«Difendiamo la Slavia»

 
 
La riforma degli enti locali della montagna arriva al dunque. Dopo la presentazione dei risultati del tavolo di lavoro dei rappresentanti dei sindaci, che in sostanza propone la ricostituzione delle comunità montane ante riforma del 2002, rafforzandole nelle competenze, nelle finanze e nell'operatività, mercoledì 1o dicembre l'assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Garlatti, incontrerà a Udine i sindaci dell'area montana per presentare loro gli indirizzi della Giunta.
In vista di quell'appuntamento Garlatti sta prendendo contatto con gli amministratori dei comuni di montagna. Lo scorso 16 novembre a San Pietro al Natisone si è confrontato con i primi cittadini delle Valli e si è sentito confermare la proposta di rinunciare a un ente montano autonomo in favore di un'associazione di servizi con Cividale e altri comuni della pianura friulana.
Unica voce fuori dal coro quella del sindaco di Pulfero, Piergiorgio Domenis. L'abbiamo intervistato.
Sindaco, continua a difendere strenuamente l'autonomia della valli del Natisone?
«Sono contrario alla proposta dei colleghi perché si stanno lasciando scappare un'occasione irripetibile. Questo è un momento storico unico per la nostra zona che, per la prima volta dopo secoli, potrebbe avere la possibilità di gestire autonomamente il territorio. Non si tratta di chiudersi nel proprio piccolo. I sette comuni delle Valli, insieme a quelli di Torreano e Prepotto, possono collaborare con altri comuni, ma devono gestire le proprie risorse ed esigenze con la propria testa».
Che ente sovracomunale le piacerebbe?
«La migliore soluzione sarebbe un ente tipo la comunità montana che nel suo percorso è riuscita a fare ciò che i singoli comuni da soli non sarebbero riusciti a fare. Nessuno dall'esterno ha il diritto di venire a dirci come dobbiamo gestire le nostre risorse. Non dobbiamo sentirci cittadini di serie B solo perché siamo comuni di montagna più poveri, ad esempio, rispetto al Trentino che è riuscito a sfruttare a pieno le sue potenzialità nell'ambito turistico. Da noi si può fare ancora molto e bisogna esserne convinti, altrimenti tanto vale abbandonare le Valli».
Chi dovrebbe essere all'interno della nuova comunità montana?
«Solo i sette comuni delle Valli più Prepotto e Torreano, se lo vogliono. Cividale dovrebbe restare, invece, fuori ed essere partner. Quando c'è stata la possibilità di formare gli Aster, gli Ambiti per lo sviluppo territoriale voluti dalla giunta Illy, Cividale, Cormons, Gorizia e Tarcento non ne hanno voluto far parte, rivolgendosi ad altri comuni dove il business poteva essere più grande».
Certo che il rapporto con Cividale è importante…
«Cividale senza le Valli non può vivere, come è anche vero che le Valli senza Cividale non possono fare progressi, ad esempio dal punto di vista turistico. È un dato di fatto che dobbiamo vivere in simbiosi. Ma deve essere una simbiosi tra soggetti alla pari. Questo è l'unico modo per poter sviluppare una cooperazione proficua».
Che competenza dovrebbe avere l'ente sovracomunale nei confronti delle municipalità che ne farebbero parte?
«Nella riunione del 16 novembre con l'assessore Garlatti le idee emerse sono state poche e molto confuse. Gli scopi della nuova associazione sono ancora da definire. Di certo il potere deve rimanere in mano ai comuni. Far lavorare insieme l'ottantina di dipendenti dei comuni e dell'attuale comunità montana renderebbe possibile la gestione di questo territorio senza ricorrere a Cividale. La città ducale, come è naturale, curerebbe i suoi interessi e non i nostri».
Nell'incontro con l'assessore alle Autonomie locali qualche suo collega si è detto spaventato dal dover assumere nuove responsabilità.
«Mi pare impossibile che nelle Valli non ci sia una persona in grado di guidare un programma di sviluppo. Se un sindaco ha paura di amministrare è meglio che faccia un altro mestiere».
Ma la situazione per gli enti locali, in questo periodo è davvero pesante.
«Le risorse finanziarie sono sempre meno e c'è molta preoccupazione per il futuro. Bisognerebbe puntare sui finanziamenti europei, ma nessun comune delle Valli è strutturato per concorrervi».
Se i comuni sono compatti, c'è anche la possibilità di costituire con la valle dell'Isonzo il Gect, Gruppo europeo di collaborazione territoriale.
«Questo è il passo successivo. Per avere più voce in capitolo sarebbe bene presentarsi al Gect come espressione di un territorio, non come numero di abitanti».
Le valli del Natisone si distinguono e possono aver voce in capitolo nei confronti di Stato e Regione, ben oltre il peso demografico ed economico, grazie alla presenza della comunità slovena.
«Sì, la cultura slovena ci caratterizza e ci avvantaggia rispetto agli altri territori. Non vorrei che l'iniziativa di rinunciare a un nostro ente sovracomunale e di gettarsi fra le braccia di Cividale fosse ispirata dall'alto e avesse per fondamento il tentativo di eliminare la nostra cultura slovena che è una grande ricchezza per la zona. È probabile che qualcuno abbia il progetto di spazzare via questa peculiarità. Hanno già provato a distruggere, fortunatamente senza risultati, la scuola bilingue. Ora hanno proposto di trasferire la dirigenza scolastica a Cividale. Ma i nostri sindaci si rendono conto che questo è un sistema per svuotare totalmente le Valli?».

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