Era inevitabile che la festa della Madonna della Salute/Sveta Marija od zdravja di Porzus/ Porčinj, celebrata domenica, 24 maggio, portasse il segno, il peso, la sofferenza, l’apprensione per il futuro che stiamo vivendo in questo tempo di coronavirus. E i fatti storici, il contesto sociale e sanitario, in cui avvennero le apparizioni della Madonna alla piccola Teresa Dush 165 anni fa, richiamati dal celebrante, don Carlo Gamberoni, parroco di Servola/Škedenj (Ts) e autore di numerose pubblicazioni che hanno fatto scoprire al grande pubblico i fatti prodigiosi di Porzus, hanno creato un clima di profonda partecipazione e offerto inediti spunti di riflessione.
Don Vittorino Ghenda, curatore pastorale di Porzus, ha posto come filo conduttore della festa, ripresa dopo 25 anni ma istituita nel 1886, il difficile momento che stiamo attraversando. Nell’omelia della santa messa, con letture, orazioni, canti anche in sloveno e l’Oća naš nel dialetto sloveno locale, don Gamberoni ha ricordato che le apparizioni della Madonna sono avvenute nel «contesto doloroso» del colera che ha colpito il Friuli nel 1855.
«Qualche studioso, qualche persona molto elevata ha attribuito le visioni alla debolezza della bambina, a qualche allucinazione – ha denunciato don Gamberoni –. Ma rivedendo tutto alla luce della pandemia che ci ha colpito, ci accorgiamo che quel contesto era molto doloroso, molto reale, profondo, serio perché la bambina ha pagato di persona quello che aveva annunciato e aveva testimoniato con coerenza. (…). Nel mese di luglio 1855 incominciò a imperversare in Friuli il colera che fece tanti morti. Nella zona il colerea arrivò verso la metà di agosto: dal 29 di quel mese al 26 settembre Porzus perse 15 suoi abitanti, mentre a Clap dal 7 agosto al 23 settembre morirono ben 17 persone ». Sono cifre enormi se si pensa che, ha sottolineato don Gamberoni, «a Porzus allora morivano sì e no 2 o 3 persone all’anno. Nel 1855 vi sono morte 18 persone, ma ben 15 dal 29 agosto al 26 settembre. Pensiamo un po’ all’atmosfera che regnava in quel momento: un paesino piccolo che vede in poco tempo 15 persone ammalarsi e partire per il paradiso. E tra queste persone anche il cappellano, don Giuseppe Costaperaria, che assisteva i malati e si era dato tanto da fare per essere vicino alla sua gente. A Clap il 29 agosto in un’unica giorna sono morte ben 6 persone, tra i quali cinque bambini: Antonio di 2 anni, Giovanni di 4, Marianna di 6, Teresa di 6, Giuseppe di 9 e il giovane Antonio di 28 anni. A Porzus il 6 settembre morirono 3 persone: Giovanni di 36 anni, Domenica di 31, Domenico di 76. Verranno seppelliti il giorno dopo. L’8 settembre la Madonna apparve per la prima volta a Teresa e quel giorno non ci fu nessun morto. Domenica, 9 settembre, a Porzus morirono tre persone: Domenico di 37 anni, Maria di 33, Lucia di 47. Lunedì 10 morì il cappellano. Quindi l’apparizione si colloca tra due giornate di grande dolore, ogni famiglia aveva da ricordare e piangere i suoi cari».
Quei bambini, quei numeri ci fanno venire alla mente le scene avvenute di recente nel Bergamasco «luogo delle mie origini», ha sottolineato don Gamberoni. Il 26 settembre a Porzus morì l’ultima persona. «Ogni pomeriggio gli abitanti andavano in chiesa a recitare il santo rosario perché volevano suffragare i loro cari defunti. Il giorno seguente erano ancora qui a pregare e la Mamma del cielo apparve per la seconda volta a Teresa. Chiamò la bambina e le consegnò un segreto, poi l’accompagnò fino alla porta e la salutò. Domenica30 settembre, la gente ritornò in chiesa. La Madonna chiamò la bambina, che era lì nei banchi con la gente, lei le si avvicinò accompagnata dalla sua compagna. La portò dietro l’altare e lì le impresse la croce, il segno di riconoscimento chiesto dalla gente. È il segno della croce che aveva segnato in quel mese il cammino della comunità».
Il colera terminò il 26 settembre. I fedeli, in particolare Giovanni, fratello di Teresa, hanno fatto realizzare un quadro con l’immagine della Madonna come ex voto per la fine del colera.
«Dallo scritto del Grimaz abbiamo saputo che avevano chiesto alle autorità il permesso di costruire una chiesetta e mettervi il dipinto. La risposta fu negativa. Ma non si persero d’animo perché volevano essere riconoscenti alla Madonna della salute. Oggi per la prima volta dopo 25 anni celebriamo questa bella festa – ha detto don Gamberoni – in questo contesto doloroso. La Madonna qui ha lasciato il segno del suo Figlio, il segno della croce impresso sul dorso della mano di Teresa. E la Madonna, se venisse qui adesso, imprimerebbe ancora a ciascuno di noi questo segno. Perché è un segno di amore, che parla di morte e di vita, di sconfitta e di vittoria». (G. B.)
Pred 165 leti je po Evropi divjala kolera, dandanes novi koronavirus. V nedeljo, 24. maja, so v cerkvi Sv. Lucije v Porčinju praznovali Sveto Marijo od zdravja. 165 let po Marijinih prikazovanjih v Porčinju, ko je Mati Božja govorila s Tereso Dush, je dvojezično sveto Mašo daroval g. Carlo Gamberoni. Župnik v Škednju pri Trstu je uredil razne publikacije o prikazovanjih v Porčinju.
Med Mašo so med drugim molili Oče naš (Oća naš) v vaškem slovenskem narečju.