Interroghiamoci sul vero concetto di italianità

 
 
«Caro concittadino, la festa dei 150 anni dell'unità d'Italia si pone come una straordinaria occasione per riflettere sul passato, il presente e, soprattutto, il futuro del nostro Paese». Queste parole sono parte del messaggio che il Pd acclude in una lettera ai cittadini, presentando loro in dono il tricolore, una copia della Costituzione e la versione integrale dell'inno di Mameli. Riflettere! E riflettiamo, ad iniziare dal passato.
Va detto intanto che per Friulani e Beneciani l'anno dell'«italianità» sarebbe il 145°. Fu ai primi di luglio del 1866 quando l'esercito prussiano, in guerra con quello austroungarico, vinse la battaglia di Sadowa, e fu grazie a questa sconfitta, che l'esercito austriaco si ritirò dai resti dell'ex Regno Lombardo-Veneto. Infatti nella terza guerra d'indipendenza (1866) l'esercito piemontese aveva preso due solenni batoste. Seguì il famoso plebiscito «pro forma» dell'ottobre dello stesso anno e solo allora i veneti e i friulani abbienti poterono «scegliere» tra lo scettro di Cecco Beppe e quello di Vittorio Emanuele II di Savoia.
Così, senza difficoltà le avanguardie piemontesi raggiunsero l'estremo degli antichi confini della Slavia Veneta. E qui ci trovarono gli «slavi» che furono il primo e l'unico popolo etnicamente diverso e distinto dalle genti italiche, che entrò a far parte del Regno dei Savoia. Appena se ne accorse, il nuovo padrone corse ai ripari: «Questi slavi bisogna eliminarli». Non voglio elencare gli atti concreti e le volute omissioni che da allora si susseguirono fino ai nostri giorni, anche perché l'unica cosa che non pare lecito discutere è la viscerale italianità degli slavi beneciani.
Quello che invece attira la mia attenzione e mi fa sorgere una carrettata di interrogativi è proprio il concetto di «italianità». Chi è italiano? Che cosa caratterizza e distingue l'italiano?
Un centinaio di nomi illustri della letteratura italiana, interpellato da una nota rivista romana, su concetti base come identità italiana, patria, senso di appartenenza, esprime senso di disagio, e addirittura di vergogna e non trova unanimità di vedute su quasi nulla.
Non siamo abituati ad entrare nel senso vero di questi argomenti e men che meno noi sloveni, che nel difendere la nostra italianità come cittadini, ci troviamo costretti a lottare per mantenere vivi la lettera e lo spirito della Costituzione repubblicana: essa ci riconosce italiani anche se di madrelingua ed etnia diversa, ma non tutti lo sanno. La nostra gente lotta addirittura contro se stessa, rifiutando la propria identità naturale ed originaria, per affermare la propria appartenenza all'Italia, mentre dall'altra parte molti italiani doc fanno di tutto per mettere in crisi la propria naturale appartenenza.
Qualcosa non quadra. Chi ha letto e capito il testo e lo spirito della Costituzione che fonda l'Italia?

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