Come nel resto del Friuli-Venezia Giulia e di tutto il territorio italiano, le norme di contenimento del coronavirus hanno comportato un’interruzione per le lezioni in presenza anche nelle scuole d’infanzia e primaria di Taipana, attive nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Tarcento. Non è stato, così, possibile proseguire anche prima del periodo pasquale con le attività che, in collaborazione con l’Associazione/ Združenje don Eugenio Blanchini e alcuni volontari del territorio, portano i bambini alla scoperta di peculiarità e usanze locali. Già a febbraio, tuttavia, durante un incontro alla scuola primaria di Taipana con le Giulia e Grazia Scubla, gli alunni hanno potuto imparare di più sulla vita dei bambini di una volta a Subit/ Subid. Questa borgata montana del Comune di Attimis intrattiene diversi legami – linguistici, culturali e non solo – col territorio del Comune di Taipana/Tipana.
Oggi i bambini spesso trascorrono diverso tempo libero davanti al televisore o ai videogiochi, ma quando Giulia e Grazia erano piccole queste cose non c’erano. Così, come gli altri bambini di Subit, si trovavano per la maggior parte del tempo a fare quello che i bambini oggigiorno fanno solo per una parte: giocare con gli altri all’aperto.
Ad esempio a za se skriuate/nascondino, oppure a či bet – un gioco in cui un legno a due punte doveva saltare e finire il più lontano possibile. Alcuni alunni di Taipana hanno ricordato come l’anno prima, durante una visita a una mostra nel vicino paese di Breginj in Slovenia, abbiano potuto vedere diversi giochi del territorio, tra cui anche questo.
Le bambine spesso giocavano a Konoreta, je špečen kroh? – ovvero a Konoreta è cotto il pane?.
Come si svolgeva? Giulia ha spiegato che le bambine si prendevano per mano come per fare un girotondo. Una di loro restava nel mezzo e diceva a tutto il gruppo «Konoreta, je špečen kroh?» («Konoreta, è cotto il pane?») e le veniva risposto «Ja, an zažgan» («Sì, e anche bruciato»). Allora la bimba nel mezzo rispondeva: «K’je biu?» («Chi è stato?»). Giulia ha ricordato: «Allora loro dicevano il nome, sceglievano il nome dal gruppo, dicevano magari “Maria”, e a Maria tocava una penitenza». Il giro girava e diceva «Buoža Marija, je uozbeda tu u čedene…» («Povera Maria, messa in catena…») e a quella bimba toccava girarsi all’incontrario, con le braccia incrociate.
Un altro gioco era quello del bakalà.
Lo si faceva in tanti. Per ognuno si scavava una buca nella terra, in fila. A lato ci si mettevano dei sassi. Si buttava, quindi una palla. Se un bambino centrava una buca, ci metteva dentro un sassolino. Se la palla andava fuori, tutti andavano a coprire le buche – e quello che aveva sbagliato doveva dissotterrarle, mentre gli altri lo prendevano a pacche sulla schiena.
Soprattutto questo ultimo aspetto ha generato un momento di riflessione tra i bambini, che insieme hanno rivalutato quei momenti in cui si sentono feriti per essere stati urtati da una compagno anche solo per errore. (Luciano Lister)
Zaradi širjenja koronavirusa in povezanih ukrepov nadaljnjih načrtovanih srečanj med učenci in starejšimi domačini v osnovni šoli Tipana ni bilo. V okviru dejavnosti naj bi otroci v sodelovanju z domačini in Združenjem don Eugenio Blanchini odkrili domače navade in kulturo. Vsekakor sta že februarja Giulia in Grazia Scubla iz sosednjega Subida otrokom razlagali, kako so se nekoč otroci igrali na vasi. Ko televizije in komputerjev ni bilo, so se na odprtem igrali »Či bet,« »Konoreta, je špečen kroh« in »Bakala.«