Tu-w Reziji jüdi ni romonïjo po nes, ki to jë, tej ni pravijo ti, ki študijajo ise rëči, den slavinski djalët. Prow za prow to jë naa pert od tih slavinski djalëtöw ki se klïčajo, po bolški, da primorski. Te slavinski azyk to jë den azyk, tej ni dijo po laški, slavo meridionale. Nošë romoninjë praja, teköj pa za wsë ti drüi slavinski djalütavi, z taa azïka, ka se klïčë, po laški, da »slavo alpino«. Po starin nošë romoninjë jë bilo pert od tih slavinski dialëtöw, ki se romonïjo tu-wnë w Koroški. G’ale, ko somo slë ta-pod Banïtki nošë romoninjë jë se wezel ta tën slavinskin djalëten, ki se romonïjo izdë w Farjüli. Izdë w Reziji wsej od 17. šekula se romonïjo wsej štiri djalëte: po solbaški, po osëjski, po njïvaški ano po biski. Prit, bö po starin, se jë romonïlo wsë par, isi somi romoninjë an jë bil bojë blïzo tu mu biskamo azïko. (s.q.)
Con enorme soddisfazione per gli organizzatori, visti i numerosi partecipanti, mercoledì 10 agosto a Stolvizza/Solbica si sono trattati temi storici, linguistici e culturali riguardanti la Val Resia. In particolare è stato affrontato il periodo dell’insediamento nelle nostre vallate dei longobardi prima, con l’animazione del gruppo di rievocazione storica «La fara» e degli slavi alpini poi, a cura del circolo culturale resiano «Rozajanski dum» e del «Museo della Gente della Val Resia». Leggendo però un commento all’iniziativa, pubblicato sul sito valresia-resije.blogspot.it e titolato: «Ora si inventano gli alpini slavi» mi corre l’obbligo morale di riportare alcune fonti letterarie, purtroppo solo in lingua italiana perché quelle in sloveno o tedesco per alcuni sarebbero troppo difficili da capire o ritenute di parte. Nell’enciclopedia italiana «Treccani, la cultura italiana», alla voce «Slavi» è riportato quanto segue: «Nella regione alpina gli Slavi penetrarono in pochi decennî, tra il 590 e il 620; […] Attraversando la Carniola essi si incunearono anche nel Friuli e scesero in una parte della penisola istriana. […] Dalla sommersione si salvarono soltanto quegli Slavi che erano rimasti più lontani dalle fonti della colonizzazione tedesca, gli Sloveni. E poiché si ha ragione di ritenere che anche le terre più settentrionali fossero, a suo tempo, abitate da tribù molto affini ad essi, tutti questi Slavi alpini vengono generalmente considerati come appartenenti al gruppo sloveno». I resiani sono una popolazione appartenente al gruppo linguistico slavo. È accettato il VI-VII secolo anche per i resiani, quando si parla dello stanziamento di quelle popolazioni appartenenti al ramo meridionale degli slavi nell’arco alpino e prealpino orientale, che in seguito formeranno il popolo sloveno. Queste semplici nozioni storiche sono riconosciute a livello accademico. A taluni possono non piacere, ma per chi si occupa in modo serio di cultura resiana, non conoscere la storia degli slavi e della loro protopatria, non comprendere che i popoli slavi sono tradizionalmente divisi lungo linee linguistiche (soprattutto nei loro dialetti), non distinguere gli slavi occidentali e orientali da quelli meridionali, non sapere che una componente di questi ultimi si insediò nelle Alpi e Prealpi orientali prendendo il nome di slavi alpini e non voler capire che i resiani, come il resto degli sloveni, derivano proprio da questi antenati comuni, denota un’ignoranza tale in materia che fa dubitare della competenza e della serietà di certe persone, di certi scritti e di certi siti internet. Altro che risate, alcuni dovrebbero tornare a scuola. Infine, fare del sarcasmo tra gli slavi alpini e il «Corpo degli Alpini» denota cattivo gusto e non rispetto per quei soldati che diedero la vita per le libertà di cui oggi in Italia per fortuna godiamo, diritto di espressione e critica compresi. (Sandro Quaglia)