La situazione sociale ed economica della Slavia dopo l'annesione all'Italia

 
 
I grandi eventi, che hanno segnato la storia dei popoli e degli stati, rimangono scritti e si studiano sui banchi di scuola, lasciano in secondo piano i fatti minori, la vita quotidiana della gente; poche volte si parla dell’economia di un territorio e della situazione sociale della popolazione. Eppure la storia ‘piccola’ è importante quanto la storia ‘grande’, anzi, non ci dovrebbe essere dicotomia tra le di esse, in particolare per quanto riguarda gli ultimi due secoli, quando i grandi avvenimenti hanno coinvolto direttamente la gente comune, le famiglie, le comunità locali. Si pensi solamente alle guerre che hanno travolto intere comunità e territori vastissimi; pensiamo ai rivolgimenti sociali che hanno cambiato il corso della storia di popoli interi.
Dopo aver ricordato la situazione politica locale, i fatti nazionali e internazionali che hanno portato la Slavia ed il Friuli nel Regno d’Italia, cerchiamo di tracciare un quadro della situazione sociale e delle attività economiche nelle Valli del Natisone all’indomani dell’annessione, avvenuta in seguito alla terza guerra d’indipendenza (1866).
Vediamo, innanzi tutto, l’andamento demografico. Questi i dati sulle persone residenti negli otto comuni (ricordiamo che l’attuale comune di Pulfero era diviso nei comuni di Tarcetta e Rodda) del distretto di San Pietro al Natisone a partire dall'ultimo censimento austriaco del 1857 a quello del 1881, quindici anni dopo l’annessione: 13.892 nel 1857, 14.051 nel 1871, 15.621 nel 1881.
In quegli anni si è verificato, quindi, un progressivo aumento della popolazione che Francesco Musoni attribuisce ai progressi dell’agricoltura «come in tutto il Friuli, anche, sebbene in limitata misura, nei paesi del Natisone, che specialmente negli ultimi decenni furono tuttaltro che trascurabili. L’oidium e la peronospera efficacemente combattuti, la bachicoltura redenta dalle malattie, incoraggiata da prezzi remunerativi, le produzioni unitarie aumentate in seguito alla crescente applicazione dei concimi chimici e alla pratica delle rotazioni, la frutticoltura e la viticoltura sottoposte a sempre razionale trattamento, l’allevamento dei bovini, sostituitosi grado a grado a quello degli ovini e caprini, hanno rialzato notevolmente le condizioni economiche della regione, come ne sono prova: il migliore tenore di vita degli abitanti, le abitazioni in gran parte rinnovate, il raddoppiato valore dei terreni» (Nuove ricerche di antropogeografia nelle Prealpi del Natisone, Udine 1914, pp 50-53).
Ma vediamo più in dettaglio la popolazione distribuita negli otto comuni e nelle frazioni (quelle non menzionate sono aggregate a quelle viciniori), nel primo censimento effettuato dal Regno d’Italia nel 1871 (da G. C. Corbanese, Il Friuli, Trieste e l’Istria tra la fine dll’Ottocento e l’inizio del Novecento, Udine 1999, p. 108):
– Drenchia 1036: Drenchia 185, Clabuzzaro 205, Obenetto 182, Peternel 69, Trinco 189, Trusgne 206.
– Grimacco 1324: Arbida 23, Brida di sopra 74, Brida di sotto 41, Canalaz 38, Clodig 32, Costne 131, Grimacco Inferiore 62, Grimacco Superiore 107, Liessa 22, Lombai 74, Plataz 76, Podlach 66, Rucchin 44, Scale30, Seuza 138,, Slapovicco 17, Sverinaz 85, Topolò 264.
– Rodda 1427: Rodda 679, Brischis 120, Mersino 628.
– San Leonardo 2188: San Leonardo 765, Altana 227, Clastra 137, Cosizza 338, Cravero 444, Jainich 104, Merso di sotto 173.
– San Pietro al Natisone 2811: San Pietro 442, Azzida 575, Clenia 244, Ponteacco 367, Sorzento 233, Vernassino 508, Vernasso 442.
– Savogna 1820: Savogna 153, Barza 45, Blasin 98, Brizza di sopra 65, Brizza di sotto 67, Cepletischis 258, Dus 39, Gabrovizza 73, Jellina 38, Losaz 79, Masseris 258, Montemaggiore 188, Pechinie 48, Polava, 48, Stermizza 162, Tercimonte 201.
– Stregna 1616: Stregna 481, Oblizza 515, Tribil di sopra 471, Tribil di Sotto 149.
– Tarcetta 1820: Tarcetta 227, Biacis 255, Erbezzo 517, Lasiz 242, Montefosca 334, Pegliano 254.
È da notare come spesso le frazioni di montagna siano più popolose di quelle di fondovalle, probabilmente a causa di una maggiore estensione di pascoli e prati che permettevano l’allevamento di un più elevato numero di bestiame.
Il fenomeno dell’emigrazione nelle Valli del Natisone si affacciò già in epoca austriaca. Francesco Musoni ricorda che fin dal principio del secolo «un certo numero di nostri si recavano in Ungheria a vendere immagini di santi della rinomata stamperia dei fratelli Remondini di Bassano; e più tardi ad esercitare il commercio girovago in Croazia, dove molti prendevano domicilio stabile senza rimpatriare. Tale emigrazione aveva luogo nella stagione invernale — dalla fine dell’autunno a San Giovanni — durante il periodo di tempo in cui riposavano i lavori campestri e si mantenne in proporzioni assai modeste: vi partecipavano gli scapoli che il peculio guadagnato destinavano, nel più dei casi, a sovvenire e ingrandire le proprie famiglie. Più tardi crebbe d’intensità, da invernale diventando estiva, come nel resto del Friuli, e cambiò direzione dopo che in Germania ed in Austria Ungheria fu posto mano ai grandi lavori ferroviari ed i salari divennero assai remunerativi, tanto che emigrare si disse non più andare in Ungheria, na Ogarìo, come in passato, ma sulle ferrovie, na gainzinpon (zur Einsenbahn)» (Ibidem, pp. 33-34).
Ma quale incidenza ebbe l’emigrazione, temporanea e definitiva, nelle Valli del Natisone dopo l’annessione all’Italia?
I primi dati disponibili (cfr. Corbanese, cit., pp. 156 — 158) risalgono al 1876, anno in cui dal distretto di San Pietro degli Slavi emigrarono definitivamente 8 persone, temporaneamente, invece, 215; l’anno seguente rispettivamente 21 e 312, nel 1878 il numero degli emigranti temporanei registrò un fortissimo incremento passando a 631, mentre i definitivi scesero a 5; nel 1879 i definitivi furono 10, i temporanei 414, l’anno seguente i definitivi scesero a 4, i temporanei a 390, nel 1881 non ci fu nessun definitivo, i temporanei invece scesero a 337.
Dal 1876 al 1903 dalle Valli del Natisone in totale emigrarono 12.735 persone, di cui temporaneamente 12.285, definitivamente 450.
Dal raffronto con altre aree montane ed anche di pianura risulta che, in percentuale, l’emigrazione dalle Valli del Natisone ebbe una minore incidenza. I possibili motivi nella finestra a fianco.

Deli članek / Condividi l’articolo

Facebook
WhatsApp