sono opportunità che chi non le ha, ne sente la mancanza, e magari chi ce l'ha, pensa che siano solo un problema».
In merito alla ipotetica revisione della legge 38/01 che tutela la comunità slovena in Italia ha affermato senza mezzi termini: «Diventa un problema dire la respingiamo. Se invece diciamo che anche la mia/nostra identità deve essere riconosciuta, allora si tratta di un'integrazione e non di una lotta verso qualcuno». Appare quindi scontato e doveroso l'invito, e non solo al sindaco di Stregna, di cambiare l'approccio alla problematica identitaria, vale a dire in funzione di qualcosa di costruttivo e capace di creare valore aggiunto e non avversione o boicottaggio.
Passando poi ai problemi relativi alla montagna e alle zone disagiate ha esposto con convinzione il progetto sottinteso dal federalismo fiscale. In pratica possono essere introdotte le ritenute d'imposta, variate le aliquote fiscali, consentendo deduzioni dall'imponibile a particolari fasce di cittadini: la defiscalizzazione cui accennerà anche il presidente provinciale Fontanini. La montagna sarebbe la prima a trarne vantaggio sulla base di iniziative economiche che ne creino occasioni di sviluppo. Ovviamente per ottenere risultati è necessario «ridisegnare l'assetto istituzionale locale», specie trattandosi di piccoli comuni, dove «il campanile rimane, ma non si può fare a meno di aggregare i comuni» per creare le necessarie sinergie.
Fontanini, allargando il tema alla crisi in atto, ha ribadito l'impegno del suo partito per la defiscalizzazione delle aree montane senza tuttavia prescindere dalla necessità inderogabile del contenimento della spesa pubblica. Quasi proponendola ad esempio ha citato la Grecia che, per contenere il debito pubblico, avrebbe ridotto i suoi 1300 comuni a soli 300 e le 500 province a 13 macro-enti.
Infatti, è proprio l'assetto istituzionale degli enti locali che richiede risposte e l'assessore regionale Andrea Garlatti ha fortemente sostenuto i termini del suo progetto nel quale si esprime la necessità di «fare squadra» per poter adeguare le strutture amministrative alle effettive necessità «riducendo l'ipertrofia delle pubbliche amministrazioni», essendo eccessivo il costo del lavoro pubblico; da qui la necessità un nuovo ordinamento mettendo a sistema le risorse per rispondere efficacemente al bisogno di servizi adeguati a tutti i cittadini.

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