«Il portale – viene ribadito – segnala solo quei “territori accoglienti” che mettono a disposizione una “comunità accogliente” per i potenziali nuovi abitanti, “creando le facilitazioni possibili attraverso persone del luogo che potranno accompagnarli nella ricerca degli alloggi disponibili, a fornire informazioni utili per cercare un lavoro in zona, nell’illustrare le modalità di funzionamento dei servizi disponibili, siano essi scolastici che per le persone adulte o anziane. Insomma, un gruppo di ‘ciceroni locali’ in grado di accompagnarti alla scoperta del tuo nuovo mondo».
A quanto pare, per questa stagione le possibili adesioni sono concluse e sono sette le comunità comunali che effettivamente partecipano all’iniziativa, quelle che hanno scommesso su questa opportunità pionieristica: Comeglians, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto e Resiutta, sui monti della Carnia; Resia/Rezija, Stregna/Sriednje e Savogna/Sauodnja sui contrafforti orientali sloveni. Quindi la risposta almeno di questi candidati non si è fatta attendere. Presumo, allora, che le aree che partecipano al progetto possiedono una comunità viva, disponibile, organizzata e soprattutto ospitale. Quindi le persone che hanno manifestato un concreto interesse «verranno affiancate da persone del luogo (ciceroni) che li aiuteranno a conoscere il territorio e le possibilità che offre: dal lavoro ai servizi, dal sistema scolastico a quello assistenziale, alla mobilità ed alla reperibilità di ogni altra informazione ritenuta utile e di interesse».
Se la Benecia diventa «terra promessa»_Ko Benečija postane »obljubljena dežela«
«Felici al di là delle nuvole» è il parziale titolo di un articolo uscito di recente su «la Repubblica», cui segue con tono enfatico «cosìin Friuli si ripopolano i borghi di montagna». È un’ iniziativa sociale, culturale, economica e, direi, politica, che pare aver già attecchito forse proprio cogliendo quel bisogno di «felicità al di là delle nuvole» che spinge molte persone alla ricerca di alternative valide alla convulsa quotidianità lavorativa cittadina che opprime ed isola nel suo moto perpetuo. Mi ha sorpreso leggere le prime righe dell’articolo di Francesca Santolini: «Savogna è un piccolo Comune di 356 anime nelle valli del Natisone, nel cuore dell’Europa, un ideale punto di incontro fra cultura latina e quella balcanica».
Per inciso, trovo limitativo il raffronto relativo alla cultura balcanica rispetto a quella latina, ben sapendo quanto siano estesi il mondo e le culture slave, non solo balcaniche; aprendo l’orizzonte si può ben immaginare il senso di questa sutura e commistura che le valli del Natisone possono rappresentare nella loro effettiva centralità europea.
Si parla di ripopolamento dei borghi montani. Ne hanno estremo bisogno sia la Carnia friulana che il territorio della fascia confinaria tradizionalmente abitata da popolazioni di lingua slovena. Voglio evidenziare intenzionalmente queste specificità linguistiche e culturali anche perché trovo, in questo, una opportunità speciale che questi ambienti montani possono offrire non solo in considerazione del loro particolare percorso storico, ma anche per l’esperienza di conoscenza e rivalutazione di antichi valori che la città non riesce più ad offrire.
Quanto all’iniziativa in atto, sono particolari infatti l’impostazione, i programmi, le finalità della stessa, finanziata dalla «Fondazione Friuli» e attuata dalla «Cooperativa Cramars di Tolmezzo, – per ora – in collaborazione con alcuni Comuni della montagna Friulana e – specificherei – Slovena. Il portale creato a tale scopo: «Vieni a vivere e lavorare in montagna», – così scrivono gli organizzatori – «è pensato per tutte quelle persone che ricercano uno stile di vita all’insegna della qualità, a stretto contatto con la natura, lontano dai grossi centri urbani e basato sull’appartenenza ad una piccola comunità accogliente». Il principio ispiratore e motore, dunque, parte proprio dalla ricerca della disponibilità di una comunità «accogliente» nelle zone montane, dove potrebbe nascere e svilupparsi non solo l’iniziativa economica, ma tutto un processo di inclusione e collaborazione nella stessa comunità accogliente.
«Il portale – viene ribadito – segnala solo quei “territori accoglienti” che mettono a disposizione una “comunità accogliente” per i potenziali nuovi abitanti, “creando le facilitazioni possibili attraverso persone del luogo che potranno accompagnarli nella ricerca degli alloggi disponibili, a fornire informazioni utili per cercare un lavoro in zona, nell’illustrare le modalità di funzionamento dei servizi disponibili, siano essi scolastici che per le persone adulte o anziane. Insomma, un gruppo di ‘ciceroni locali’ in grado di accompagnarti alla scoperta del tuo nuovo mondo».
A quanto pare, per questa stagione le possibili adesioni sono concluse e sono sette le comunità comunali che effettivamente partecipano all’iniziativa, quelle che hanno scommesso su questa opportunità pionieristica: Comeglians, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto e Resiutta, sui monti della Carnia; Resia/Rezija, Stregna/Sriednje e Savogna/Sauodnja sui contrafforti orientali sloveni. Quindi la risposta almeno di questi candidati non si è fatta attendere. Presumo, allora, che le aree che partecipano al progetto possiedono una comunità viva, disponibile, organizzata e soprattutto ospitale. Quindi le persone che hanno manifestato un concreto interesse «verranno affiancate da persone del luogo (ciceroni) che li aiuteranno a conoscere il territorio e le possibilità che offre: dal lavoro ai servizi, dal sistema scolastico a quello assistenziale, alla mobilità ed alla reperibilità di ogni altra informazione ritenuta utile e di interesse».
La prospettiva di una reale concretizzazione e sviluppo dell’iniziativa apre scenari decisamente innovativi, se non addirittura dirompenti, nell’ambiente valligiano tenendo conto dei pregressi storici di una popolazione legata caparbiamente al proprio pezzetto di terra, alla casa, all’orto, anche quando, come oggi, ha già da tempo abbandonato fisicamente il paesello nativo. In considerazione di quanto siano incredibilmente frazionate le proprietà, suddivise in migliaia di parcelle e proprietari, vedo come un possibile miracolo che si crei un fenomeno di coesione, di accordi che permettano una reale disponibilità del territorio ad essere sfruttato al fine di una crescita sociale ed economica e, perché no, anche demografica. Tutti sogniamo una qualche felicità, che sia al di qua o al di là delle nuvole.
Riccardo Ruttar
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