Un canto di gioia
Vesela pesem
Con la Pasqua di quest’anno, abbiamo cancellato, almeno per qualche momento, gli orrori della guerra in corso anche nella nostra Europa. Ma era necessario, perché la Pasqua del Signore è la vittoria sulle malizie del nostro mondo, nella speranza che questa giunga anche in tutti i luoghi della sofferenza. Li abbiamo ricordati nelle celebrazioni pasquali, così partecipate e seguite con tanta fede.
A cominciare con quella di Azzida, nella grande vigilia di Sabato Santo che ha visto una grande partecipazione, prima attorno al fuoco che abbiamo benedetto, poi in chiesa, dove hanno fatto una bella corona gli alunni del catechismo bilingue.
I canti hanno accompagnato la celebrazione con l’accompagnamento musicale di Davide Clodig e con la partecipazione di tutti i fedeli. Ai piedi dell’altare facevano bella mostra i dolci pasquali che abbiamo benedetto, perché anche il nostro cibo sia consumato nel segno della condivisione e della amicizia pasquale.
Ciò che abbiamo fatto in questa Pasqua, lo facciamo ogni sabato sera a S. Pietro, dove la messasettimanale non è un silenzio generale, ma una partecipazione corale, che ha fatto di noi una vera famiglia, dando anche il senso di come la celebrazione riceve vita quando è partecipata da tutti.
La messa a Drenchia è stata speciale. Arrivarci da Clodig, dopo i cinque chilometri nel bosco, vedere che ti si apre questo ampio anfiteatro illuminato dal sole è autentica poesia. A questa si è aggiunta la pittura. Era una esplosione di fiori dai ciliegi, dai susini, dai peri: un bianco luminoso in un affresco grandioso. Quando ho contemplato questo spettacolo ero pronto e felice per la celebrazione della messa. L’abbiamo celebrata con i nostri canti, le nostre antiche melodie, sostenute dalle voci della consolidata cantoria femminile. A Drenchia, seppure ridotti di numero, abbiamo costituito una bella famiglia e ne siamo coscienti e contenti.
Tutto questo ci aiuta a non perdere l’eredità che abbiamo avuto in dono, soprattutto quel dono di fede che è diventato autentica cultura di vita e che intendiamo conservare e nutrire giorno dopo giorno. È questo che ci permette di celebrare la Pasqua come gioia e forza della nostra vita; quella forza che è in grado diaffrontare tutte le difficoltà e di nutrire la speranza di vincerle. Anche le guerre.
Marino Qualizza