Balloch: »V Unijah za boljše storitve«_Balloch: «In Uti per migliori servizi»

7BallochDopo l’ingresso nell’Unione territoriale intercomunale (Uti) del Natisone dei Comuni di Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo e San Pietro al Natisone, bisogna «garantire una piena operatività nell’ambito del trasferimento delle funzioni. È un passaggio non facile, che cerca di mettere assieme delle squadre operative tra enti che fino a questo momento erano abituati a lavorare nel proprio territorio o tramite delega ad altri soggetti, ad esempio, nel caso delle Valli del Natisone, alla Comunità montana. Tutto il 2017 servirà a mettere a regime i nuovi team in un’ottica di efficientamento dei servizi da erogare ai cittadini».

Lo sottolinea Stefano Balloch, sindaco di Cividale del Friuli, che sta al vertice dell’Uti con un Ufficio di presidenza costituito anche dai primi cittadini di Buttrio, Remanzacco, Manzano, Stregna.

Presidente, come vi muoverete dopo i nuovi ingressi?

«Siamo in attesa che vengano compiuti gli atti formali per attivare l’operatività nell’ambito dell’Uti anche delle amministrazioni che hanno deciso di inserirsi nell’organismo in terza fase. Credo che saranno necessari ancora alcuni passaggi nell’ambito dei rispettivi consigli comunali per gli adempimenti di carattere burocratico. Appena l’iter si sarà compiuto verrà convocata un’assemblea dei soci e un ufficio di presidenza per segnalare lo stato dell’operatività che in questo momento l’Unione ha registrato e verificare le fasi per attivare i servizi delegati anche nei Comuni delle Valli del Natisone appena entrati».

Con i nuovi arrivati ci sarà un rimpasto nell’Ufficio di presidenza?

«La legge prevede che esso resti in carica tre anni. Poi l’Assemblea dei sindaci è sovrana. La presidenza è solo uno strumento che agevola le pratiche che poi vengono passate in assemblea».

Quali competenze gestisce già l’Uti del Natisone?

«Attualmente è attivo il servizio unico di ragioneria, che trova il proprio centro nella città di Cividale e sedi decentrate. Il 30 giugno scatterà il servizio di polizia municipale, sempre con un comando centrale e sedi distaccate, poi l’ufficio per le attività produttive per il quale sono state individuate quattro persone che dovranno gestirlo per 15 Comuni e avrà sede a Manzano. Col prossimo anno questi servizi dovranno essere messi in rete. Nel frattempo ci siamo presi carico dell’operatività dell’Ambito socio-assistenziale, anche per i Comuni che non hanno aderito all’Uti. A questo si aggiunge tutta l’operatività che aveva la Comunità montana».

Della quale avete assorbito tutto il personale?

«Sì, la legge lo prevedeva. Come prevede il passaggio della titolarità del rapporto di lavoro dal Comune all’Uti per tutti i dipendenti che si occupano delle funzioni delegate. Ad esempio Cividale ha già trasferito una quindicina di persone».

I sindaci dei cinque comuni valligiani appena entrati nell’Uti hanno dichiarato che daranno battaglia per conquistarsi un’autonomia. Che spazi vede lei in questo senso?

«Non c’è bisogno di avere alcuna autonomia nell’ambito dell’Uti, nel senso che essa è semplicemente uno strumento per gestire alcuni servizi. Non facciamo politica nelle Unioni. In ogni caso, la legge prevede dei subambiti nei quali inquadrare in maniera più definita i servizi che devono essere svolti in quell’area».

Il desiderio era di un’ente specifico per le Valli.

«Pure il Comune di Cividale aveva fatto delle richieste, ma abbiamo dovuto prendere atto della legge. Io e l’Ufficio di presidenza abbiamo delle responsabilità che derivano da uno statuto approvato da tutti i Comuni aderenti. Anch’io mi sono sempre espresso in maniera contraria a questa legge e a come ci si è arrivati. Ma fin quando non viene abrogata sono tenuto a ottenere il massimo del vantaggio per i miei cittadini. Per Cividale l’ho fatto. Da presidente cerco di far sì che non venga persa alcuna opportunità da parte dei Comuni delle Valli come da parte dei Comuni della pianura. L’Uti è uno strumento per gestire meglio i servizi. Non andrà di certo a determinare alcun tipo di scelta in casa altrui».

I timori sono proprio questi.

«Anche Cividale faceva parte della Comunità montana. Le scelte venivano gestite nell’ambito delle Valli del Natisone e del Cividalese a seconda delle opportunità che di volta in volta si offrivano. Non penso che si saranno problemi in questo senso».

Il consigliere provinciale Fabrizio Dorbolò le ha imputato di non essere mai andato in vista nelle Valli. Cosa risponde?

«A me non risulta. Se Dorbolò ha detto questo avrà le sue motivazioni. Evidentemente come presidente dell’Uti, in considerazione che cinque comuni valligiani non facevano parte dell’ente fino a poco fa, non ho avuto modo di condividere con quelle amministrazioni alcun tipo di iniziativa. Mentre i Comuni che facevano parte dell’Unione e hanno voluto coinvolgermi in iniziative hanno avuto la mia presenza. Non so a cosa si riferisca in particolare il consigliere provinciale. Glielo chiederò quando avrò modo di incontralo. Non sarò andato da qualche parte, in quanto ricevo 25 inviti al giorno, non perché ho voluto trascurare parte del territorio».

Una questione molto sentita è il patrimonio dell’ex Comunità montana.

«È evidente che il patrimonio che insiste nelle Valli del Natisone rimane lì e cercherà di essere valorizzato al meglio da chi ne ha responsabilità. La legge ha trasferito i beni immobili delle Comunità montane alle Uti. Non riesco a capire la preoccupazione. Mi spiego. Un capannone è un bene strumentale che l’Uti oggi, come la Comunità montana ieri, cercherà di mettere a reddito il più possibile. Quindi nel fatto che possa essere messo sul mercato dall’Unione come prima dalla Comunità non vedo alcun cambiamento. Non capisco dove stia il problema».

A San Pietro gli uffici dell’Uti saranno permanenti o è solo una soluzione temporanea?

«L’idea è di costituire una sede centrale, che abbia oltre 150 postazioni lavoro, al primo e secondo piano dell’ex sede della Banca di Cividale. Fermo restando che ci saranno uffici decentrati, l’obiettivo è che l’Uti abbia la sede operativa a Cividale. In base alla legge e agli accordi sindacali, il personale troverà sede dove ce ne sarà la necessità. Ma non abbiamo ancora affrontato la questione della pianta organica».

Quanto alla comunità di lingua slovena?

«Tutti i servizi che venivano erogati dalla Comunità montana continueranno, speriamo anche in maniera più efficiente. Al momento non è stata deliberata alcuna modifica. Se qualcosa cambierà sarà sulla base della legge o delle scadenze».

Certo che i sindaci dei Comuni di Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo e San Pietro al Natisone hanno vissuto l’ingresso nell’Uti come un’imposizione pesante…

«Hanno fatto una battaglia forte. L’accoglimento della loro richiesta di autonomia avrebbe garantito di essere l’unica Uti con meno di diecimila abitanti in tutto il Friuli Venezia Giulia. E’ ovvio che avrebbe avuto dei vantaggi nell’essere un territorio più ristretto e magari degli svantaggi per quando riguarda i meccanismi di trasferimento dei fondi o della creazione di un sistema più ampio. Ma noi non abbiamo potestà legislativa. Siamo degli esecutori». (Ezio Gosgnach)

V tem intervjuju župan Občine Čedad in predsednik Medobčinske zveze Nediža Stefano Balloch razloži kako se bo postopoma začelo delovanje nove Medobčinske zveze, ki jo predseduje.

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