Capovolgimenti al contrario_Obrat v napačno smer

Il discorso fatto dal professor Igor Jelen il 6 gennaio per il Dan Emigranta, merita una seria riflessione, perché analizza, da esperto conoscitore della geografia del territorio, gli avvenimenti che hanno caratterizzato la Benečija negli ultimi 60 anni, cioè da quando si celebra la giornata dell’emigrante. Sembra la continuazione, anche se in diversa chiave di lettura, di quanto aveva detto, prima del Covid, il dirigente scolastico Davide Clodig, facendo un lungo elenco delle cose che si devono fare, perché la Benečija non prepari il suo tramonto.

Igor Jelen ci ricorda come il mondo, in questi sessant’anni, si sia come capovolto a più riprese, tali e tanti sono stati i cambiamenti e le innovazioni che sono intervenute Tali capovolgimenti ci sono stati anche in Benečija, ma sembra al contrario. Invece di aver raggiunto una composizione politica, certamente a più voci, ma che possono costituire un coro, siamo andati in ordine sparso, con il rischio di rimanere senza rappresentanti nei posti elettivi.

Il danno lo può calcolare chiunque abbia il minimo senso e interesse alla vita politica. Forse abbiamo raggiunto il culmine della dispersione dei nostri abitanti, disseminati ormai su tutto il territorio regionale, senza contare quelli che sono dispersi nei vari continenti.

Qui però il problema è serio, perché la dispersione porta anche alla lontananza dalle origini. Se a questo si aggiunge anche l’inveterato complesso di inferiorità, il cui virus ci è stato inoculato in stagioni passate, abbiamo la conferma della perdita del senso di appartenenza e di identità, con il grande patrimonio che ci portiamo dietro e che sembra ormai archiviato.

La dispersione poi è ancora favorita dall’impoverimento umano dei paesi. Quando non ci si vede più, non c’è un punto d’incontro, le osterie, già detestate, sono sparite, l’incentivo ad andarsene, per chi ancora può, è quanto mai invitante.

Eppure, a fronte di questa realtà, abbiamo degli indicatori diversi. Mai abbiamo avuto tante persone diplomate e conoscitrici dello sloveno letterario come oggi. Mai tanti laureati nelle discipline più diverse e prestigiose, ma poco valorizzabili sul nostro territorio. È in questo settore che bisognerebbe investigare ulteriormente e trovare sbocchi perché questa autentica ricchezza non si disperda.

Ricordava opportunamente il prof. Jelen che gran parte di noi ha imparato lo sloveno letterario senza mai andare a scuola; il che mette in luce che in molti c’è un autentico legame con le proprie origini e non c’è nessuna voglia che le sorgenti inaridiscano. Per ottenere questo, suggeriva un alleggerimento del carico fiscale, una zona franca, piuttosto che contributi a pioggia che aumentano la passività e l’aggressività nella distribuzione. Una serie di rilievi e proposte che spero risveglino l’attenzione degli interessati in senso positivo, nel coinvolgimento piuttosto che nella critica.

Marino Qualizza

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