Chi tutela la lingua salva anche il dialetto

 
 
Peccato che venerdì 3 dicembre nel convegno/dibattito di San Leonardo, sia mancato proprio il dibattito dopo le esternazioni dei sindaci e la replica dei relatori Isidoro Gottardo e Pietro Fontanini. Sarebbe stato interessante perché, a mio avviso, sarebbero finalmente emerse, tra i sostenitori dei due partiti maggioritari, Lega e Pdl, le contraddizioni tra la base politica locale pregiudizialmente ed emotivamente confusa e l'ampia e ragionata visione di Gottardo sul tema in questione: «Il nostro impegno a favore delle valli del Natisone e della loro identità». Si tratta di un impegno più «futuro» e prospettico che concreto e presente, come denunciato dagli stessi amministratori locali. Ed anche questo, «sub condicione», tenendo presente la crisi finanziaria globale in corso e quella politico-governativa in stallo.
Non intendo affrontare tematiche difficili come la ipotetica applicazione locale di favorevoli future normative del federalismo fiscale, con la promessa defiscalizzazione dei territori montani e marginali, e neppure tornare sul rischio di una probabile sudditanza delle Valli del Natisone nella ristrutturazione degli enti locali che questa Regione sta mettendo in essere. È il senso vero dell'impegno «a favore dell'identità delle Valli» che mi preoccupa.
Da un lato l'estremismo iconoclasta antisloveno espresso dal sindaco di Stregna, Mauro Veneto, e dall'altro la visione moderna e moderata di un politico, come Isidoro Gottardo, che sa incastonare in modo sensato la tessera identitaria valligiana nel mosaico multicolore dell'Europa dei popoli. Un'Europa che ha tolto vecchi confini e che intende perseguire ben altre politiche rispetto a quelle che si stanno atrofizzando attorno ai nostri campanili valligiani.
Da qui ha esordito Gottardo per dare una risposta inequivocabile alla piccolezza programmatica e alla miopia di chi, come molti degli amministratori valligiani, si crea problemi inutili e dannosi su un falso concetto di identità. Affermare che sui confini, ed il nostro lo è, il minimo che si richieda ai giovani è la conoscenza di un paio di lingue oltre la propria, tra cui, ovviamente quella del vicino; ribadire in casa Pdl e Lega valligiana che avere sul territorio una scuola bilingue o plurilingue è una fortuna ed un'opportunità da non perdere, sa di rivoluzione. Certo ha affermato come sacrosanto diritto quello del mantenimento della propria identità, e lo ha detto in buona fede. Ma quello che, a mio avviso, Gottardo non conosce bene è proprio l'essenza dell'identità, per così dire «valligiana». Perché? Perché i primi a non saperlo sono proprio quelli che ne rifiutano pregiudizialmente i connotati. La legge statale 38/2001 che tutela gli sloveni sarebbe un ostacolo da rimuovere per salvaguardare l'originalità valligiana? Ma che loro specifica «identità» propongono in alternativa a quanto verificato da studi storici, da emeriti filologi, da esperti linguisti internazionali? Un'identità «venusiana» priva di storia, isolata e circoscritta nei 170 kmq delle Valli del Natisone? Un «natisoniano» che poco più in là diventi «torriano» per arrivare al «resiano»? O vogliamo spezzettare le definizioni secondo il detto sloveno «vsaka vas ima suoj glas/ogni paese ha la propria voce»?
A loro un consiglio appassionato: chi salva la lingua, salva anche il dialetto, ed è orientato al futuro. Perciò seguite il buon senso di Gottardo, che la sa lunga! Più lunga di voi.

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