“Un popolo in estinzione”_Knjiga župnika Gariupa

V  prostorih bivše mlekarne v Ukvah je domači župnik Mario Gariup predstavil večjo knjigo, ki po avtorjevih namerah, obravnava celotno zgodovino Slovencev v Kanalski dolini.
Naslov knjige je sicer »Un popolo in estinzione – 1000 pagine per 1400 anni di storia degli Sloveni della Val Canale tra Tedeschi, Friulani e Italiani«, kar je v slovenščini »Narod, ki izumira – 1000 strani za 1400 let zgodovine Slovencev v Kanalski dolini med Nemci, Furlani in Italijani«.
Kakor je sam Gariup priznal, knjiga ni strokovnega značaja in je namenjena še posebej tistim Kanalčanom, ki bi radi izvedli nekaj več o svojih slovenskih koreninah, pa tudi pripadnikom ostalih treh tamkajšnjih jezikovnih skupnosti in ožjem krogu italijanskih bralcev.
V knjigi je Gariup precej neposreden in omenja dogodke, dinamike in okoliščine, ki so vplivale na domače slovensko prebivalstvo. V knjigi pa je med drugim dokumentiranih kar nekaj zgodovinskih dogodkov, ki so nekako ponižali kanalsko slovensko skupnost. Na primer opozarjamo na dejstvo, da so leta 1924 – kratko po priključitvi Kanalske doline Italiji – zaprli tedanjo občino Ukve-Ovčja vas, ker so občinski svetniki posegali po slovensko. Ali pa tudi na prisotnost tajne organizacije, kakršna je bila Gladio, tudi na tem delu obmejnega teritorija.
Na predstavitvi sta Gariupa in knjigo predstavila tudi predsednik združenja »Don Mario Cernet«, Antonio Sivec, in inženir Sergio Dell’Anna. Oba sta prisotne opozorila na avtorjevo skrb za krajevno slovensko kulturo in na posamezne vsebine v knjigi – med katere sodijo tudi dinamike, ki so povezane z vaško vsakdanjostjo in krajevnimi razprtijami.
V imenu odgovornega urednika petnajstdnevnika Dom, Marina Qualizze – ki je zaradi bolezni bil odsoten – pa je pisno sporočilo prebrala Dell’Annova žena.
V njem Qualizza obžaluje dejstvo, da je v Kanalski dolini javna oblast zelo pogo- sto v zgodovini raje skrbela najprej za svoje dobro. Težave s slovensko kulturo pa so prišle do izraza še posebej po drugi svetovni vojni, ko se ni razlikovalo med jezikom in politično stranko.

Nella sala dell’ex latteria di Ugovizza/Ukve, il parroco del paese, don Mario Gariup, ha presentato un sostanzioso volume, che, secondo le intenzioni dell’autore, tratta l’intera storia degli sloveni della Valcanale/Kanalska dolina. Il libro s’intitola «Un popolo in estinzione – 1000 pagine per 1400 anni di storia degli Sloveni della Val Canale tra Tedeschi, Friulani e Italiani». Come specificato dallo stesso Gariup, il libro non costituisce una pubblicazione scientifica ed è rivolto soprattutto a quei valcanalesi che vorrebbero sapere qualcosa di più delle proprie radici slovene, ma anche agli appartenenti alle restanti tre comunità linguistiche della zona ed al più ampio circolo dei lettori italiani. La pubblicazione si propone di illustrare la storia quotidiana della gente comune e di togliere la patina di retorica data dai libri di storia. Nel libro, Gariup è piuttosto diretto e menziona avvenimenti, dinamiche e circostanze che hanno avuto influsso sulla locale popolazione slovena – senza lesinare nel riportare anche quanto la ha, in qualche modo, umiliata. Durante la presentazione, Gariup non ha potuto fare a meno di ricordare la situazione particolare della Valcanale: per lunghi secoli facente parte dell’area bilingue tedesco-sloveno della Carinzia meridionale, si è ritrovata annessa all’Italia col Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919 e la sua tradizionale multietnicità ha dovuto fare i conti con l’ondata dei nazionalismi e con la Seconda Guerra Mondiale, che sarebbero seguite di lì a poco. Il già parroco di Camporosso/Žabnice, Pius Žankar, constatava: «Slovenci ste, pa nočete biti, radi bi bili Nemci, pa ne morete biti, ne marate biti Italijani, pa morate biti», che tradotto suona così: «Siete sloveni, ma non volete esserlo, vi piacerebbe essere tedeschi, ma non potete esserlo, non vi piace essere italiani, ma dovete esserlo». A riguardo del clima generale di quegli anni in Valcanale è stato riportato, ad esempio, di come nel 1924 – poco tempo dopo l’annessione della Valcanale all’Italia – la prefettura dispose la chiusura dell’allora comune di Ugovizza-Valbruna perché i consiglieri comunali avevano effettuato interventi in sloveno. O di come, negli anni del fascismo, sulla scuola di Ugovizza facesse bella mostra di sé l’esemplificativa scritta: «Un popolo che sorge ha dei diritti di fronte ai popoli che declinano». Entro questo quadro, non poche lacerazioni fra la popolazione locale sono state causate dalle Opzioni del 1939, che hanno portato a sviluppi drammatici anche per la comunità slovena – dal momento che anche molti sloveni (e non solo tedeschi della Valcanale) hanno optato: a Valbruna/Ovčja vas, ad esempio, questo è avvenuto in massa. Sempre nell’ambito delle dinamiche delle Opzioni va, peraltro, ricordato che gli sloveni della Valcanale hanno paradossalmente finito con l’occupare le case di altri sloveni carinziani – evacuati o perché sloveni o perché avevano prestato aiuto ai partigiani. Passato il secondo conflitto mondiale, le difficoltà per la componente slovena valcanalese non si sono comunque esaurite. Durante la presentazione del libro è stata, ad esempio, ricordata l’attività dell’organizzazione segreta «Gladio» anche in questa parte di territorio a ridosso del confine. Nel corso della presentazione, il libro e l’autore sono stati introdotti anche da Antonio Sivec, presidente dell’Associazione/Združenje «Don Mario Cernet», e dall’ingegnere Sergio Dell’Anna. Entrambi hanno richiamato l’attenzione dei presenti sulla preoccupazione dell’autore per la locale cultura slovena e su alcuni singoli contenuti del libro – che riporta anche le dinamiche collegate alla quotidianità dei paesi ed ai loro dissidi interni. A nome del direttore responsabile del quindicinale «Dom, Marino Qualizza» – assente per motivi di salute – ha letto un messaggio scritto la moglie dell’ingegnere Dell’Anna. In esso, Qualizza si rammarica di come in Valcanale le autorità pubbliche si siano spesso, nel corso della storia, in primo luogo preoccupate del proprio bene e di come anche la Chiesa, entro queste dinamiche, sia rimasta legata al potere politico: non più profetica della libertà cristiana, ma suddita del potere. Per Qualizza, in Valcanale come nelle altre zone della Regione in cui si parla sloveno, l’essere sloveni, avere una cultura ed esprimerla, costituiscono la persona reale; tolto ciò, resta solo la persona artificiale. E per la cultura slovena, i problemi sono sorti soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando non si è differenziato tra lingua e partito politico.

 

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